
Amazon è famoso tra gli store on line per essere il collettore d’elezione per ogni tipo d’acquisto, dalle scarpe ai componenti elettronici, passando per i libri per arrivare, in futuro, ai cetrioli e alle banane. Sì, perché il gigante di Seattle avrebbe in programma di lanciare a breve
AmazonFresh, un servizio che permetterebbe agli utenti di
fare la spesa direttamente attraverso il sito di Bezos. Il servizio è stato testato fin dal 2007 a Seattle e da questo giugno è disponibile anche per gli utenti di Los Angeles.
Non si tratta esattamente di una strategia d’assalto quindi, ma Amazon ha buone ragioni per essere cauto visto quanto accaduto in passato ad altri retailer che hanno provato a proporre analoghi servizi via Web (senza contare che i margini sulla cosiddetta
grocery sono assai risicati). Uno dei primi fu
Webvan ma, se non ne avete mai sentito parlare, tranquilli è normale visto che è andato in bancarotta nel 2001. Non sta andando benissimo neppure a
FreshDirect, centrato sull’area di New York, o all’
Ocado Group, di base nel Regno Unito, ma Amazon è un gigante che ha bisogno di sempre nuovi mercati e di grandi numeri per potersi sostentare e questo basta per rendere interessante la possibilità di entrare nel business dei freschi.
Come è ormai classico nella strategia di Amazon,
il retailer non teme le perdite o i profitti microscopici pur di entrare in un mercato e imporre poi la propria egemonia. Non che tutte le aree possano lavorare in perdita ovviamente, come dimostrano i risultati del terzo trimestre diffusi la settimana scorsa: a fronte di 25 milioni di dollari di perdita operativa la revenue è salita del 24% raggiungendo quota 17,1 miliardi di dollari. Detto ciò, è improbabile che entrare nel mercato dei freschi sarà rose e fiori per Amazon: anzitutto, a differenza degli altri big palyer del settore (Whole Foods Market , Safeway , Kroger e Fresh Market)
Amazon non possiede alcuno store fisico poi, posto che riesca a realizzare le predizioni più positive che,
secondo il «Wall street Journal», stimano che Amazon possa raggiungere in 10 anni il 4% del mercato, il margine operativo potrebbe assestarsi attorno al 13%.
Ma i problemi sono anche di natura più pratica: sviluppare un
expertise su un nuovo prodotto, trattare un
magazzino merci più problematico, e soprattutto trovare una soluzione alle
spese di consegna, decisamente più alti e variabili rispetto a quanto accade per gli altri beni gestiti dal retailer. Proprio per questo Amazon ha approfittato dei test nelle due città americane per ora coinvolte nel progetto per testare diverse formule di spedizione: a Seattle non è stato fissato alcun tesso ti spesa minimo e si è puntato su costi variabili in base all’utilizzo; a Los Angeles invece si è puntato su un servizio a sottoscrizione annuale grazie al quale, al costo di 300 dollari (inclusi i 79 dollari per Prime), gli ordini sopra ai 35 dollari godono della spedizione gratuita.