Martedì 28 aprile il premier francese Édouard Philippe ha annunciato le tappe principali previste per la fase di graduale ripresa delle attività del Paese, sempre se le condizioni di diffusione del virus lo consentiranno. Librerie e biblioteche potranno riaprire da lunedì 11 maggio, con l’obbligo però di garantire il rispetto delle prescrizioni e delle misure necessarie a mantenere un sufficiente distanziamento tra le persone.
I grandi eventi culturali, come i festival e le fiere del libro di dimensioni tali da prevedere una partecipazione di almeno 5 mila persone, non potranno invece essere tenuti prima di settembre.
Per quanto riguarda il mondo della scuola, sono previste aperture scaglionate a seconda del livello di rischio. L’11 maggio riapriranno solo le scuole materne e le elementari, mentre per le medie e i licei si dovrà aspettare ancora qualche settimana.
Il lockdown è iniziato in Francia il 17 marzo ha portato in queste ultime settimane a una situazione di crisi particolarmente preoccupante. L’obiettivo del déconfinement annunciato dal governo è proprio quello di evitare il «tracollo economico e sociale del Paese».
La chiusura delle librerie ha determinato – com’è facile aspettarsi – un crollo verticale delle vendite di libri. Secondo i dati riportati nel report mensile di «Livres Hebdo»/Xerfi I+C, se a febbraio era stato registrato un +6% delle vendite, a marzo il calo è stato del -33% a valore e del -33,6% a volume.
Una contrazione superiore a quella registrata in media dal settore del commercio nel suo complesso, che ha segnato a marzo un -22,2%.
A risentire maggiormente degli effetti negativi del lockdown sono state le librerie di primo livello – ovvero quei punti vendita ritenuti strategici dal Centro per il libro francese sia a livello di giro d’affari che per capacità di diffusione del libro – con un -54%. Una situazione solo leggermente meno drammatica è stata registrata dalle librerie di secondo livello (-45%), alcune delle quali sono riuscite a non chiudere l’attività a marzo grazie alla vendita di quotidiani e periodici. Le «grandi superfici specializzate» (come Fnac e Cultura), nonostante la notevole presenza online, hanno comunque risentito della crisi, con un -30% a valore.
Soltanto i supermercati e gli ipermercati, che hanno garantito la piena attività per la vendita di prodotti alimentari, sono riusciti a contenere il calo nel mese di marzo, con un -12%.
Un’indagine realizzata da «Livres Hebdo» ed Electre Data Services ha mostrato infine che nel periodo 18-27 marzo gli editori francesi hanno posticipato la pubblicazione di 5.236 novità o nuove edizioni inizialmente previste per questa primavera. In particolare, 2.738 titoli sono stati rinviati a data da destinarsi (il 52% del totale) mentre la pubblicazione dei restanti 2.498 titoli è stata posticipata nei prossimi mesi. Agli effetti negativi della crisi si affiancheranno molto probabilmente nei prossimi mesi quelli di un possibile sovraffollamento di novità sui banchi delle librerie, con una conseguente minore visibilità dei singoli titoli.
La riapertura delle librerie prevista per l’11 maggio dovrebbe garantire almeno una boccata d’ossigeno per il settore editoriale. Secondo il Fondo monetario internazionale, però, il quadro economico francese è previsto comunque in affanno anche nei prossimi mesi, con una contrazione prevista del pil del 7,2% nel 2020.
Nell'immagine di sfondo: il magazzino di una libreria di Parigi
© Jorge Royan
Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.
Guarda tutti gli articoli scritti da Antonio Lolli