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Editori

Intelligenza Artificiale, Porro (Mondadori): «Rispetto del diritto d’autore sacro, nessun accordo con le big tech dell’IA»

di Samuele Cafasso notizia del 7 febbraio 2025

Mondadori non seguirà la strada tracciata dal gruppo Bertelsmann (Penguin Random House) sull’IA, che ha recentemente stretto un accordo con OpenAI: il gruppo italiano, ha spiegato ieri l’amministratore delegato Antonio Porro rispondendo a una domanda, non ha in programma di fare accordi quadro con OpenAI o altre big tech USA dell’Intelligenza Artificiale. Al centro della decisione c’è il tema della difesa del diritto d’autore.

Porro ha parlato a margine del Demo Day di PLAI, l’acceleratore del gruppo Mondadori dedicato all’Intelligenza Artificiale e che nel suo primo ciclo ha accompagnato 10 start up, che sono state presentate al pubblico e agli investitori. Mondadori ha investito nel progetto 5 milioni di euro e un altro forte investimento è stato fatto per la formazione dei dipendenti del gruppo. Detto questo, ha spiegato Porro motivando il suo no, «sull’IA vogliamo fare sperimentazioni in un ambito protetto, la parte libri è la più delicata e per noi il diritto d’autore è sacro». Mondadori guarda in particolare con attenzione al dibattito che si è aperto sulle norme attuative dell’AI Act, la norma europea che dovrebbe garantire il rispetto del diritto d’autore e la trasparenza nei processi di addestramento delle intelligenze artificiali rispetto ai data set utilizzati.

«Vedo cose che a me – ha spiegato Porro – che pure sono un sostenitore dell’Intelligenza Artificiale, piacciono molto poco. Per noi la tutela del diritto d’autore è sacra, ha lo stesso valore del rispetto della proprietà privata. Sento parlare di “best effort” a tutela del diritto d’autore e non va bene: il rispetto del diritto d’autore deve essere un obbligo e un dovere». Porro si riferisce alle bozze circolate delle norme attuative dell’AI Act dove appunto l’obbligo in capo agli sviluppatori dei sistemi di Intelligenza Artificiale di rispettare il diritto d’autore diventa, in alcuni casi, la richiesta di uno «sforzo ragionevole» per raggiungere l’obiettivo, aprendo così a una totale discrezionalità rispetto ai risultati effettivamente conseguiti.

Sul tema sono intervenute l’Associazione Italiana Editori e Confindustria Cultura Italia (CCI). «I testi circolati fino ad oggi – ha spiegato il presidente delle due associazioni Innocenzo Cipolletta – tradiscono lo spirito originale della norma, depotenziando fortemente le misure a tutela del diritto d’autore, a favore delle big tech». In particolare, le due associazioni chiedono al governo di agire a difesa del diritto d'autore attraverso l’AI Board, l’organo che può formulare raccomandazioni e pareri scritti sulle elaborazioni dei Codici di buone pratiche, ovvero le misure attuative.

Le bozze circolate ad oggi sono critiche per tre aspetti in particolare. In primo luogo si impone un solo strumento tecnologico inadeguato e obsoleto (Robot.txt) per permettere alle industrie culturali e creative di esplicitare la riserva dei diritti (cosiddetto opt-out) sui contenuti presenti online, quando la Direttiva copyright riconosce agli aventi diritto la scelta dei metodi appropriati. Questo vincolo ricalca la richiesta delle big tech, che preferiscono un meccanismo inefficiente per rendere più difficile l’opt-out.
In secondo luogo vengono decise esenzioni per le piccole e medie imprese che non sono previste nel testo dell’AI Act e che aumentano il rischio di violazioni del diritto d’autore.
In terzo luogo, a fronte dell’obbligo di rispettare alcune norme a tutela del diritto d’autore presenti nell’AI Act, si introduce il concetto del «reasonable effort», o «best effort» (sforzo ragionevole), lasciando campo libero alla discrezionalità.

Mondadori, così come GeMS in Italia e all’estero gruppi del calibro di Hachette Livre, ha scelto di tutelare i suoi contenuti online e i libri in formato digitale EPUB riservando l’uso per scopi di «text and data mining» commerciali (ovvero la raccolta massiva di dati che, tra le altre cose, alimenta ed esercita le intelligenze artificiali) attraverso il protocollo messo a punto dal Community group Text and Data Mining Reservation Protocol in segno al W3C. Il gruppo vede sedere nel ruolo di co-chair, insieme al francese Laurent Le Meur (EDRLab), l’italiana Giulia Marangoni in rappresentanza dell’Associazione Italiana Editori, ed è sostenuto dalla Federazione degli editori europei e dalla associazione francese degli editori.

L'autore: Samuele Cafasso

Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.

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