A pochi giorni dall'appuntamento che chiuderà il XLII Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri, un importante momento di confronto tra professionisti e professioniste dell'editoria in cui si prenderanno in esame diversi aspetti e criticità del settore, la neopresidente della Federazione degli editori europei (FEP), Sonia Draga, racconta le principali sfide che vede all'orizzonte per il mondo del libro.
La giornata conclusiva del seminario – che sarà venerdì 31 gennaio – comprenderà, tra i vari interventi, la presentazione dei dati sul mercato del libro nel 2024 di Innocenzo Cipolletta, presidente AIE, e la consueta tavola rotonda internazionale, dove interverrà – tra gli altri – proprio Draga. Come media partner della Scuola, il Giornale della Libreria sarà a Venezia per raccontare le considerazioni emerse dai vari speech e dai dibattiti tra gli ospiti presenti. Intanto, il punto di vista della presidente FEP, fissa con chiarezza le priorità e attese dell'editoria europea.
«Come editrice e come presidente della Federazione degli editori europei, ma anche come cittadina, il mio obiettivo è quello di trovare delle soluzioni che possano invertire la tendenza decrescente delle capacità di lettura, una delle sfide più urgenti che la nostra società si trova ad affrontare oggi (si veda The Ljubljana Manifesto)» spiega Draga.
«La lettura sviluppa l'empatia, di cui il mondo ha disperatamente bisogno; ci aiuta a uscire da noi stessi, a guardare oltre. Inoltre, i suoi vantaggi in termini di salute mentale e di benessere sono chiari a tutti. Si tratta di una grande causa comune che deve unire non solo gli editori, ma l'intera società, inclusi i politici di Bruxelles. La lettura a livello avanzato è lo strumento più potente che abbiamo per sviluppare il pensiero analitico e strategico, fondamentale per il buon funzionamento della democrazia: vogliamo continuare a diffondere questo messaggio ovunque in Europa».
«La nostra missione principale non è cambiata: dobbiamo trovare i migliori libri per ogni pubblico, scoprendo autori, autrici e testi, o commissionandoli, per poi farli arrivare ai lettori e alle lettrici. Non lavoriamo da soli: librai e libraie, bibliotecari e bibliotecarie sono al nostro fianco, così come i media tradizionali. Ora abbiamo persino imparato a sfruttare al meglio i social media e a collaborare con nuovi tipi di influencer. Ciò ha cambiato sicuramente il modo in cui lavoriamo, i mezzi che utilizziamo, ma non la nostra missione principale».
«L'intelligenza artificiale è una tecnologia rivoluzionaria? Nessuno può negarlo, tantomeno gli editori» continua Draga. «L'IA rappresenta sia un'opportunità che una minaccia per il nostro settore. È un'opportunità perché offre strumenti innovativi per produrre libri migliori (penso, ad esempio, a quanto possa essere utile in campo di accessibilità) e per diffondere le nostre opere. Ma è una minaccia quando si tratta di rispettare la proprietà intellettuale delle opere creative. A livello europeo, siamo riusciti a richiedere agli operatori di IA, ovunque essi siano nel mondo, di rispettare il copyright – se vogliono operare in Europa – secondo il regolamento AI Act, che dev'essere implementato. Sappiamo che l'IA utilizza libri protetti da copyright per alimentare i modelli di linguaggio avanzati, senza aver chiesto autorizzazione né considerato alcun tipo di remunerazione: questo schema adottato dalle big tech non può continuare».
«La FEP è estremamente attiva e vigile per garantire che i principi di autorizzazione preventiva e remunerazione, laddove il permesso venga concesso, siano sostenuti dai legislatori europei. Anche se l'Europa è, per ora, un'eccezione nel cercare di garantire che la tecnologia non governi il mondo, è una battaglia che vale la pena combattere».
«Se l’IA è il tema del momento, non è di certo l'unica sfida che affrontiamo come editori a livello europeo» prosegue. «Molte legislazioni sono basate su buone intenzioni, ma potrebbero avere conseguenze drammatiche per gli editori e per l'intera filiera del libro. Mi riferisco, in particolare, a una proposta di legge presentata lo scorso anno, che obbligherebbe i rivenditori – cioè librai e libraie – a pagare tutti i libri entro un mese dalla ricezione. L'obiettivo era nobile: evitare che le piccole imprese che forniscono grandi rivenditori subiscano condizioni contrattuali ingiuste. Tuttavia, applicata al mondo del libro, la legge avrebbe avuto effetti catastrofici su tutta la filiera».
«Noi tutti siamo ben consapevoli che i libri hanno cicli di vita molto irregolari, per lo più lunghi, con picchi di vendite in determinati momenti. Siamo riusciti a convincere il Parlamento a prevedere un'eccezione per i libri e siamo fiduciosi che il testo finale – se questo regolamento sarà completato – esenterà il settore del libro. Come editrice, verrei colpita da questa legge, come lo sono stata da molte altre. Per questo motivo, è vantaggioso per noi riunirci in associazioni di categoria – come quella italiana, l'AIE, o l'associazione polacca di editori di cui faccio parte, e a livello europeo, la FEP –, per ricordare continuamente a chi fa le leggi che queste possono avere un impatto sulla creazione e, di conseguenza, sulla diversità culturale».
«Tornando alla nostra missione principale, credo che non sia cambiata nella sostanza, anche se viviamo al passo con i tempi. Forse ciò che è cambiato di più è il fatto che non siamo più i “custodi del tempio”, se possiamo dire così. Oggi, pubblicare può sembrare estremamente semplice: il self-publishing è in piena esplosione. Abbiamo maggiore concorrenza e ciò significa che dobbiamo trovare le voci giuste e farle scoprire ai lettori e alle lettrici. Di fronte a questa proliferazione di testi, aumentano però le nostre responsabilità: dobbiamo garantire che ciò che pubblichiamo rispetti i valori delle società, aprendo al contempo nuovi orizzonti per i cittadini e le cittadine, e lavorare fianco a fianco con i nostri partner per garantire mezzi di sussistenza a tutti gli attori della filiera del libro. Si tratta di sfide entusiasmanti e confido che gli editori siano nella posizione migliore per accoglierle. Il futuro può e deve essere nostro, dei nostri autori e delle nostre autrici» conclude Draga.