In particolare, nel 2017 sono 7 su 10 gli editori che dichiarano di avere almeno una pubblicazione digitale in catalogo (e-book, app o altre manifestazioni): 69% contro il 62% del 2014. E dopo il picco del 2012 (29%) e il crollo dell’anno successivo (5%) torna anche lentamente a crescere la percentuale di quanti hanno intenzione di lanciarsi in un progetto digitale nel medio e nel lungo periodo (8%). Ad aumentare, però, sono soprattutto gli indecisi, che rappresentano oggi un quarto degli editori intervistati.
Sul fronte delle vendite, le prestazioni variano abbastanza da editore a editore. Per un terzo degli intervistati, i libri elettronici rappresentano il 2-3% del fatturato complessivo. Restringendo l’analisi ai gruppi, sono 9 su 10 a dichiarare che la quota del fatturato coperta dal digitale è compresa tra il 2 e il 10% del totale: il 46%, in particolare, si colloca nella fascia 2-3%, un ulteriore 26% in quella 5-10%. Molto più frastagliato il prospetto degli editori indipendenti.
Per quanto riguarda i modelli di commercializzazione, a vincere è la vendita attraverso il distributore digitale (71%). In calo, rispetto al 2016, la scelta di concludere accordi direttamente con i gradi operatori internazionali come Amazon, Apple e Google. In lieve crescita la propensione alla vendita diretta sul sito dell'editore.
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Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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