Fattori che portano alla decisione di quale libro leggere – ma poi implicitamente (ma neppure tanto, come si vede) a quale libro acquistare o prendere in prestito in biblioteca – che mutano quando il bambino e poi il ragazzo diventano progressivamente autonomi rispetto alle scelte del genitore o dei parenti. Cresce con i 7-9 anni l’affermazione che si è scelto di leggere (e quindi comprare o prendere in prestito un libro) perché interessa l’argomento: 89% rispetto al 68% di media tra gli 0-14enni. Poi cambia l’interesse per i personaggi o la storia del film (o della serie tv), che rimane sì alta, ma in sostanziale calo: 39% tra i 7-9 anni e 41% tra i 10-14enni, rispetto al 42% che i personaggi esercitano sulla media della popolazione infantile. Vediamo crescere l’interesse per l’autore (il 9% tra i 10-14enni), segnalando che si inizia a cogliere la dimensione autoriale della storia e della scrittura. Poi ci sono sempre i «consigli» di insegnanti e bibliotecari, ma vediamo crescere quelli provenienti dal gruppo dei pari (dal 4% al 15%) e quelli che provengono dai social (dallo 0 al 7%) con la maggiore autonomia e abilità nell’utilizzarli.
Ricordandoci del ruolo che i social hanno in questo campo sulla popolazione dei 14-75enni nell’orientare le letture (9%), qui tra i 10-14enni – oggi, 2018 – è già del 7%. Senza voler trarre conclusioni affrettate da un trend monitorato solo da due anni – qualche riflessione in più sul ruolo che il web ha (avrà) nell’informare i Millennials su cosa è stato pubblicato (e su come condurli al canale d’acquisto) potremmo averla.
Mi sono sempre occupato di questo mondo. Di editori piccoli e grandi, di libri, di librerie, e di lettori. Spesso anche di quello che stava ai loro confini e a volte anche molto oltre. Di relazioni tra imprese come tra clienti: di chi dava valore a cosa. Di come i valori cambiavano in questi scambi. Perché e come si compra. Perché si entra proprio in quel negozio e si compra proprio quel libro. Del modo e dei luoghi del leggere. Se quello di oggi è ancora «leggere». Di come le liturgie cambiano rimanendo uguali, di come rimanendo uguali sono cambiate. Ormai ho raggiunto l'età per voltarmi indietro e vedere cosa è mutato. Cosa fare da grande non l'ho ancora perfettamente deciso. Diciamo che ho qualche idea. Viaggiare, anche se adesso è un po' complicato. Intanto continuo a dirigere l'Ufficio studi dell'Associazione editori pensando che il Giornale della libreria ne sia parte, perché credo sempre meno nei numeri e più alle storie che si possono raccontare dalle pagine di un periodico e nell'antropologia dei comportamenti che si possono osservare.
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