«Liberati dai costosi abbonamenti. A Sesamy paghi solo per i libri che vuoi leggere o ascoltare»: è così che la nuova piattaforma svedese dedicata all’offerta di contenuti digitali al dettaglio si presenta agli utenti, promettendo loro di sollevarli dall’onere della «quota fissa» richiesta mensilmente dai servizi subscription. Una promessa che può suonare bizzarra a chi ha salutato con entusiasmo l’arrivo delle piattaforme all-you-can-read (ma anche all-you-can-listen e all-you-can-watch) allettato proprio dall’offerta sconfinata di contenuti a un costo tutto sommato sostenibile.
Ma la Svezia dei servizi streaming fa decisamente caso a sé: soprattutto per l’audio. Se nel 2020 il mercato editoriale digitale ha superato quello di carta (un unicum in Europa e forse nel mondo), il «merito» è stato proprio dei servizi in abbonamento (+44% e la quota di Storytel al 70%). Con i quali però gli svedesi hanno cominciato a intrattenere rapporti «controversi».
Circa un anno fa la società di consulenza Mediavision – con sede a Stoccolma: come Storytel, Nextory e BookBeat, tre delle principali piattaforme all-you-can-listen attive nel Paese – condivideva gli esiti di un’indagine dalla quale emergevano i primi segnali di saturazione del segmento. Un quarto degli utenti di almeno una piattaforma di contenuti in streaming dichiarava infatti che avrebbe cancellato l’abbonamento nel corso dei 12 mesi successivi, un ulteriore 20% non sapeva ancora se avrebbe continuato a mantenerlo attivo.
È in questo contesto che va interpretato l’arrivo di Sesamy e il suo desiderio di proporsi come «fuga dalla trappola degli abbonamenti». In un mercato in cui cresce il numero delle piattaforme, i contenuti che interessano a ciascun lettore si troveranno necessariamente dispersi tra le offerte dei servizi concorrenti. Con la conseguenza – considerato che essere simultaneamente abbonati a tutti i servizi disponibili sarebbe piuttosto oneroso – di spingere gli utenti verso una scelta unica (il catalogo più ricco? L’offerta più economica? La produzione originale più attesa?). O verso la costante infedeltà.
Non è quindi difficile capire come mai una piattaforma come Sesamy sia nata oggi in Svezia, dove fruire dei contenuti in abbonamento è la nuova normalità. Ad essere di meno immediata comprensione, invece, è la ragione per cui il servizio, ad appena un mese dal lancio nel Paese d’origine, abbia avviato un round di finanziamento da 5 milioni di euro con l’obiettivo di fare il suo ingresso nel resto d’Europa.
In uno scenario continentale in cui l’offerta à la carte è ancora la norma e i buffet di contenuti una novità in crescita, qual è il senso di proporre Sesamy oltre i confini dell’eccezione svedese? L’ipotesi più accreditata è che nella parabola nordica i fondatori intravedano il destino dei mercati maturi e affollati di servizi. Difficile dire se abbiano o meno ragione e in quanto tempo questa condizione possa arrivare a interessare Paesi diversi dalla Svezia (e quali, e quanti).
D’altronde è un'evidenza che le piattaforme che puntano sull’abbonamento siano in crescita, mentre il budget che la maggior parte degli utenti può destinare all’intrattenimento resta spesso limitato. La competizione, ancora una volta, è sull’offerta: lo si vede bene anche qui da noi con i servizi VOD, che già si fronteggiano a colpi di esclusive e di produzioni originali.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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