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Librerie

Copyright, guai in Cina per Apple

di L. Biava notizia del 10 gennaio 2012

Le cause per pirateria intellettuale sono ormai all’ordine del giorno ma se a essere trascinata sul banco degli imputati è il colosso Apple il processo non può che finire subito sotto i riflettori dei media di tutto il mondo.
Secondo la denuncia sporta dall’Alleanza per i diritti degli scrittori che riunisce nove battaglieri autori cinesi, il gigante di Cupertino si sarebbe infatti appropriato indebitamente delle loro opere e le avrebbe commercializzate sotto forma di applicazioni nel proprio store on line.
Il tribunale di Pechino ha accolto le loro istanze e ora saranno i magistrati a stabilire se la richiesta di danni - stimata in circa un milione e mezzo di euro - dovrà essere soddisfatta.
Secondo il «Sunday Morning Post» di Hong Kong, la Apple non avrebbe ancora reagito ufficialmente all'iniziativa del gruppo i cui avvocati hanno inviato sin dallo scorso luglio lettere per chiedere di «riesaminare o bloccare le applicazioni che contenevano i libri piratati» contestando, come aggravante, il fatto che i contenuti coperti da copyright non solo vengono offerti al pubblico senza autorizzazione (e chi mai dubiterebbe della bontà di un app nell’App Store?) ma anche dietro pagamento.
L’App Store cinese, lanciato più di un anno fa, può contare su un mercato di 755 milioni di utenti di smartphone, davvero troppi per non prestare attenzione alla policy dei contenuti. D’altra parte la Cina non è nuova a «class action» del genere se solo qualche tempo fa la stessa Alleanza ha ottenuto da Baidu, il portale cinese paragonabile al nostro Google per dimensione e numero di accessi, la rimozione di quasi tre milioni di contenuti piratati che, grazie alle zone grigie delle legislazioni nazionali si trovavano impunemente in rete.
 

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