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Librerie

Quando gli editori scommettono sul Royal Baby

di L. Biava notizia del 23 luglio 2013

Si sa gli inglesi amano scommettere su tutto, compresa ogni qualsiasi possibile caratteristica del neonato erede al trono inglese. Non stupisce che, in senso lato, anche gli editori d’Oltremanica non si siano lasciati fuggire la possibilità di fare affari d’oro con l’arrivo del reale pargoletto. In effetti, più che una scommessa quella degli editori inglesi è una certezza di ritorno economico vista la sete di notizie che è cresciuta nell’ultimo anno attorno alla reale nascita.
Un’ulteriore conferma? Viene dal Web: dopo l'annuncio del parto i messaggi scambiati su Twitter e connessi all'evento hanno raggiunto il picco di 25.300 al minuto. Nel momento in cui viene scritto questo articolo l'hashtag #royalbaby fluttua tra i primi dieci nella classifica delle tendenze nazionali del social network, come nel Regno Unito. Meglio aveva fatto solo Barack Obama il giorno della sua rielezione.
Ovvio quindi che i titoli proposti dal catalogo degli editori d’Albione non manchino: da The New Royal Family: William and Kate the Next Generation, scritto dal giornalista Robert Jobson, definito dall’editore «un racconto da insider della fantastica storia d’amore di William e Kate Middleton» a Royal Babies: A History 1066 – 2013 che promette di esaurire l’argomento su come sono stati accolti nel corso degli anni le nascite degli eredi al trono inglese (dovrebbe essere in libreria in un paio di settimana, dicono dalla case editrice, giusto il tempo di trovare una fotografia della reale famiglia da mettere in copertina).
Ma in questo ultimo anno i titoli che sono stati pubblicati sul primogenito dei duchi di Cambridge sono stati più di una ventina, con buona pace di Clarence House. Molti sono libri a tema per bambini come Baggy Brown and the Royal Baby Book (Hodder Children's Books), Alexandra the Royal Baby Fairy (Orchard Books) e Shhh! Don't Wake the Royal Baby (Bloomsbury), in cui l’erede alla monarchia inglese fa saggiamente da pretesto per rendere più appetibili titoli che, di fatto, con il pargolo reale hanno ben poco a che fare.
Il grosso della produzione però rientra nel genere della biografia, o meglio, nel sottogenere della biografia reale, come per esempio Our Royal Baby di Sue McMillan (Scholastic) o The New Royal Family di Ian Lloyd (Carlton Books) un genere che piace molto al popolo di Sua Maestà, come la selva di biografia su Diana non può mancare di ricordarci.
Vedremo come andranno in libreria anche se, come ricordavamo in occasione del Royal Wedding, i grandi eventi mediatici non sembrano fare bene gli affari della librerie indipendenti: in quell’occasione, era l’aprile 2011, la Booksellers Association registrò addirittura un -9% rispetto alle vendite sul mese precedente (pari a 9 milioni di sterline) e un -4% rispetto allo stesso periodo del 2010. Vedremo se l'evento mediatico più atteso dell'anno saprà invertire questa tendenza.

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