«Vogliamo minare le considerazioni apocalittiche che un po’ troppo spesso circondano l’editoria e la danno in declino». Con queste parole della professoressa Giovanna Rosa è cominciata la serata di presentazione della XV edizione del Master in Editoria organizzato dall’Università degli Studi, dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e dall’Associazione Italiana Editori, da subito improntata a uno spirito di positività.
L’obiettivo, come ogni edizione, è quello di formare professionisti completi, che sappiano destreggiarsi tanto nei compiti redazionali quanto in quelli di marketing e comunicazione, passando per la gestione dei diritti, l’impaginazione e la stesura di un conto economico, dando a ognuno l’occasione di approfondire i vari ambiti che danno forma al settore editoriale per poi diventarne, attraverso gli stage curricolari, parte attiva.
«Quasi 400 giovani sono ormai passati per questo percorso formativo» ha sottolineato la professoressa, coordinatrice del Master per l’Università degli Studi, «e siamo convinti che questo Master possa dimostrare gli sforzi di chi sta provando ad andare in una direzione diversa e nuova», sfruttando la propria curiosità e il desiderio di ricerca.
Una curiosità, un’osservazione del panorama letterario-editoriale che l’anno scorso si è anche concretizzata in una nuova attività per gli studenti, che l’hanno pensata e organizzata insieme all’editor (e docente) Benedetta Centovalli: il POP, il Premio Opera Prima, dedicato agli esordienti italiani e giudicato, come si sono definiti gli studenti che lo scorso anno hanno dato vita alla prima edizione, da degli «esordienti editoriali».
Il Premio è nato durante una lezione di Benedetta Centovalli, per l’appunto, in cui è emersa la difficoltà di monitorare le novità e gli esordi del nostro Paese. «Abbiamo deciso di affidarci a quattro criteri molto ben definiti: cura dello stile e della lingua, qualità e originalità della storia, capacità di raccontare il proprio tempo e cura editoriale». All’epoca fu fatto tutto a «insaputa degli editori»; ma già da questo secondo anno il premio si è fatto più articolato, pur fondandosi sempre sui quattro criteri di base.
«Questo premio è stato non solo un modo di riconoscere e confrontarsi con alcune delle nuove voci più promettenti dell’anno scorso, ma è stato anche un vero e proprio esperimento didattico, in linea con il percorso formativo del Master, che punta molto anche agli aspetti pratici del mestiere editoriale» ha confermato Benedetta Centovalli; «in particolare, i ragazzi hanno dovuto scrivere delle schede di valutazione per ogni titolo giudicato, dei veri e propri pareri di lettura che sono stati alla base delle votazioni. Si può dire dunque che è stato un percorso di scelta e di apprendimento».
E per avere un’idea ancora più chiara dei processi che portano alla scelta e a una pubblicazione di un autore esordiente, alla presentazione di ieri sono stati invitati a parlare Alice Di Stefano (Fazi), Edoardo Brugnatelli (Mondadori), Laura Cerutti (Feltrinelli) e Giuseppe Strazzeri (Longanesi), che per le rispettive case editrici si sono occupati e si occupano di scoprire e dare luce ai nuovi talenti. Tra diverse modalità di scoperta, di collaborazione e di pubblicazione, si è delineata una parte fondante dell’attività di tutte le case editrici del nostro Paese: una sorta di «artigianato», secondo le parole di Edoardo Brugnatelli, che porta a costruire una parte importante del catalogo di una casa editrice.
Ora non rimane che scoprire quale esordiente, come Gesuino Némus l’anno scorso, si aggiudicherà la fascetta POP 2017.
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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