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Mercato

Iva sugli e-book, l'ultima sentenza della Corte UE riaccende le discussioni

di Camilla Pelizzoli notizia del 8 marzo 2017

L’Iva sugli e-book continua a sollevare polemiche e problematicità. Nonostante quanto annunciato dalla Commissione europea il dicembre scorso, infatti, la strada perché l’aliquota per i libri cartacei e i libri elettronici sia considerata equiparabile in tutto e per tutto è ancora lunga, almeno secondo l’ultima sentenza della Corte europea rilasciata a riguardo; anzi, più specificamente, è l’Iva sui libri elettronici trasmessi per via elettronica su cui rimangono dubbi e incertezze. Cerchiamo di ricostruire con chiarezza i passaggi che hanno portato a questa dichiarazione.

In base alla direttiva Iva, gli Stati membri possono applicare un'aliquota ridotta al materiale stampato, come libri, giornali e periodici. Al contrario, le pubblicazioni digitali dovrebbero essere soggette all'aliquota Iva normale, con l'eccezione dei libri digitali disponibili su supporti fisici (CD, per esempio). Questo è ancora valido perché, nonostante (come ricordato poco più su) la Commissione europea abbia dato la proprio approvazione, ancora la normativa europea non è stata ufficialmente modificata.
La questione è nata nel momento in cui la Corte costituzionale polacca ha proposto un procedimento per definire se questa disparità di trattamento a livello fiscale fosse conforme alla costituzione, in quanto a detta loro non conforme con il principio, per l’appunto, di parità di trattamento.
La Corte di giustizia europea ha dunque esaminato la questione e ha depositato la propria sentenza ieri, in data 7 marzo, affermando che l’applicazione di un’aliquota Iva ordinaria agli e-book non determina una disparità di trattamento rispetto al regime agevolato previsto per la fornitura di libri digitali mediante un supporto fisico (cd e cd-rom) né quindi, ovviamente, rispetto ai libri cartacei.
Questo perché la Corte riconosce che la differenza, benché le due situazioni siano comparabili per gli obiettivi perseguiti, risulta giustificata.
In parole semplici: l’aliquota agevolata al 4% ha l’obiettivo di incentivare la lettura – condiviso tanto dai libri cartacei quanto da quelli digitali e distribuiti online – ma la differenza è necessaria e giustificata (e quindi non viola il principio di parità di trattamento) perché il legislatore ha ritenuto necessario assoggettare i servizi forniti per via elettronica – che sono tassabili nel Paese del consumatore, ma non in quello del fornitore – a norme chiare e uniformi, affinché l’applicazione dell’aliquota Iva fosse certa e facilitata per tutti i soggetti, e rientra nella coerenza d’insieme per cui si è deciso che tutti i servizi forniti per via elettronica (come, appunto, la vendita degli e-book sugli store online) sono soggetti all’aliquota ordinaria.

Una sentenza che, dunque, va contro alle necessità sottolineate dalla Commissione europea nel pacchetto legislativo redatto per la semplificazione dell'e-commerce, e che riapre le discussioni su un tema su cui si pensava di essere arrivati a un punto d’incontro. Non resta che rimanere in attesa di capire come si confronteranno i diversi organi dell’Unione europea.

L'autore: Camilla Pelizzoli

Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).

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