Con l’approvazione nel dicembre scorso della così detta Legge di stabilità, l’Iva degli e-book (da ordinaria: 22%) è stata equiparata a quella dei prodotti editoriali cartacei: 4%.
Legittime le parole positive spese all’indomani dell’approvazione. Da quelle di Marco Polillo: «Ora possiamo davvero dire che #unlibroèunlibro. Una vittoria per il Paese e non solo per il mondo del libro»; a quelle di Laura Donnini: «Un risultato decisivo, frutto di una mobilitazione mai vista prima (i selfie postati dai lettori per la campagna, le cui fila sono state tenute da Aie, sono stati oltre 40 mila). Il risultato raggiunto è un invito e un’occasione in più per avvicinarsi ai libri anche attraverso il digitale: l’Italia ha scelto di cambiare le aliquote e ne diamo merito al Governo e al Parlamento, ma soprattutto alla tenacia del ministro Franceschini. Oggi l’Italia può fare da esempio e guida in Europa per gli altri Paesi». Perché l’e-book non è altro che l’ultima veste assunta dal libro e in un momento in cui i device per la lettura digitale stanno conoscendo una forte diffusione tanto che intercettare lettori attraverso i device rappresenta una sfida per aumentare gli indici di lettura.
In Francia sappiamo che il 70% di lettori (maggiori di 15 anni) è composto da un 59% di lettori esclusivamente di libri di carta, da un 10% di libri di carta ed e-book e solo da un 1% di e-book (Fonte: Ipsos MediaCT, 2014). Con valori certamente diversi proporzioni analoghe o vicine potrebbero valere per il nostro Paese.