
Dopo la morte di Steve Jobs - e in mancanza di personaggi e Ceo altrettanto incensati dai media globali - potremmo con una certa sicurezza affermare che è stato
Jeff Bezos, patron di Amazon, ad aver raccolto il trono vacante di
guru dell’innovazione. Almeno sulle copertine di magazine e quotidiani.
Secondo un’azzeccata ricostruzione di Philippe Escande su
«Le Monde», Amazon sarebbe foriero addirittura di una
«quarta rivoluzione» nel commercio: la prima è stata quella di
Marco Polo che ha aperto per la prima volta il mercato europeo ad altre economie, la seconda viene riconosciuta nell’arrivo dei
grandi ed eleganti magazzini cittadini nati alla fine del XIX e la terza nella nascita delle catene di supermarket e megastore nelle periferie cittadine di cui è stato precursore Sam Walton che nel 1962 ha gettato le bai per l’impero di
Wal-Mart. Giusto trent’anni dopo è la volta di Bezos che nel 1995 lancia la prima versione del sito di e-commerce più famoso a livello globale.
I pilastri dello stile di Bezos non differiscono molto da quelli che, potremmo azzardare, costituiscono l’anima del commercio: cercare, agendo sul prezzo e sul servizio, la soddisfazione del cliente, ottimizzare i flussi e privilegiare i volumi sul margine. Ma è il modo in cui Amazon applica queste regole a fare la differenza, permettendogli di arrivare a
calcolare e anticipare i bisogni dei clienti.
Un buon esempio di ciò viene dall’
annuncio di un nuovo servizio,
Kindle Matchbook, che sarà disponibile per i consumatori americani a partire da ottobre. Per migliaia di libri di carta acquistati nuovi in passato (o nel futuro) Amazon offrirà al massimo a 2,99 dollari, la versione e-book qualora disponibile. Un’innovazione che va in una direzione ben precisa inaugurata un anno fa con il lancio di un servizio simile dedicato alla musica. Stiamo parlando di
AutoRip, un’opzione che permette di ascoltare in streaming o salvare tramite l’apposita App gli mp3 di tutti i cd acquistati su Amazon e che da giugno è disponibile anche sul mercato italiano.
Si tratta di una proposta che potenzialmente
potrebbe agire sull’intrinseca infedeltà dell’acquirente (in questo caso di libri) portandolo a legarsi in maniera molto più salda che in passato ad uno store di riferimento. Storicamente, infatti, il lettore è per sua natura mutevole nelle sue scelte d’acquisto: compra nella libreria sotto casa come nelle catene, on line come per corrispondenza. Ma se Amazon diventa sempre più un
ecosistema che azzera qualsiasi resistenza verso l’acquisto digitale (possiede la lista dei miei acquisti, i miei dati - compresi quelli della carta di credito che con l’opzione one-click non sono più costretto ad inserire ad ogni acquisto - e magari anche il device sul quale mi vengono inviati gli e-book acquistati)
perché l’utente dovrebbe desiderare cambiare operatore? Questo è il futuro verso cui stiamo andando e rispetto al quale dovranno trovare risposte non solo gli altri player globali da Kobo a B&N, ma soprattutto quelli nazionali come Ibs.it, libreriauniversitaria.it, inMondadori, laFeltrinelli e i tanti altri store
made in Italy.