L’andamento dell’editoria austriaca è dipeso fortemente dalle chiusure imposte alle librerie: le ottime performance nei mesi di riapertura (giugno: +14,4%; settembre: +7,9%; ottobre: +3,6%) non sono riuscite a compensare le perdite di marzo, aprile (-31,8%) e novembre (-15,3%). Si consideri inoltre che i dati raccolti da Media Control includono anche l’e-commerce, Amazon compreso, per cui sarebbe riduttivo sperare che i consumi persi si siano spostati su altri canali, se non in parte. Va però tenuto presente che le statistiche non includono gli audiolibri in formato digitale, che in Austria come nel resto dell’area DACH sono andati particolarmente bene nel 2020. Viceversa, la fotografia della situazione delle librerie rimane estremamente fedele. Si capisce quindi il sollievo con cui il presidente dell’associazione dei librai austriaci, Helmut Zechner, ha accolto la notizia della fine delle chiusure l’8 febbraio 2021. Per l’occasione, egli ha ricordato che un terzo dei librai è attualmente insolvente e che quindi le riaperture, sia pur vincolate a condizioni di gestione degli spazi e degli orari ancor più stringenti rispetto ai mesi passati, sono la miglior forma per agevolare la ripresa. Il -4,4% del 2020, infatti, diventa -12,8% se si considerano i soli canali fisici.
I numeri dell’editoria austriaca, quindi, dicono una cosa molto semplice: il mercato dipende fortemente dalle librerie ed è dalla loro salute che passa il benessere del resto della filiera. La sua centralità nell’ecosistema editoriale rimane intatta, come del resto ribadito nella tavola rotonda internazionale La libreria come bene essenziale: scenari e prospettive per il futuro, tenutasi durante il Seminario di Perfezionamento della Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri. Se quindi da un lato può destare qualche perplessità il fatto che in Austria si persista nel non considerare il libro un bene essenziale, dall’altro vanno segnalate due iniziative meritorie. La prima, a seguito del lockdown di novembre, è un ristoro per le librerie pari al 40% dei ricavi dell’anno precedente nel periodo interessato (con correttivi per le attività sorte da meno di un anno), misura che ha permesso alle librerie di sopravvivere e di pianificare l’attività natalizia con maggior serenità. È anche qui che va trovata una delle spiegazioni per il +0,6% di dicembre rispetto all’anno precedente. Va sottolineato a questo proposito il ruolo decisivo dell’associazione dei librai per raddoppiare l’entità del contributo rispetto al 20% originariamente previsto dal ministero delle finanze, segno tangibile dell’importanza della coesione della filiera: come la Germania, anche l’Austria ha un’unica associazione di categoria le cui suddivisioni riflettono i diversi segmenti della filiera editoriale.
La seconda iniziativa adottata supera l’orizzonte della pandemia e riguarda l’IVA. Sempre a seguito del secondo lockdown, è stata decisa una proroga fino a fine 2021 della riduzione al 5% dell’imposta sul valore aggiunto, audiolibri ed e-book inclusi. La misura ha ricevuto il plauso di Benedikt Föger, presidente dell’associazione del commercio librario austriaco, il quale ha sottolineato come l’agevolazione porti vantaggi per tutti: editori, distributori, librai e autori. Quest’ultimo aspetto conferma, qualora ce ne fosse ulteriore bisogno, la bontà di una rivendicazione che dall’Italia negli anni si è diffusa in tutta Europa.
Dottorato in filosofia a Firenze, Master in editoria di Unimi, Aie e Fondazione Mondadori. Attualmente lavoro presso l'Ufficio studi Aie. Mi interessano i dati della filiera editoriale e le loro possibili interpretazioni.
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