Tra pochi giorni a Roma si aprirà una nuova edizione di
Più libri più liberi, la fiera dedicata alla piccola e media editoria dell’Associazione Italiana Editori. È un appuntamento che ricorda quanto questo segmento sia una parte essenziale del mercato librario, un presidio irrinunciabile per la varietà delle proposte editoriali e la tutela della bibliodiversità, e quindi della ricchezza, dell’intero panorama culturale.
Nello stesso tempo, negli
Stati Uniti, gli editori indipendenti si interrogano su cosa significhi oggi continuare a
pubblicare autori, autrici e storie marginalizzate in un clima politico sempre più polarizzato. Un recente articolo di
Publishers Weekly prende in esame alcune realtà molto diverse tra loro, accomunate però da una convinzione di fondo:
costruire un catalogo non è mai un gesto neutro. Scegliere quali libri portare in libreria – e quali autori sostenere nel tempo – è, per questi editori, una forma di posizionamento culturale e politico, tanto più consapevole quanto più il contesto istituzionale e sociale si fa ostile.
Feminist Press: un canone femminista in continua riscrittura
Feminist Press nasce nel 1970 con l’obiettivo dichiarato di «rivitalizzare il canone femminista», riportando alla luce voci censurate o rimosse e riaprendo il dibattito attorno ai loro testi. Nel tempo, accanto al lavoro di recupero, è diventata sempre più centrale la pubblicazione di autori e autrici esordienti.
Tra le uscite più recenti c’è A body made home di Kai Marshall Green, accademico nero, queer e neurodiverso al suo debutto. Si tratta di un memoir nella tradizione della biomythography di Audre Lorde, in cui l’autore racconta la propria trasformazione nel tempo attraversando identità di genere, sessualità, famiglia.
Il posizionamento della casa editrice è esplicito: «Definiamo il nostro femminismo come anticapitalista, antirazzista e anti-imperialista» sottolinea l’editor Kameel Mir. Questa scelta ha conseguenze concrete anche sul piano dei finanziamenti. Per il 2026, Feminist Press ha scelto di non presentare domanda per i finanziamenti della National Endowment for the Arts, ritenendo incompatibili con la propria linea editoriale i nuovi obblighi di conformità alle direttive federali in materia di diversity e identità di genere. È la prima volta, da oltre dieci anni, che l’editore rinuncia a questi fondi. La copertura del mancato contributo verrà cercata attraverso campagne periodiche di raccolta fondi e il sostegno diretto di lettrici e lettori. Anche in questo caso, la decisione è stata presa collettivamente dallo staff.
Radix: una cooperativa tra stampa e attivismo
Radix Printing and Publishing Cooperative nasce dall’unione di esperienze diverse: Radix, una tipografia offset di Portland, il laboratorio OccuCopy, legato al movimento Occupy Wall Street, e lo studio di design e stampa Wasp Poster and Print. Nel 2018 la cooperativa pubblica il suo primo titolo, l’antologia Aftermath: explorations of loss & grief.
Da allora, la linea è rimasta chiara: priorità agli esordi, alle persone ai margini, ai libri che difficilmente verrebbero presi in considerazione dagli editori più strutturati. Tra i loro titoli più letti ci sono The land is holy, della scrittrice queer ebraico-araba Noam Keim, vincitore dell’Arab American Book Award 2025, e Hidden companions di Ahmad Nabil, raccolta di racconti di fantasmi e storie soprannaturali ispirate al folklore palestinese. La cooperativa ha pubblicato anche Signos, antologia filippina che propone un tipo di horror e di scrittura soprannaturale difficilmente accessibile ai lettori statunitensi.
Le scelte editoriali vengono prese collettivamente, ma si scontrano con difficoltà concrete: l’aumento dei costi della carta e dei dazi, e una certa reticenza mediatica nei confronti di titoli considerati troppo controversi. A dispetto di questi scenari, la direttrice editoriale Meher Manda persiste sulla linea da seguire: la cultura della casa editrice non è cambiata, è cambiata semmai la necessità di reagire con ancora maggior rapidità. L’obiettivo dichiarato è «parlare al presente con libri intenzionali e propulsivi», in grado di interrogare direttamente il dibattito contemporaneo.
Street Noise Books: il graphic novel come forma di resistenza
Street Noise Books viene fondata nel 2020 da Liz Frances, in risposta al clima di odio e polarizzazione esploso durante il primo mandato di Donald Trump. Inizialmente dedicata alla saggistica a fumetti, nel 2025 la casa editrice ha allargato il catalogo alla narrativa grafica.
Uno dei titoli chiave di questa svolta è You must take part in revolution, firmato dall’artista e attivista Badiucao insieme alla giornalista Melissa Chan: una distopia ambientata in una futura Taiwan e in una futura Cina, che riflette sui governi autoritari e sulla sorveglianza di massa. «Era esattamente il libro che volevo pubblicare adesso – spiega Frances – per ragionare su cosa succede quando le libertà vengono progressivamente erose e fin dove siamo disposti a spingerci per difenderle». Nel piano editoriale della prossima primavera sono previsti altri due titoli significativi: War poems, romanzo speculativo in versi grafici di Jamie Mustard e Corey Drayton che esplora i meccanismi della demonizzazione dell’altro, e Welcome to hell di Mohammad Sabaaneh, memoir sugli eventi più recenti in Cisgiordania e a Gaza.
Frances dichiara di immaginare scenari estremi in cui il suo lavoro sarà messo in forte crisi – come la possibile riduzione dei finanziamenti ai media pubblici negli Stati Uniti – ma non per questo intende arretrare. Se necessario, afferma, la casa editrice continuerà a esistere «anche nel seminterrato di casa», contando sulla capacità di fare rete con chi condivide gli stessi obiettivi.
Lee & Low e Restless Books: multiculturalismo e migrazioni
Lee & Low è un editore di libri per bambine e bambini con un forte approccio multiculturale. Esiste da 35 anni e ha affiancato all’attività editoriale progetti strutturali come il Diversity Baseline Survey – una rilevazione periodica sulla composizione demografica dell’industria editoriale – e i premi New Voices e New Visions, che offrono mentoring e pubblicazione ad autori di colore esordienti nella narrativa per l’infanzia, il middle grade e il young adult.
Restless Books, fondato nel 2013, lavora invece intorno all’idea di letteratura migrante: organizza un premio annuale per promuovere nuove voci autoriali con background migratori e workshop dedicati agli scrittori e alle scrittrici con esperienza di migrazione. Il fondatore e direttore editoriale Ilan Stavans osserva come l’attuale fase politica statunitense tenda a restringere gli spazi di diversità e pluralismo; in questo quadro, sostiene, Restless vuole garantire a queste narrazioni «lo spazio che meritano». Il grado di vitalità dei piccoli editori, aggiunge, è un buon termometro dello stato di salute della democrazia.
Nel 2026 usciranno per Restless due antologie pensate esplicitamente come risposta al clima politico attuale: A compass on the navigable sea. 100 years of world literature, presentata come un antidoto al crescente ripiegamento nazionalista, e A nation wrestles with god: american prophets, philosophers, and firebrands, curata dallo stesso Stavans, che userà il 250° anniversario degli Stati Uniti per interrogare il motto «In God we trust». Nello stesso periodo, Yonder, l’imprint per l’infanzia dell’editore, pubblicherà l’albo illustrato Home is a door we carry di Constantin Satüpo, ispirato alle esperienze dei bambini sfollati dalla guerra in Ucraina.
Per Stavans, il lavoro degli editori è solo una parte di una rete più ampia: sono le librerie indipendenti a portare i libri davanti ai lettori e alle lettrici, e loro a farli circolare. Insieme, costituiscono «una piccola ma potente rete di resistenza».
Third State Books e Generous Press: il romance come gesto politico
Third State Books, casa editrice generalista per adulti e bambini fondata nel 2023 da Stephanie Lim e Charles Kim, pubblica esclusivamente autrici e autori asiatico-americani e delle isole del Pacifico. L’obiettivo dichiarato è raccontare «uno spaccato autentico di vita asiatico-americana» aggirando gli ostacoli che, secondo Kim, l’industria tradizionale continua a frapporre tra questi autori e il pubblico.
Tra i primi successi ci sono il middle grade The vale di Abigail Hing Wen, illustrato da Yuna Cheong e Brandon Wu e, sul versante adulti, titoli che vanno dalla commedia romantica ispirata a Bollywood (Edison di Pallavi Sharma Dixit) al true crime (The people vs. the golden state killer di Thien Ho).
Nel 2026 uscirà il romanzo rosa d’esordio di Vivian Jia Lac,
Casually yours. Kim ricorda che, secondo un sondaggio della libreria specializzata
The Ripped Bodice (
di cui avevamo scritto in questo articolo), solo l’11% dei romance pubblicati l’anno scorso è stato scritto da persone di colore (
erano meno dell’8% nel 2017). In questo scenario, per Third State
pubblicare romance firmati da autrici non bianche è esplicitamente «un atto politico».
Un ragionamento analogo guida Generous Press, fondata da Elaina Ellis e Amber Flame, che si presenta come editore di «storie d’amore generose, di alta qualità», scritte da autrici e autori queer, BIPOC e con disabilità. La casa editrice ha debuttato nel 2024 con l’antologia Someplace generous: an inclusive romance anthology e nel 2026 pubblicherà, tra gli altri, A change of pace di J.A. Stevens – descritto da Ellis come «una sorta di Bridgerton per lettori queer» – e Struck speechless di Tati Richardson, che rimanda all’epoca d’oro delle commedie romantiche nere degli anni Novanta.
Per Flame, il lavoro editoriale è una forma di attivismo: mettere al centro storie d’amore di personaggi queer, neri, marginalizzati significa usare un genere percepito come leggero e consolatorio per modificare, anche solo di poco, lo sguardo di lettrici e lettori. Non si tratta di negare la dimensione di intrattenimento del romance, ma di riconoscerne il potenziale simbolico.