Il mercato del libro per bambini e ragazzi continua a essere uno dei settori più studiati, per la sua costante crescita, nell’ambito dell’editoria globale. Non sorprende dunque che Nielsen abbia confermato anche per quest’anno l’appuntamento per il Children’s Book Summit, che ha avuto luogo il 27 ottobre a New York, e le cui presentazioni – pur concentrate soprattutto sulle ricerche relative al mercato statunitense – hanno fornito molti dati interessanti per cercare di capire i meccanismi dietro alle scelte dei piccoli lettori e dei loro genitori.
Scelte che al momento hanno un impatto molto forte: la crescita del mercato di questo segmento dal 2004 a oggi, infatti, supera quella del mercato librario statunitense totale (52% vs 33%). E se anche c’è stato un leggero calo nel 2015, dovuto alle minori vendite del digitale, le statistiche finora disponibili parlano di un 2016 in crescita, con le vendite della narrativa e della non fiction che riportano rispettivamente un +5% e un +6%. Tra le sottocategorie della fiction spiccano i libri umoristici, il fantasy, i libri legati ad altri franchise e alcune tematiche legate alla fantascienza, come i robot e i viaggi nel tempo; mentre, per quanto riguarda la non fiction, si fanno notare i cosiddetti activity books, definiti da Kristen McLean, direttrice per Nielsen dello sviluppo commerciale e autrice del discorso d’apertura del summit, «oggetti che riguardano il coinvolgimento dell’interesse dei bambini, li aiutano nel comprendere come fare le cose […] e sono guidati da ciò che i bambini desiderano sapere».
In entrambe le categorie fiction e non fiction, infine, continua l’ascesa dei graphic novel e dei fumetti, un fenomeno che riguarda anche il mercato degli adulti.
I formati che hanno mostrato una crescita interessante sono i grossi cartonati e i boxed set, che solitamente raccolgono tutti i volumi di una serie (particolare successo hanno avuto, in anni recenti, la pubblicazione di un set dei libri di Harry Potter che, sul dorso dei sette libri affiancati, riportava un’illustrazione di Hogwarts).
Oltre ai dati di vendita, durante il summit si sono anche analizzati i comportamenti dei piccoli lettori e dei loro genitori: d’altronde, come ha anche detto sempre Kristen McLean, è necessario comprendere i comportamenti e le attività dei ragazzi per riuscire a fornire loro i contenuti che cercano e desiderano. In particolare, si è sottolineata l’importanza della comprensione dell’uso dei vari device, dagli smartphone ai tablet (i due strumenti più utilizzati), dai computer agli e-reader.
Non solo: anche lo studio di come i futuri o neo-genitori si relazionano con la tecnologia – e di come gestiranno questo rapporto per quanto riguarda i propri figli – è importante. Non sono mancate quindi considerazioni sul profilo-tipo del Millennial statunitense: un individuo che fa parte di una fascia di persone tra i 25 e i 35 anni che, in circa il 40% dei casi, vuole creare una propria famiglia o è già genitore. È una categoria che mescola una rinata attenzione ai rapporti analogici, faccia a faccia, insieme al racconto online del «dietro le quinte» delle aziende a cui decide di affidarsi e dei rapporti social che può intrattenere con chi si occupa di ambiti di suo interesse: un mix di cui gli editori di libri per bambini dovranno tener conto. In particolare l’ha sottolineato Jordan Rost, vice presidente del consumer insights per Nielsen: «c’è una separazione meno netta per questa generazione di genitori tra i mondi on e offline. C’è una combinazione in corso tra concetti tradizionali e innovativi».
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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