Parigi, Lipsia, Londra, Bologna, Torino. Nelle prime settimane di marzo, è con questa rapida sequenza di cancellazioni che il coronavirus ha fatto il suo inequivocabile ingresso nel mondo di chi lavora con i libri. Cinque fiere annullate (o rinviate) nel giro di pochi giorni, cui altre avrebbero fatto seguito nelle settimane successive.
Oltre che il segnale concreto dell’emergenza sanitaria – e una cruda anticipazione degli effetti socioeconomici che avrebbe avuto – la cancellazione degli appuntamenti del libro in molti angoli d’Europa (e non solo) ci ha resi presto consapevoli di quanto la portata di ciò che ci accingevamo ad affrontare fosse globale. E, forse, ci ha spinti a ipotizzare che altrettanto globali avrebbero dovuto essere gli strumenti per fronteggiare l’emergenza.
«In questi mesi è emerso in tutta la sua consistenza il valore strategico della collaborazione a livello europeo con le associazioni editori e con le fiere del libro, in quanto player fondamentali del nostro ecosistema e organismi particolarmente toccati dalla crisi» ci raccontano dagli Uffici che, in AIE, si occupano di tenere i rapporti con l’Europa e di gestire progetti di ambito europeo. «Più che un cambio di routine lavorativa abbiamo sperimentato un intensificarsi di quelle attività che, più di altre, acquisivano rilevanza in questa fase. In particolare, il confronto tra le diverse associazioni editori attraverso la Federation of European Publishers (FEP) e la dimensione europea delle fiere del libro attraverso la rete ALDUS».
Dopo aver scritto della riorganizzazione dell’Ufficio fiere, eventi e corsi di formazione e dell’Agenzia ISBN, dell’Ufficio stampa e comunicazione, dell’Ufficio legale e l’Ufficio antipirateria e gestione dei diritti, è di questa area dell’Associazione Italiana Editori che raccontiamo oggi, e degli effetti che l’emergenza ha riverberato sul suo lavoro.
Il confronto tra le associazioni editori attraverso FEP è fondamentale perché consente di mettere in comune informazioni sull’impatto che la crisi sta avendo sui comparti e mercati del libro nei diversi Paesi europei. Il flusso di dati è costante e bidirezionale e favorisce l’acquisizione di uno sguardo completo, funzionale a sviluppare soluzioni che lo siano altrettanto. «Nella newsletter dedicata all’emergenza coronavirus che AIE ha concepito come strumento pratico per aiutare il settore editoriale, uno spazio è stato dedicato alla newsletter FEP che, ispirandosi a sua volta all’approccio dell’AIE, raccoglie e condivide regolarmente le informazioni su ciascun Paese».
Altrettanto importante è scambiare informazioni sulle misure messe in atto o discusse dai singoli governi europei, con l’obiettivo di lavorare insieme a proposte condivise, su esigenze comuni, tra i diversi stati e le diverse associazioni editori; proposte che possano essere sostenute da FEP nel dialogo con le istituzioni europee. Dall’inizio dell’emergenza, in più occasioni è stata percorsa questa strada.
Sia specificamente per il settore del libro, come nel caso della lettera di FEP ai ministri della cultura europei, nella quale il presidente Rudy Vanschoonbeek ricordava il lavoro costante degli editori al servizio della vita culturale, anche in questo momento di forte difficoltà economica, e chiedeva all’Unione Europea di attivare misure immediate e di medio termine vitali per il settore. Tra queste, il pieno finanziamento del programma Europa Creativa, con una linea dedicata al settore del libro, e l’adeguamento dello strumento di garanzia delle industrie creative per coprire le esigenze immediate di liquidità della filiera editoriale.
Sia in concerto con le altre industrie creative, come nel caso della lettera aperta alla Commissione Europea firmata da oltre 100 europarlamentari e 300 organizzazioni del settore, tra cui AIE e FEP, che invitava la Commissione europea e gli Stati membri ad agire in modo coordinato per attenuare le conseguenze negative della crisi, in particolare sui creatori indipendenti e sulle piccole e medie imprese e associazioni, attivando misure proattive su vasta scala e integrate in tutti i settori.
Sempre nella logica della messa in comune e della condivisione delle pratiche migliori, alcune soluzioni italiane sono diventate un modello da proporre all’Europa. Gli editori europei hanno chiesto sostegno per il settore editoriale in tutto il continente proponendo in primo luogo supporto pubblico per gli acquisti di libri da parte delle biblioteche e i buoni acquisto per le famiglie da utilizzare in libreria: due strumenti già al centro dell’appello congiunto al Governo e al Parlamento italiano di bibliotecari (AIB), editori (AIE) e librai (ALI).
Il 22 aprile AIE ha partecipato alla delegazione FEP che ha incontrato la Commissaria europea per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'istruzione e la gioventù Mariya Gabriel, durante la quale sono stati sottolineati gli ottimi risultati già ottenuti in Italia dalla 18app. Un apprezzamento cui ha fatto concretamente seguito l’appello congiunto di FEP e EIBF (European and International Booksellers Federation) alla stessa Commissaria ai Ministri della Cultura della UE, nel quale la proposta di rilancio del mondo del libro viene affidata proprio al sostegno della domanda di famiglie e biblioteche attraverso carte per gli acquisti.
Sul fronte delle fiere, AIE coordina oramai da anni la rete ALDUS. Nel momento di difficoltà senza precedenti che l’editoria europea sta esperendo, il network ha ribadito la volontà di mettere a disposizione i suoi strumenti, i suoi legami, le sue connessioni per sviluppare proposte sul futuro dell’editoria. Soprattutto, nelle circostanze attuali, portando a fattor comune le esperienze innovative di ripensamento dei formati sperimentate dalle fiere aderenti.
«È un work in progress: alcune realtà hanno già testato dei format alternativi, compatibili con il distanziamento sociale e le limitazioni sanitarie. È il caso, per esempio, dell’edizione speciale della Bologna Children’s Book Fair che ha accolto in questa sua prima online due iniziative targate ALDUS: il BCBF Global Rights Exchange e la masterclass Dust or magic». Restando in Italia, anche il Salone di Torino ha trovato il modo per coinvolgere il suo pubblico più generalista in una manifestazione digitale. E molte realtà fieristiche europee si stanno muovendo in questa direzione.
«Quello che ALDUS vuole capire è quali sono le formule per continuare a mantenere il contatto con il proprio pubblico: quello dei lettori, quello professionale, tutto il pubblico al quale le fiere tradizionalmente si rivolgono e offrono servizi. E di conseguenza come rimodulare la loro proposta nell’attuale panorama di eventi. E in quello che ci attenderà nei prossimi mesi e nei prossimi anni».
In questo contesto, la pubblicazione un mese fa della brochure European Book Fairs. Facts and Figures 2020, se da un lato non poteva che riflettere l’incertezza e la peculiarità delle settimane che abbiamo vissuto e ancora vivremo, dall’altro ribadiva (e ribadisce) l’importanza e la volontà di tenere vivo questo spazio di dialogo tra le fiere del libro. Ed entro la fine dell’anno una nuova edizione aggiornata verrà probabilmente condivisa, per fare il punto sull’«eredità del Covid-19» e sulle strade e le soluzioni che nel frattempo l’editoria sarà stata in grado di sviluppare e condividere.
«Un altro aspetto che gli Uffici che si occupano di rapporti con l’Europa e progetti europei hanno sempre curato – ma che con la crisi scatenata dal coronavirus è diventato vieppiù centrale – è il monitoraggio dei finanziamenti europei per il nostro settore di interesse per gli editori. Tra questi, il bando per il sostegno alle traduzioni di Europa Creativa, che è stato recentemente riaperto, sul quale teniamo regolarmente aggiornati i nostri soci. Si tratta di uno strumento importante per l’internazionalizzazione del settore, su cui abbiamo tenuto seminari pratici su come partecipare rivolti sia agli editori italiani che agli operatori europei attraverso incontri organizzati all’interno della rete di ALDUS.
In conclusione, in un momento di grande stravolgimento come quello che stiamo attraversando, emerge come imprescindibile il tema della formazione. E l’esperienza degli ultimi mesi ha reso più che mai evidente l’esigenza di specializzare le proprie competenze in direzione del digitale.
Il progetto europeo ASAP (Anticipatory Skills for Adapting the Publishing sector), appena conclusosi, che ha visto tra i suoi partner AIE e FEP assieme a altre 11 aziende e associazioni di Italia, Spagna, Grecia, Belgio e Regno Unito – ha voluto rispondere all’esigenza sempre più strategica delle aziende editoriali di poter disporre di risorse professionali adeguatamente preparate e aggiornate, che sappiano affrontare in maniera concreta i cambiamenti dettati dalla trasformazione digitale del settore del libro.
Cuore dell’iniziativa è stato lo sviluppo della piattaforma MOOC che mette a disposizione un programma di formazione interattivo che copre le cinque aree chiave della catena di realizzazione del libro: produzione, design, editing, comunicazione e marketing, distribuzione e vendite. L’intero percorso formativo – fruibile in italiano, inglese, greco e spagnolo – è conforme allo standard ECVET, il sistema europeo di crediti per l’istruzione e la formazione professionale che consente di attestare e registrare i risultati dei percorsi di apprendimento in maniera uniforme in tutti i paesi dell’Unione Europea.
Un approccio, ancora una volta comune, alla ricerca di strumenti, soluzioni, temi, che ci riguardano trasversalmente come settore. E che nella crisi – sanitaria, socioeconomica – che ha sconvolto il mondo e il nostro mondo, trova ancor più nitido il senso e la funzione di una prospettiva europea.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi coordino il Giornale della libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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