L’assemblea degli editori del 26 giugno scorso – che ha confermato presidente Innocenzo Cipolletta – ha rieletto i presidenti dei gruppi, che ricoprono anche la carica di vicepresidenti AIE, in cui è strutturata l’associazione. Lorenzo Armando è stato confermato presidente del gruppo Piccoli editori, Renata Gorgani del gruppo Editoria di varia, Maurizio Messina del gruppo Accademico professionale e Giorgio Riva del gruppo Educativo.
Fondatore nel 2013, con Angelo Guerini, di Guerini Next – spin off della casa editrice madre Guerini e Associati dedicato allo sviluppo della parte di catalogo più spiccatamente tecnico-professionale –, Maurizio Messina ha anche lavorato nell’area commerciale della scolastica e della varia del Gruppo Mursia e nella filiale italiana di McGraw-Hill, fino a diventarne amministratore delegato dal 2009 al 2013. In ambito associativo, ha partecipato come consigliere a diversi mandati del Gruppo Accademico Professionale e ha coordinato la commissione antipirateria.
Con un’esperienza consolidata tra case editrici e multinazionali del settore, Messina si trova oggi a guidare un comparto che sta vivendo importanti trasformazioni. Tra nuove modalità di studio, l’utilizzo della tecnologia e delicate negoziazioni con istituzioni pubbliche, il gruppo Accademico professionale punta a rilanciare il valore dell’editore, in un contesto in rapido mutamento.
«Gli obiettivi più importanti del prossimo mandato del gruppo Accademico professionale di AIE sono sostanzialmente gli stessi del biennio precedente, ma declinati rispetto a quello che sta accadendo molto velocemente intorno a noi» spiega Messina.
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«Innanzitutto, nel corso del 2024 abbiamo avuto l’esperienza della ricerca Talents Venture per AIE che ha evidenziato quali nuove modalità oggi gli studenti e le studentesse utilizzino per gestire i materiali che consentono loro di prepararsi agli esami. Ebbene, l’indagine ha evidenziato un aspetto importante, che in qualche modo empiricamente già sapevamo: addirittura un quarto degli studenti e delle studentesse non utilizza nessun materiale che possiamo definire editoriale».
Senza dimenticare il ruolo dei docenti. «Questo è un grande tema che ci porterà, sicuramente, nei prossimi due anni a realizzare una ricerca che partendo da quest’ultima vada a prendere in considerazione quelle che sono le attitudini, invece, dei docenti, che – lo abbiamo visto – possono influenzare quelle degli studenti e delle studentesse» continua Messina.
«Quello che vogliamo fare è riportare al centro, per quanto possibile, la figura dell’editore e del valore aggiunto che può dare, in questo caso, all’editoria universitaria e a chi utilizza i suoi prodotti».
«Sull’altro versante, ovvero quello dell’editoria professionale, nel 2024 abbiamo avuto l’esperienza della gestione di quella che è stata una vera e propria crisi con il Ministero della Giustizia per la possibilità di utilizzare i materiali delle sentenze. È proprio grazie alla trattativa condotta da AIE per oltre un anno, che tutti gli editori interessati possono ora attingere alla documentazione del Ministero per arricchire le proprie pubblicazioni, cartacee e online» dichiara il presidente del gruppo Accademico professionale AIE.
«Ci auguriamo che episodi del genere non accadano più in futuro, anche se la sensazione è che sempre più spesso questo tipo di attività da parte dei Ministeri – ciò che è successo con il Ministero della Giustizia potrebbe accadere anche con il Ministero delle Finanze – possa creare dei disallineamenti rispetto a quello che è il modo di lavorare che abbiamo usato fino a oggi».
Infine, c’è il grande tema delle tecnologie, oggi in grado di assorbire e rielaborare costantemente contenuti di ogni tipo, in un flusso con dalle regolamentazioni ancora troppo incerte. «Cosa possiamo fare?» si chiede Messina. «Rispondere con l’innovazione, come gli editori – in particolare gli editori accademici e professionali – hanno sempre fatto; reclamare costantemente l’attenzione delle istituzioni in termini di sostegno alla domanda; sorvegliare che legislatori distratti non concedano campo libero a chi pensa che il diritto d’autore sia un ostacolo fastidioso sulla via dell’innovazione».
© Fotografia in header di Matteo Rossetti