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Biblioteche

Blasi, MLOL: «Il digitale in biblioteca? Va forte se la biblioteca è forte»

di Bruno Giancarli notizia del 22 febbraio 2023

Continua il ciclo di incontri sul ruolo del digitale nella promozione della lettura intrapreso a ottobre da MLOL. La tappa, questa volta, è all’Università Roma Tre con un panel dedicato alla promozione della lettura digitale in biblioteca che è possibile guardare integralmente sul canale YouTube di MLOL.

Giuseppe Vitiello, Direttore di EBLIDA (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations), ha presentato in questa occasione una ricerca sull’e-lending a livello europeo (per altri dati è possibile fare riferimento a quanto due anni fa aveva riassunto Giulio Blasi in un articolo sul Giornale della libreria), sottolineando il ruolo di mediazione degli aggregatori in diversi Paesi europei.

Per aggregatore si intende l’entità che raccoglie i contenuti editoriali digitali prodotti dagli editori per poi venderne l’uso in licenza alle biblioteche: è nell’interesse della biblioteca, infatti, interfacciarsi con un solo operatore anziché con la pluralità degli editori. La natura degli aggregatori è molto diversa a livello europeo: in Danimarca e Norvegia sono consorzi finanziati dai comuni perché promuovano la pubblica lettura; in Francia sono gli editori ad amministrare la piattaforma su cui si sviluppa l’e-lending della biblioteca; in Germania e Italia sono società indipendenti e private, terze rispetto al mondo dell’editoria e al settore pubblico; in Finlandia l’aggregatore dipende dall’amministrazione pubblica, mentre in Austria dalla biblioteca nazionale. Il caso limite è quello della Spagna, Paese in cui non esiste un aggregatore e in cui quindi la singola biblioteca deve contrattare con gli editori. La natura dell’aggregatore non è una semplice questione di modello di business, perché è anche sulla base di essa che cambiano le licenze e le modalità di prestito. Per esempio, in Germania i titoli possono essere prestati digitalmente solo un anno dopo la loro pubblicazione. Alcuni numeri raccolti da EBLIDA aiutano a capire la portata del prestito digitale:


Paese

Prestito di libri a stampa per abitante

Prestito di libri digitali per abitante

Tasso di alfabetizzazione digitale

Danimarca

4,2

1,2

70

Francia

4,2

0,01

57

Germania

3,2

0,35

70

Grecia

/

0,002

51

Italia

0,7

0,02

42

Lettonia

5,8

0,02

43

Norvegia

2,2

0,2

83

Romania

1,7

/

31

Spagna

1,1

0,08

57

Fonte: EBLIDA. I dati di Francia, Italia, Lettonia e Romania sono relativi al 2021, quelli di Francia, Germania, Grecia, Norvegia e Spagna al 2020. I dati sull’alfabetizzazione digitale per Paese sono Eurostat.



Vitiello sottolinea come persino nel Paese in cui il prestito digitale è più sviluppato, la Danimarca, il rapporto tra digitale e fisico sia appena di 1 a 4. In Francia si arriva a 1 a 420. In Italia la proporzione che si ottiene guardando ai dati è di circa 1 a 35, ma si tratta di una magra consolazione, visto che dipende più dal basso valore del numeratore che da un alto valore del denominatore.

Dal quadro che EBLIDA presenta il prestito digitale appare come un fenomeno sottodimensionato, il che rappresenta secondo Vitiello una replica alla critica che talvolta viene mossa al prestito digitale di cannibalizzare le vendite. Del resto, come mostra l’ultima colonna della tabella, il tasso di alfabetizzazione digitale è piuttosto basso in Europa in generale e in Italia in particolare, e di certo un tasso di prestito digitale così basso non contribuisce ad alzarlo.

Giovanni Solimine, professore ordinario di biblioteconomia alla Sapienza, si è concentrato invece su un’analisi dei tipi di prestiti delle biblioteche. C’è un mito, quello della bibliodiversità, che a suo parere andrebbe ridimensionato: per quanto parzialmente vera dal punto di vista delle acquisizioni, l’idea che in biblioteca gli utenti cerchino cose diverse da quelle più popolari sul mercato va ridimensionata. Le considerazioni che seguono si basano su delle elaborazioni che ha condotto analizzando i dati relativi a 15 milioni di prestiti nel 2018 e altrettanti nel 2019, a fronte di una media di circa 35 milioni di prestiti annuali: il campione, per quanto non rappresentativo, permette comunque di trarre alcune utili considerazioni.

Le classifiche dei libri a stampa più prestati sono, in un certo senso, sempre in ritardo rispetto a quelle dei più venduti: prima che un best seller diventi libro più prestato occorrono mesi, visto che la biblioteca ne prenderà comunque 1, 2 o massimo 3 copie. L’orientamento del prestito, però, è simile a quello d’acquisto. Si presta quasi esclusivamente narrativa, con una predilezione per il giallo e per la serialità. Nemmeno le biblioteche sfuggono alle logiche del best seller: i 10 autori più prestati all’interno del campione fanno il 25% dei prestiti, con in testa Elena Ferrante (6% dei prestiti in Italia). La vera differenza è il peso dei classici, più alto che sul mercato, anche grazie al fatto che sono entrati nel canone scolastico (Calvino, Pirandello, Primo Levi).

Il discorso cambia radicalmente passando dall’analogico al digitale. Se nel primo i dati sono condizionati dai gusti degli utenti e dalle caratteristiche strutturali del sistema, nel secondo la variabile principale è la tipologia di licenza che gli editori mettono a disposizione. Anche nel digitale, però, l’offerta si sta allineando all’andamento del mercato. Se i 100 libri più prestati nel cartaceo, nota Solimine, fanno il 4% dei prestiti totali, nel digitale superano il 10%, un dato che si accentua allungando la lista.

Giulio Blasi, CEO di Horizons Unlimited, la società che gestisce MLOL, ricorda che, stando agli ultimi dati ISTAT, il 90% delle biblioteche di pubblica lettura ha una collezione inferiore a 50 mila titoli, una condizione che peggiora drasticamente nel caso delle biblioteche scolastiche: da qui la rilevanza di progetti come #ioleggoperché. Il digitale, sottolinea Blasi, potrebbe diventare un fattore determinante per ampliare un’altrimenti ben magra offerta.

I dati di MLOL vanno inseriti nel contesto di un picco di utilizzo del servizio del 2020 da un lato e di un dimezzamento dell’accesso alle biblioteche pubbliche dall’altro: come è stato ricordato anche da altri relatori, appena il 7,4% degli italiani ha frequentato le biblioteche nel 2021, contro il 15,3% del 2019. Va inoltre tenuto presente che il mercato degli e-book in Italia è comunque in contrazione, come mostrano i dati AIE. Rispetto all’anno precedente, nel 2022 sono diminuiti i prestiti dei contenuti offerti da MLOL (servizio edicola, e-book, audiolibri, film, contenuti open, banche dati) del -6,5%, anche se la consultazione del servizio edicola e il prestito di e-book, vale a dire i due principali prodotti di MLOL, sono stabili (-0,7% e -2,8%). Su alcuni formati, inoltre, pesano circostanze esterne: il fatto che i prestiti di audiolibri siano diminuiti di oltre 16 punti percentuali dipende da una strozzatura a livello di offerta, cioè dalle licenze che gli editori mettono a disposizione.

Nel 2022 MLOL può vantare 319mila utenti unici (+2,86% sul 21, +64,4% sul 19) e 18,5 milioni di login (-9,9% sul 21, +90,4% sul 19), ma sulle variazioni influisce anche la modalità in cui le biblioteche registrano le utenze.

Un modo interessante per interpretare questi dati è rapportarli con quelli del prestito analogico: gli utenti attivi su MLOL rappresentano il 6,9% di quelli registrati nel sistema bibliotecario (per quanto il dato sia pesantemente influenzato dalla già citata perdita di utenti del 2021). Se però si confrontano gli accessi alla biblioteca con i login a MLOL, il rapporto dei secondi sui primi è pari al 79%. Vero è che i due dati non sono immediatamente confrontabili, ma resta l’evidenza di una grande intensità dell’uso di MLOL: se ogni utente accede 5,7 volte l’anno alla biblioteca, entra su MLOL 66,4 volte.

I dati italiani, come del resto mostrava già EBLIDA, impallidiscono se rapportati alla Germania, uno dei pochi Paesi assieme agli scandinavi che può competere con gli Stati Uniti sul terreno del prestito digitale. Il prestito digitale rappresenta in Germania il 25% del totale dei prestiti contro l’8% dell’Italia. Nella sola regione di Berlino si effettua un numero di prestiti di libri cartacei pari a due terzi di tutti i prestiti effettuati in Italia, e di libri digitali pari al doppio della totalità dei prestiti che avvengono nel nostro Paese. La conclusione del ragionamento di Blasi rappresenta un elemento di riflessione al quale raramente si presta sufficiente attenzione: il digitale è forte solo dove la biblioteca è forte.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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