L’Associazione Italiana Editori ha avviato nelle scorse settimane un Osservatorio periodico per monitorare i danni che l’emergenza Covid-19 sta arrecando alle imprese e a tutta la filiera. A questa pagina sono disponibili i risultati della prima rilevazione dell'Osservatorio, resi noti la settimana scorsa.
I dati contenuti in questa seconda rilevazione fotografano l’andamento della situazione complessiva del settore con riferimento al periodo compreso tra il 24 e il 30 marzo. Gli andamenti, le valutazioni, le percezioni dell’evolversi del quadro generale sono stati elaborati partendo dalle risposte di 186 case editrici, sia socie che non socie dell'Associazione. Il tasso di risposta è molto alto in considerazione del poco tempo a disposizione per la compilazione, le modalità di lavoro generate in questo momento di emergenza nelle aziende e gli impegni lavorativi degli editori.
Gli elementi rilevanti
Si accentua il già impressionante cambio del piano editoriale: è il 31% degli editori a dichiarare di averlo effettuato (la settimana prima era «solo» il 25%). Si accentua – come prevedibile – lo slittamento del piano editoriale di questi mesi (dal -29% rispetto alle uscite previste nel periodo gennaio-aprile indicato la settimana precedente si passa a un -36%)
Il cambio di passo del piano editoriale non riguarda solo queste settimane più vicine dell’emergenza, ma si riflette anche per il periodo maggio-agosto (dal 31% si passa al 34%).
Si riducono – ma solo di poco (dal -17 al -13%) - le previsioni di uscite nell’ultima parte dell’anno e il riposizionamento del lancio novità nei mesi da settembre e dicembre.
Un cambiamento di questa portata ha un effetto enorme su tutta la filiera. Un impatto ancor più accentuato rispetto alla rilevazione di una settimana prima:
La percezione della crisi per la propria impresa e per il settore si accentua pesantemente e in soli dieci giorni:
Continua il processo riorganizzativo delle attività:
Le criticità nei rapporti con gli altri attori della filiera (con un punteggio da 1 a 10 dove 1 indica le criticità maggiori, e 10 quelle con cui si hanno le maggiori criticità) evidenziano:
Crescono i valori che attengono alle valutazioni di diversi item proposti relativamente a criticità diverse:
Si conferma la capacità delle imprese di spostare le forme di lavoro in un tempo relativamente breve verso forme a distanza. Questo sia per il lavoro interno che verso i fornitori, e la riorganizzazione che tocca l’area di vendita di diritti.
Emerge la consapevolezza che l’emergenza sanitaria rappresenta «solo» il problema immediato per il settore. Guardando in trasparenza le risposte si intravvede il fatto che si sta facendo strada la necessità di confrontarsi con una crisi che durerà per tutto il 2020 (e proseguirà nel 2021); con la riorganizzazione del carrello della spesa dei lettori; il cambiamento dei comportamenti di acquisto e di scelta del canale; di come i lettori «costretti a rimanere a casa stanno leggendo meno libri preferendo guardare serie tv, film, ecc.» (da 6,0 a 7,2). Indicazioni a cui dovrà corrispondere una capacità di pensare a nuove linee di prodotto, nuovi servizi, nuovi modelli organizzativi e di comunicazione, di valorizzazione di asset importanti e fino ad oggi dati per scontati.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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