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Librerie

Fnac in crisi, a rischio i punti vendita italiani

di L. Biava notizia del 24 gennaio 2012

L'Italia non rende più. Questo l'annuncio shock che Fnac, il colosso francese della distribuzione di libri, musica, film e tecnologia che con i suoi 156 punti vendita in otto paesi si è costruito la fama di «supermercato» dei contenuti, ha a sorpresa reso noto nei giorni scorsi insieme a un drastico piano di austerity.
A fronte di un calo delle vendite fisiche attorno al 5,4% e dei propri utili operativi, il gruppo Pinault cui fa capo l’insegna, ha infatti appena annunciato il varo di una dura ristrutturazione che prevede a livello globale una riduzione dei costi per 80 milioni di euro e che, come specificato nella nota ufficiale della società, sarà accompagnata da «un drastico taglio di tutte le spese, la rinegoziazione e verifica di tutti i costi dell’intera rete e di tutti i contratti di servizio relativi all’HQ, agli store e alle attività logistiche».
Il piano prevede anche la sospensione di ogni nuova assunzione e il taglio di 310 posti di lavoro in Francia, dove è realizzato quasi il 70% del fatturato totale, e di altri 200 posti negli altri Paesi. Per quanto il gruppo francese dichiari che ancora nulla è stato ufficialmente deciso sul futuro degli otto store italiani (due a Torino, uno a Milano, Verona, Genova, Firenze, Roma e Napoli) che impiegano quasi mille dipendenti, le dichiarazioni rilasciate da Alexandre Bompard, presidente e direttore generale di Fnac, non lasciamo troppe speranze: «in Italia le condizioni per lo sfruttamento in proprio non ci sono più».
Le possibilità che si profilano all'orizzonte non sono poi molte: oltre alla chiusura pura e semplice c'è la possibilità di cercare un partner italiano per minimizzare le perdite oppure la trasformazione dei punti vendita in franchising. Ma il problema potrebbe essere più preoccupante se il gruppo Pinault – 14 miliardi e mezzo di euro di fatturato nel 2010, 60.000 dipendenti e attività in 120 paesi – decidesse di vendere l'azienda al miglior offerente.
Di certo per ora ci sono solo i cali registrati dagli utili del mega store: oltre al già citato calo globale delle vendite nei negozi fisici, c'è infatti il preoccupante calo dell'elettronica che segna -15% da aprile 2010 ad oggi e la cifra d'affari che scende rispetto all'anno precedente del 3,2%. Bene invece il retail on line.
Ad ogni modo, nonostante i risultati non esaltanti, il gruppo Pinault conferma il piano di crescita «Fnac 2015» che prevede l'apertura di nuovi store dalle dimensioni inferiori ai 300 metri quadri, soprattutto in stazioni e aereoporti, e la focalizzazione su nuove opportunità di business tra cui nuovi target (bambini e famiglie) e nuove categorie merceologiche (piccoli elettrodomestici).

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