Secondo
Bowker – agenzia ufficiale per gli Usa e per il Canada del sistema di identificazione Isbn – nel
2018 il numero di titoli autopubblicati (tra e-book e carta) negli
Stati Uniti ha superato
la soglia del milione e mezzo. 1.677.781 sono stati, infatti, i codici assegnati a opere in self publishing, con una
crescita del 40% rispetto al 2017 quando – per la prima volta – si è andati oltre il milione, ma fermandosi a 1.009.188.
Il report
Self-Publishing in the United States 2013-2018, un confronto anno per anno sul numero di codici Isbn registrati per opere autopubblicate sia digitali che a stampa, evidenzia che
a crescere è soprattutto il self publishing «di carta», con un
+45% rispetto al 2017. Una crescita coperta pressoché per la totalità dalle ottime performance di CreateSpace, la piattaforma dedicata al self publishing fisico acquisita da Amazon nel 2005.
Mentre l’autopubblicazione fisica continua a crescere,
decresce quella digitale, che dal 13% del 2017 passa a coprire l’8% nel 2018. A questo proposito, però, va fatta una necessaria precisazione. Dal conteggio del self publishing digitale condotto da Bowker, infatti, rimangono esclusi i titoli (
e sono la stragrande maggioranza) pubblicati attraverso
Kindle Direct Publishing, poiché utilizzano un identificatore proprietario e non sono ricompresi nel conteggio degli Isbn assegnati. E se fino al 2017 quest’evidenza incideva quasi esclusivamente sugli e-book, dallo scorso anno la piattaforma di Amazon ha reso molto più accessibile
anche il processo per l’autopubblicazione cartacea, finendo per influire, almeno potenzialmente, pure sul rendiconto del self publishing a stampa.

Più in generale va osservato che, sebbene il codice Isbn sia indispensabile per immettere un’opera nei circuiti di vendita – per renderla ricercabile e acquistabile tanto nelle librerie fisiche quanto in quelle digitali, tanto in formato cartaceo quanto in e-book – la discrezionalità della sua apposizione rende non coincidenti l’insieme dei titoli autopubblicati e quello dei titoli cui è collegato un codice Isbn. Con l’effetto, ci si augura, di una scrematura da quei prodotti che saremmo in difficoltà a chiamare «libri». Ma non possiamo averne la certezza.
A ogni modo l’indagine di Bowker mostra che, dal 2013, il numero di Isbn assegnati a titoli autopubblicati è aumentato del 263%. Ciò – spiegano dall’agenzia – è dovuto in gran parte alla crescente qualità di prodotti e servizi che i fornitori riescono a offrire ai loro clienti, e anche all’aumento numerico dei fornitori stessi. Sono numeri consistenti, che sicuramente segnalano una tendenza. Ma aprono anche una serie di domande a cui è difficile rispondere. Non dicono nulla, ad esempio, sulla tipologia di titoli pubblicati. Mentre sarebbe interessante sapere se il fenomeno ha perimenti più ampi – e di quanto, e in che direzione – di quelli tracciati dalla vanity press, dalla fanfiction o dalle letterature di genere.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
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