Sono stati numerosi in questi mesi gli osservatori sull’impatto delle crisi sanitaria per i diversi settori delle industrie culturali. Da quelli dell’Ufficio studi di AIE, condotti tra fine febbraio a maggio, a quelli delle biblioteche. Da quello di ALI sulle librerie italiane ai comportamenti d’acquisto, d’informazione, di uso delle tecnologie per accedere ai contenuti editoriali monitorati l’Osservatorio AIE – realizzato in collaborazione con Pepe Research – sulla lettura e i consumi culturali.
 
L’impatto della pandemia non ha riguardato, però, solo gli anelli della filiera a valle delle case editrici. Ha toccato la dimensione autoriale e dei traduttori, la stampa, il settore della carta.
 
Assocarta, ad esempio, ha svolto in questi mesi quattro sondaggi bisettimanali a partire dal 6 aprile, monitorando gli impatti del lockdown sul settore. Come avvertono gli estensori del rapporto «pur con le dovute cautele» imputabili al fatto «che [le informazioni] si riferiscono a campioni non omogenei di imprese», quello che appare evidente è la tendenza al sensibile peggioramento in aprile e maggio dei dati relativi a produzione e fatturato.
 
Peggioramento che si inserisce in un andamento del 2019 non certo positivo. E non positivo anche nel settore delle carte per usi grafici. D’altra parte – almeno per il settore dei libri – è da decenni che assistiamo a una radicale riorganizzazione delle tirature per l’effetto congiunto di diversi fattori: il miglior monitoraggio del sell out di vendita che consente all’editore di stampare quasi just in time; la maggiore efficienza del print on demand che consente di lavorare su microtirature di rifornimento o di lancio; la maggiore attenzione degli editori alla componete finanziaria connessa alla stampa, alla gestione e ai costi dei magazzini (diverso il discorso della stampa quotidiana e periodica, dove il calo della paginazione pubblicitaria e il calo delle vendite in edicola contribuiscono ad amplificare il segno negativo).
 
Ad esempio, il settore della varia adulti ha fatto segnare da un anno con l’altro un -6% in termini di copie stampate e distribuite, con quasi 5 milioni di copie in meno e una tiratura media di 1.400 copie (best seller inclusi).

Il 2019 si era chiuso per Assocarta con un fatturato valutato in 7,260 miliardi di euro e con una riduzione del 6% rispetto al 2018. Questo quadro si è ulteriormente aggravato – come hanno mostrato i vari Osservatori di Assocarta nel 2020 – per l’impatto del lockdown che ha coinvolto pesantemente il settore editoriale tanto da portare a stimare gli impatti sulla domanda interna di carte e cartoni nel 2020 nell’ordine di:

  • meno 16-17% per le carte per usi grafici;
  • meno 16-17% per carte e cartoni per il packaging;
  • meno 20% per le carte per usi igienici e sanitari.

Come si vede, gli effetti del blocco/rallentamento delle attività per effetto dell’emergenza Covid-19 vanno ben al di là dei singoli anelli della filiera. Ad esempio i dati relativi alle prime 18 settimane del 2020 indicavano che nei canali trade eravamo di fronte a una perdita relativa di 134,9 Ml di euro (e di 7,9 milioni di copie). A sua volta, la stima calcolata in base alle tavole di input/output di Istat delle Relazioni interindustriali portava ad almeno 330 Ml di euro di perdita per tutta la filiera.

Una cosa è evidente, al di là dei numeri e dei valori puntuali che abbiamo richiamato: dobbiamo ragionare e indagare i fenomeni sempre più in logiche di rete e di interconnessione tra filiere e attori.

L'autore: Giovanni Peresson

Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.

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