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Librerie

Apple settlement: «Tutto il peso ricadrà sui librai indipendenti»

di P. Sereni notizia del 20 giugno 2012

Contraria alla piega che l’Apple settlement ha preso per il Dipartimento di Giustizia americano, l’American booksellers association (Aba), ha pubblicato qualche giorno fa una vigorosa lettera a firma del proprio presidente, Oren Teicher, nella quale oltre a stigmatizzare Amazon, «cane sciolto» dell’universo editoriale, ha chiesto ad Hachette, Simon & Schuster e HarperCollins (gli editori coinvolti nel procedimento) di non lasciar cadere l'agency model come richiesto dal settlement.
La fine del prezzo d’agenzia secondo l’analisi del presidente dei librai americani, potrebbe infatti avere conseguenze estremamente negative per le librerie indipendenti. «Eliminare il modello di agenzia significherebbe mettere fuori mercato un numero considerevole di store indipendenti che attualmente affiancano alle loro vendite fisiche il commercio di e-book tramite IndieCommerce, la piattaforma comune voluta dall’Aba che si appoggia sul programma Affiliate di Google». Non che siano tutte rose e fiori con Google visto che, come avevamo riportato qualche mese fa, è già stata annunciata la chiusura del programma che a fine anno costringerà l’Aba a trovare un nuovo partner per la piattaforma.
Teicher spiega poi come il modello fissato da Apple abbia chiaramente abbassato i prezzi al dettaglio per i clienti delle librerie indie... le librerie indipendenti riferiscono che i prezzi medi dei libri digitali siano scesi a 2-5 dollari e le vendite notevolmente aumentate.
Non manca un’acuta invettiva contro Amazon «cane sciolto» dell’editoria globale che in qualità di grande acquirente e venditore si arroga il diritto di vende regolarmente libri ed e-book sotto costo, senza contare i Amazon con il distributore IPG e le battaglie combattute dal retailer per evitare di pagare le tasse impostre dai vari stati americani, tutti sintomi, secondo Teicher di un «atteggiamento volubile nei confronti dei propri partner commerciali». Sempre alla concorrenza spietata del retailer va poi imputata la nascita e la diffusione del «showrooming», la deleteria pratica per cui individuato con l’aiuto di un libraio un titolo in una libreria fisica, acquirente preferisce concludere l’acquisto con il retailer on-line con una perdita per le librerie fisiche, stimata dalla ricerca Verso Advertising, pari a 260 milioni di dollari.
«Se Apple e gli editori hanno effettivamente formato un cartello sul prezzo degli e-book, allora dovrebbero essere puniti – conclude Teicher –. Ma a due anni di distanza dall’assunzione degli accordi non si può parlare ancora di presunto cartello. Farlo significa solo punire i librai indipendenti e gli altri e-book store entrati nel mercato dopo l’adozione del modello dell'agenzia modificando i termini del loro accordo commerciale in modo da facilitare la pratica del sottocosto da parte dell'acquirente più forte, Amazon, e portandolo, probabilmente, alla creazione di un monopolio».

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