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Mercato

Pirateria audiovisiva. Nel 2017, 617 milioni in meno di fatturato per il settore

di Denise Nobili notizia del 17 luglio 2018

Quanti sono gli internauti che ogni giorno in Italia guardano film e serie tv illegalmente? E qual è l’entità dei danni prodotti all’industria creativa, ma più in generale all’economia italiana?
 
Qualche risposta ci arriva dall’indagine presentata dalla Fapav (Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali) e realizzata da Ipsos, che cerca di inquadrare il fenomeno della pirateria audiovisiva in Italia nel 2017.
 
Sebbene in diminuzione di due punti percentuali rispetto all’anno precedente, la pirateria nel 2017 ha riguardato ancora il 37% della popolazione italiana. Se è un numero in decrescita è merito soprattutto dai più giovani, per cui nell’ultimo anno si è vista diminuire significativamente di sette punti la percentuale di pirati under 15 (51% nel 2016 contro il 44% nel 2017), probabilmente grazie all’offerta data dalle altre modalità legali di accesso ai contenuti audiovisivi.
 
L’entità del fenomeno però può essere compresa guardando al dato in un’altra prospettiva: 2 internauti su 3 guardano illegalmente contenuti. Si tratta soprattutto di film (l’81% dei pirati), seguito da serie tv e da programmi televisivi. Rimane lo streaming la forma di pirateria più diffusa (26%) ma in un anno è cresciuto di ben 5 punti la percentuale di utenti che scarica il contenuto, attestando il download di contenuti piratati al 22%.
 
Il profilo dell’utente pirata corrisponde in toto a quello delineato nell’indagine del 2016: user con istruzione medio alta, lavoratori autonomi e liberi professionisti in grado di muoversi sul web alla ricerca di contenuti illegali.
 
Per fronteggiare il fenomeno della pirateria, Fapav suggerisce di inasprire le normative vigenti, per esempio andando a riconoscere anche la responsabilità degli operatori intermediari che permettono l’accesso a contenuti piratati, e prevedere pene più specifiche per chi usufruisce di quel contenuto. Tra le azioni di enforcement l’oscuramento dei siti appare senz’altro la più efficace, ma la strategia di contrasto alla pirateria dovrebbe essere accompagnata da campagne di sensibilizzazione agli utenti sui danni provocati all’industria culturale.
 
Corrisponde, infatti, a 617 milioni di euro la stima del fatturato perso a causa degli atti di pirateria nel 2017. In realtà, il pirata è consapevole e a conoscenza del fatto che la pirateria è un reato (lo afferma il 78%). Ma sa anche che la stima dei posti di lavoro a rischio ammonta a 5700? O che la stima dei mancati introiti fiscali (Iva, imposte sul reddito e sulle imprese) ammonta a ben a ben 171 milioni di euro, una cifra che indirettamente danneggia tutta la popolazione.
 
Ha ragione allora Nicola Borrelli, direttore generale cinema del Mibac, quando afferma che «bisogna studiare opzioni, tutti insieme, ripensare le finestre d'uscita, far capire il danno alla creatività». La scarsa consapevolezza e percezione dell’entità dei danni provocati dalla pirateria sia sul piano culturale sia su quello economico potrebbe proprio essere la chiave da cui partire per cercare di arginare il fenomeno.
 
D’altra parte, rispetto a qualche anno fa, si stanno moltiplicando le possibilità di accedere a contenuti audiovisivi in maniera legale, attraverso abbonamenti a prezzi accessibili a chiunque e con formule personalizzabili secondo le proprie esigenze. È senz’altro una tra le ragioni principali per cui la pirateria risulta comunque in calo e si spera che possa incidere sempre di più, ma sarà possibile solo se accompagnata da una strategia di sensibilizzazione condotta in modo intelligente capace di parlare anche ai più giovani.

L'autore: Denise Nobili

Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.

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