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Mercato

Metadati per l’industria culturale. Uno studio canadese

di Alessandra Rotondo notizia del 27 novembre 2017

L’Istituto di statistica del Quebec ha condiviso un report sull’utilità dei metadati per la «scoperta» dei prodotti culturali online. L’obiettivo del documento è aiutare l’industria creativa canadese a investire nell’ecosistema digitale, diventando più competitiva sul mercato globale.

Il report si compone di cinque parti: libri e biblioteche, audiovisivi, registrazione del suono, arti dello spettacolo e patrimonio, archivi e museologia. Per ciascuno di questi ambiti, la ricerca sottolinea l’importanza – nelle diverse fasi del processo creativo, distributivo e commerciale – di descrivere accuratamente il prodotto con set di metadati standardizzati.

Da quando, sempre più spesso, i contenuti si muovono in ambiente digitale, l’esigenza non è più tanto (né solo) quella dell’archiviazione e della «ricercabilità» all’interno di un sistema chiuso, proprietario, definito. La vera sfida è rendere i prodotti accessibili e comprensibili alle macchine. E solo l’uso di metadati strutturati e standardizzati consente che siano capiti dagli algoritmi, permettendo la decodifica delle informazioni al loro interno.

Lo studio sottolinea come l’ingresso e il consolidamento nell’arena competitiva di piattaforme e servizi globali come Netflix, Spotify, Amazon, Kobo… abbia impresso e costantemente imprima un movimento sempre più deciso in questa direzione. Dotare i propri contenuti di un adeguato e pertinente equipaggiamento di metadati è indispensabile affinché continuino a esistere in un mercato sempre più globale e digitale. Ma è altrettanto rilevante per permettere un più preciso tracciamento delle loro performance, per analizzare da chi sono fruiti e in che misura, quando e su che supporti. E anche per remunerare adeguatamente chi detiene i loro diritti e, più a monte, chi ha fatto il lavoro creativo che li ha generati.

Lo studio mette poi in luce le criticità connesse alla questione dei metadati. In primo luogo, la non perfetta interoperabilità degli standard utilizzati in ciascun Paese e la necessità di raggiungere, in prospettiva, un livello di omogeneità e confrontabilità quanto più elevato possibile. Ma anche il problema della doppia velocità alla quale procedono, in media, le aziende nell’aderire agli standard: veloce e sostenuta quella delle realtà più grandi e strutturate, incerta e claudicante quella delle realtà minori.

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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