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Mercato

Austria. Il 2021 chiude con un +4,2% per l’editoria, ma preoccupano le librerie

di Bruno Giancarli notizia del 25 gennaio 2022

L’editoria austriaca torna a crescere. Dopo un 2020 chiuso col segno meno, il 2021 raggiunge un +4,2% sull’anno precedente, un aumento tale da permettere di collocare il mercato in territorio positivo anche rispetto al 2019, seppur di poco (+0,4%). Così recitano i dati diffusi dall’associazione degli editori e librai tedeschi (Hauptverband des Österreichischen Buchhandels). Parlare di un ritorno alla normalità, però, sarebbe affrettato: la crisi delle librerie iniziata con i lockdown del 2020 è infatti continuata nel 2021 e minaccia di proseguire. Per capire il senso di questi numeri e cosa aspettarsi dall’anno appena iniziato occorre procedere con ordine e tornare al primo anno di pandemia.

Nel 2020 le librerie avevano conosciuto una contrazione senza precedenti: a fine anno avevano chiuso al -12,8% rispetto al 2019. Tale crollo era frutto non solo e non tanto del lockdown primaverile ma soprattutto delle chiusure natalizie. In Austria il libro (a differenza dell’Italia, e sulla sua scia Francia e altri Paesi europei) non è un bene essenziale: il lockdown è continuato fino all’8 febbraio 2021, con esiti facilmente intuibili per l’editoria del Paese. Gennaio ha segnato infatti un -29% rispetto all’anno precedente. A metà novembre 2021 l’Austria ha inoltre conosciuto un ennesimo lockdown, che dall’8 dicembre ha riguardato i soli non vaccinati e che, nonostante l’emanazione dell’obbligo vaccinale a partire dal 1 febbraio 2022, dura tutt’ora.

Il bilancio finale del 2021 parla di un minimo di 48 giorni di chiusura per le librerie contro i 45 del 2020, al netto di alcune eccezioni e del fatto che i giorni per i non vaccinati siano anche di più. Non stupisce perciò che le librerie siano lontanissime dai valori del 2019 (-13,2%) e abbiano addirittura perso terreno rispetto al 2020 (-1,8%). Le parole del direttore dell’HÖB Gustav Soucek a novembre, in pieno lockdown, erano state emblematiche: con le chiusure per tutti prima e le limitazioni ai non vaccinati poi (all’incirca un terzo della popolazione, in quel momento) si sono perse settimane preziose nel periodo più importante dell’anno: il 36% dei libri venduti in un anno si concentra infatti nel periodo natalizio. Non c’era bisogno di guardare i numeri di chiusura dell’anno per dire che era stato facile profeta.

Nonostante il perdurare delle perdite, le librerie fisiche restano il cuore dell’editoria austriaca: da esse dipende infatti quasi il 60% delle vendite. Una percentuale che deve far riflettere sulla loro capacità di reagire a un anno di pandemia che, come il precedente, non ha lesinato sugli imprevisti.

Va fatta inoltre una considerazione sul prezzo medio del venduto. Se in Germania la crescita del mercato, come abbiamo visto, è dipesa dal suo aumento (+1,6% nel 2021 dopo il +3,2% dell’anno precedente), per l’Austria può essere detto lo stesso, fatti alcuni distinguo. Anche in questo caso l’aumento è stato dell’1,6% per un valore pari a 15,08 euro, ma va ricordato sia che l’aumento era stato più contenuto nel 2020 (+2,1%), sia che in Austria l’inflazione quest’anno è stata maggiore che in Germania (4,3% contro 3,1%).

Per quanto i numeri presentati confermino la forte relazione che tradizionalmente lega l’editoria tedesca e quella austriaca, merita di essere enfatizzata una marcata presenza di autori austriaci pubblicati da editori austriaci tra i bestseller del 2022. I titoli sono Uhudler-Verschwörung di Thomas Stipsits (Ueberreuter), terzo per la narrativa; Kurs, di Peter Pilz (Kremayr & Scheriau), primo per la saggistica e i due titoli Weihnachten mit Christina e Backen mit Christina di Christina Bauer (Löwenzahn) al primo e secondo posto della non-fiction pratica. È un segnale da non sottovalutare: «senza i consigli e i servizi dei librai austriaci molte produzioni editoriali nazionali cadrebbero nel dimenticatoio», afferma senza mezze misure il presidente dell’HÖB, Benedikt Föger. L’editoria nazionale, infatti, è largamente minoritaria rispetto a quella tedesca ed è facile capire quale delle due venga favorita da un sito di e-commerce o comunque quale abbia bisogno di meno informazioni per raggiungere i potenziali clienti: in altre parole, a differenza di altri Paesi, la costante erosione delle quote delle librerie fisiche a beneficio di quelle online danneggia l’editoria due volte. Nel breve periodo riduce i proventi delle librerie e nel lungo rischia di danneggiare direttamente gli editori austriaci.

Se si guarda al 2022, sono due i fattori ai quali guardare con particolare attenzione. Il primo è il protrarsi delle limitazioni per i non vaccinati. Tralasciando ogni valutazione circa la misura in sé, impedire a questa fascia di popolazione l’accesso alle librerie avrà come effetto quello di costringere quanti tra essi vorranno comprare libri a rivolgersi all’e-commerce. Ciò in ogni caso non vuol dire necessariamente Amazon: anche l’Austria, come altri Paesi (pensiamo nuovamente all’Italia), ha conosciuto un importante sviluppo degli store online delle librerie e degli editori.

Il secondo fattore minaccia invece di avere ripercussioni probabilmente più rilevanti. Nel corso del lockdown della primavera del 2020 era stata decisa una proroga fino a fine 2021 della riduzione al 5% dell’imposta sul valore aggiunto, audiolibri ed e-book inclusi. Si tratta di una misura che ha contribuito a mantenere bassi i prezzi dei libri e a evitare una depressione dei consumi. Nonostante gli sforzi dell’associazione degli editori, non c’è stata alcuna ulteriore proroga e così a partire dal 1 gennaio 2022 l’IVA sui libri è tornata al 10%. Non si tratta soltanto di un problema di accesso alla cultura e all’informazione ma anche di distorsione della concorrenza: in tutti i mercati tedeschi in Europa (compreso l’Alto Adige) l’IVA è infatti inferiore. La speranza – sono parole nuovamente di Benedikt Föger – è che in qualche modo tale errore venga sanato nelle prossime settimane o mesi.

L'autore: Bruno Giancarli

Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.

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