I libri (e gli ebook) sono il primo prodotto culturale acquistato online dagli italiani. Si posizionano prima di biglietti per eventi e spettacoli (17,7%), di cinema e musica (contenuti) (8,8%), di videogiochi (6,4%), di abbonamenti a giornali e riviste (3,7%) e di «materiali per la formazione a distanza» (3,7%). Con un 23,2% di italiani (sopra i 14 anni) che dichiarano di aver acquistato online, i libri si collocano al quinto posto tra le merceologie complessivamente acquistate tramite le piattaforme di e-commerce. Più in alto nella classifica troviamo gli articoli di abbigliamento (38,6% li ha acquistati negli ultimi tre mesi), i prodotti per la casa (28,4%), i pernottamenti (sia di lavoro che vacanza) in alberghi (30,3%), viaggi e vacanze (27,6%: che comprendono anche i biglietti, aerei o ferroviari). Il dato non è in assoluto nuovo, dal momento che gli Osservatori di NetComm e del Politecnico di Milano lo avevano messo in evidenza già da anni.
Grazie alla dimensione del campione, però, questi ultimi dati (Istat, Le famiglie e le tecnologie) hanno il pregio di permettere di distinguere tra generi e fasce di età.
- I maschi comprano meno – molto meno – su Internet i libri rispetto alle donne: lo fa solo il 19,6% rispetto al 27,8%. Per il pubblico maschile il libro diventa la sesta merceologia acquistata dopo gli abiti (34,2%), articoli per la casa (28,9%), pernottamenti alberghieri (30,4%), viaggi e vacanze (27,8%), e attrezzature elettroniche (23,8%). Posizionandosi, un paio di punti sopra i biglietti per spettacoli (17,4%). Per loro gli abbonamenti online a quotidiani si collocano al 4,1% e film e musica al 10,2%. Mentre la formazione (a distanza) è a un preoccupante 2,4%.
- Per le donne, invece, i libri diventano quasi il secondo prodotto acquistato online con il 27,8% delle indicazioni. Primo e staccatissimo è l’abbigliamento: ben il 44,1%. I libri si posizionano appena dopo il secondo prodotto: pernottamenti alberghieri con il 30,1% delle indicazioni. Seguono l’acquisto di biglietti (27,3%) e di articoli per la casa (27,9%). Meno usato l’online per abbonarsi a riviste (lo fa solo il 3,2% delle rispondenti), la musica (6,9%), la formazione (2,1%).
Ancora più interessante l’
andamento per fasce di età, come illustra il grafico:

Anche tra i più giovani,
l’interesse per la lettura da parte del pubblico femminile è confermato dal fatto che le ragazze, rispetto ai coetanei maschi, utilizzano l’acquisto online già di più anche nella fascia 14-19 anni. Anche se
nelle fasce più giovani le dinamiche d’acquisto sono sicuramente condizionate non dalla capacità d’uso delle tecnologie quanto da componenti reddituali e di disponibilità di una propria carta di credito, è vero che raggiunti i 20-24 anni la propensione a usare questo canale per procurarsi libri ed e-book rimarrebbe sostanzialmente invariata al crescere dell’età per calare nelle coorti anziane.
Le donne scelgono le piattaforme di e-commerce sempre più di quanto non faccia l’universo maschile, ma con variazioni più accentuate e marcate, in tutte le fasce di età con l’eccezione di quelle più anziane dove probabilmente pesa un titolo di studio più basso rispetto ai loro coetanei.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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