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Librerie

Galla: «Non ci illudiamo che l'Italia segua le orme della Francia, ma servono politiche per il libro più coraggiose»

di L. Biava notizia del 6 giugno 2013

Il j’accuse di Aurélie Filippetti, Ministro della cultura francese, che, come abbiamo recentemente riportato ha scelto il 12esimo Congresso dei librai francesi per lanciare un vero e proprio piano «salva libreria» che tra le altre cose prevede la riduzione dell’Iva sui libri dal 5,5% al 5% (in Italia è al 4%) a partire dal 2014 e un nuovo piano di sostegno da 9 milioni di euro, non lascia indifferente il mondo della cultura italiana.
E se in questi giorni Aie, assieme ad altre influenti e prestigiose realtà del mondo della cultura nostrano, ha sottoscritto l’appello promosso dal Enrico Malato del Centro Pjo Raina per la deducibilità del 50% della spesa per i libri come «stimolo e sostegno all’industria culturale del Paese», abbiamo preso la palla al balzo per chiedere ad Alberto Galla, Presidente dell’Associazione librai italiani (Ali), la sua opinione rispetto alle misure prese Oltralpe e agli input lanciati dal mondo politico italiano.

Cosa ne pensa delle misure garantite dal governo francese alla libreria, pensa che sarebbe verosimile un simile scenario in Italia?
Naturalmente ritengo che le misure prese dal governo Hollande, siano estremamente positive, soprattutto per la viva attenzione che quest’ultimo riserva al mondo del libro e della cultura, di cui le librerie indipendenti sono giustamente riconosciute come una componente fondamentale. Da parte nostra l’Ali non chiede misure di carattere assistenziale, né ci illudiamo che il nostro Paese segua le orme della Francia. Gli stessi fondi messi a disposizione del Centro per il libro e la lettura, che Oltralpe saranno presto aumentati, da noi sono del tutto insufficienti a garantire lo sviluppo di iniziative di promozione continuative e intensive. Riteniamo comunque doveroso chiedere a gran voce che vengano avviate coraggiose politiche per il libro e la lettura e sarebbe utile che venissero finalmente individuate misure di sostegno concreto alle librerie indipendenti: sotto forma di sgravi fiscali, per esempio, oppure, di concerto con le amministrazioni locali, di riduzione delle tasse sulle insegne o sull'occupazione del suolo pubblico. Inoltre, proprio come è stato annunciato dalla Filippetti, sarebbe utile che anche da noi venisse istituita la figura del «mediatore del libro» inteso come una sorta di autorità garante del rispetto e della corretta interpretazione della norma.

Al Congresso di Bordeaux hanno partecipato circa 700 librai.
Già, la tragedia è che in Italia questi numeri non si riuscirebbe mai a farli. Non perché non ci sia interesse attorno al futuro della professione ma perché in questo mestiere tutti sono bravi solisti ma ancora troppo pochi sono capaci a fare squadra. Si tratta di un serio problema perché le librerie indipendenti hanno nel proprio Dna la capacità di affrontare il cambiamento eppure, rischiano di vederla vanificata se non iniziano a ragionare sempre di più in una logica di rete. Fare massa critica, come i molti esempi virtuosi che incontriamo all’estero ci dimostra, è fondamentale per poter ottenere maggiori risultati.

Qualcosa però sembra muoversi con l’appello di Malato, non crede?
Si tratta di un’iniziativa assolutamente positiva che come Ali sottoscriviamo. Per altro è un tema a noi molto caro visto che per molti anni l’Ali ha proposto di inserire, nelle manovre finanziarie, sgravi fiscali ad hoc per incentivare l’acquisto di libri, soprattutto scolastici. Nel 2009 siamo anche riusciti a far approvare dalla Regione Veneto una proposta di legge statale di iniziativa regionale per rendere deducibili le spese per l’acquisto di questi libri «necessari». Speriamo che questo appello non cada nel vuoto e possa al contrario sollevare un vasto movimento d’opinione che mantenga alta l’attenzione su questo tema: incentivando il consumi di libri, inoltre, si promuovono la lettura, la cultura e la conoscenza ovvero quel «capitale immateriale» su cui il nostro Paese deve assolutamente investire per uscire dalla crisi e guardare con lungimiranza al futuro.

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