L’audio è da anni uno dei formati più promettenti e capaci d’innovazione nell’arena dell’intrattenimento digitale. Lo abbiamo visto dalla crescita progressiva degli audiolibri, definitivamente accelerata dalla pandemia. Lo abbiamo colto nella moltiplicazione delle piattaforme di audio streaming e nell’allargamento dei loro cataloghi. Fuori dalla cerchia dei contenuti strettamente editoriali, anche il proliferare dei podcast (e dei podcast che diventano libri o video serie, e viceversa) è stato un segnale chiaro in tal senso.
Indirizzato poi dalla condizione di forzata solitudine della pandemia, l’audio ha parallelamente cercato uno sviluppo dialogico, «social». L’esperienza eccellente è quella di Clubhouse, nato negli Usa all’inizio del 2020 e arrivato in Italia circa dodici mesi dopo tra grandi clamori, alimentando tra le piattaforme una corsa all’implementazione di funzionalità simili che ha visto concorrere Twitter, Spotify, Reddit, LinkedIn e infine Facebook. Eppure, nonostante una grande copertura mediatica iniziale, Clubhouse è entrato presto nel primo cono d’ombra della sua notorietà, salvo cercare di uscirne puntando sui contenuti – pensiamo alla partnership con TED – e quindi in qualche modo avvicinandosi all’area logica dei podcast.
All’intersezione tra le due istanze – quella del contenuto e quella della componente social – si colloca Tumult, un’app, attualmente disponibile solo per il mercato di lingua francese, che consente agli utenti di reagire in tempo reale ai podcast che stanno ascoltando, rendendo l’ascolto un’esperienza partecipativa e attiva. I creatori di Tumult – Hugo Papier, Ugo Di Sabatino ed Emmanuelle Champy – hanno progettato il servizio elaborando la loro «frustrazione di ascoltatori» esperita per non essere in grado di comunicare con i podcaster e gli altri utenti. «Il podcast è un format intimo che dà l'impressione di essere molto vicini a chi parla. Ma poi, finita la puntata, si rischia di sentirsi un po’ abbandonati» raccontano i tre. L’app è un tentativo di superare questo limite creando attorno a ciascuna puntata una comunità permanente di ascoltatori, che possano comunicare tra loro e con i podcasters.
Quando un utente utilizza Tumult, contestualmente al player per la riproduzione dell’episodio visualizza anche una chat room dove scorrono i commenti e le reaction degli altri ascoltatori. Tramite il pulsante «reagisci» ciascuno può partecipare a questa sorta di dialogo asincrono collocando il proprio contributo nel punto esatto che sta ascoltando, un po’ come accade – nel mondo della creazione musicale – su SoundCloud. Con questo modello interattivo, i podcaster possono anche guidare l’ascolto dei singoli episodi suggerendo osservazioni, facendo domande e raccogliendo risposte e giudizi in tempo reale. L'app offre un kit per i creator che spiega come utilizzare Tumult e come implementare l’interattività.
Al momento la app non sembra puntare molto su contenuti esclusivi o sull’autorialità e conseguentemente non vende abbonamenti, ma si limita a ospitare inserzioni pubblicitarie nei suoi podcast: difficile immaginare una sostenibilità economica di lungo periodo a queste condizioni. Se la dimensione dell’interattività dovesse però affermarsi nel florido mondo dei podcast, certamente si aprirebbero nuovi spazi per servizi simili, che potrebbero o cedere la loro tecnologia alle piattaforme più famose, oppure distribuire contenuti premium – non necessariamente in esclusiva – ma offrendo rispetto ai servizi concorrenti il plus dell’interattività.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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