L’Intelligenza Artificiale è entrata in casa editrice. Tre editori su quattro, il 75,3%, dichiarano di utilizzare strumenti di IA. Tra i grandi editori, oltre i 5 milioni di euro di vendite annue, la percentuale di chi usa strumenti è del 96,2%. Per gli editori tra uno e cinque milioni si scende al 75%, 66,7% per gli editori da 500mila a un milione di euro, 63,6% per gli editori da 100mila a 500mila euro, 62,5% per gli editori sotto i 100mila euro.
I dati sono stati presentati oggi da Cristina Mussinelli, responsabile AIE per il digitale, durante il programma professionale di Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria dell'Associazione Italiana Editori.
«L’IA è qui per restare, non è qualcosa di passeggero, è una tappa di un percorso che non si ferma e quindi bisogna lavorarci sopra» ha spiegato il presidente di AIE Innocenzo Cipolletta aprendo l’incontro L’Intelligenza Artificiale in casa editrice: per fare cosa?, al quale sono intervenuti Andrea Angiolini (delegato AIE all’innovazione) e Nicola Cavalli (Ledizioni).
Tra gli editori che utilizzano strumenti di IA, il 67,1% cita tra gli utilizzi la realizzazione di materiali per ufficio stampa e comunicazione, il 67,1% la redazione di paratesti e metadati, il 50,7% la realizzazione di copertine e illustrazioni, il 49,3% l’editing, la revisione bozze, le traduzioni, il 31,5% attività amministrative o operative, il 21,9% l’accessibilità, il 19,2% attività commerciali come previsioni di vendita e analisi di dati. Il 17,8% utilizza l’IA per lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi come software educativi interattivi (lo fa il 50% degli editori scolastici) e servizi e software su banche dati (riguarda il 33% degli editori professionali).
«La media di utilizzo dell’IA da parte degli editori è molto alta, anche tra i piccoli editori, questo dimostra che la sfida è stata accettata – ha spiegato Angiolini –. Vediamo come il back office prevale sul front end, ed è ragionevole che sia così perché gli strumenti vengono supervisionati, sono usati per fare alcune attività sotto il controllo umano. Notiamo poco utilizzo per i dati commerciali, ed è un fatto interessante, molto invece per editing e copy. Un altro elemento di attenzione e positivo è il fatto che molti editori dichiarano di utilizzare licenze professionali, il che indica un uso più consapevole e professionale. Chi legge le licenze d’uso delle versioni free sa infatti benissimo come sono utilizzati questi dati».
L’editore Nicola Cavalli (Ledizioni), consigliere del Gruppo Piccoli editori di AIE, ha sottolineato «una potenziale criticità, cioè il rischio che si vada a creare un IA divide tra grosse realtà più preparate a utilizzare tali strumenti e realtà più piccole. Il caso delle piattaforme per l’e-learning è esemplificativo: già da tempo i grandi gruppi hanno sviluppato i loro sistemi in cui poi innestare l’IA. Offrono un servizio quindi sempre migliore, ed è un punto da monitorare per il confronto con i piccoli editori. Non è solo un problema economico finanziario, ma di capacità, risorse umane, perché si fa fatica a monitorare tutto quello che sta cambiando. Allo stesso modo bisogna capire se l’utilizzo delle licenze aperte non rischi di essere più diffuso tra i piccoli che non tra i grandi».
La ricerca realizzata da AIE, ha spiegato Cristina Mussinelli, è molto più ampia dei primi dati presentati a Roma e verrà quindi raccontata ancora più estesamente in future occasioni. Tra i dati anticipati ieri anche quelli che analizzano gli accordi con le aziende tecnologiche per la cessione dei diritti. Più di un editore italiano di libri su quattro, il 27,7%, è stato contattato per dare in licenza i contenuti delle opere pubblicate alle aziende che sviluppano Large Language Models, ovvero i sistemi di Intelligenza Artificiale in grado di comprendere e rispondere in linguaggio naturale, come ChatGPT, Gemini o Claude. Tuttavia in questa fase prevale la prudenza: solo il 3,7% di questi ha concluso uno o più contratti di licenza. Il 37% ha già escluso di concedere la licenza, il 59,3% sta valutando il da farsi.
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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