Con un po’ di anticipo rispetto alle previsioni del New York Times, ViacomCbs ha annunciato il 25 novembre di aver trovato un accordo con il gruppo tedesco Bertelsmann (Penguin Random House) per l’acquisto di Simon & Schuster. Sconfitto, quindi, Rupert Murdoch che con la sua NewsCorp aveva provato a inserirsi nella trattativa. Il prezzo pattuito è superiore alle previsioni: a marzo il gruppo editoriale veniva valutato – secondo indiscrezioni – 1,2 miliardi di dollari. Nell’ultima settimana si era parlato di un’offerta da 1,7 miliardi di dollari, infine l’accordo raggiunto valorizza la casa editrice 2,180 miliardi di dollari. L’operazione, se avrà il via libera dell’Antitrust, cambierà il mercato del libro riducendo da 5 a 4 i grandi gruppi dell’editoria mondiale e, per questo, è già adesso molto discussa.
Il Behemoth e altre creature fantastiche
Il New York Times scrive che l’operazione potrebbe far nascere un «megapublisher», mentre The Economist parla di un blibio-behemoth (il Behemot è una creatura mitica della Bibbia, come il Leviatano). L’Atlantic, però, invita a vedere le cose in prospettiva, e questa prospettiva «si chiama Amazon». «Se è corretto preoccuparsi per una azienda che pubblica forse il 33 per cento dei nuovi libri [mercato americano], allora sicuramente è corretto preoccuparsi ancora di più del fatto che Amazon vende il 49%» scrive nel suo commento Franklin Foer, peraltro un autore di Penguin Random House. Qualche numero: Penguin Random House, il gruppo controllato da Bertlesmann, ha il 24% del mercato americano, Harper Collins l’11%, Simon & Schuster il 9%. Simon & Schuster ha avuto nel 2019 vendite per 814 milioni di dollari e dà lavoro in tutto il mondo a circa 1.500 persone. A settembre di quest’anno, la casa editrice ha avuto fatturato in crescita dell’8%, mentre gli utili sono cresciuti del 6%. È stato, per altro, un anno eccezionale da molti punti di vista: è morta improvvisamente la Ceo Carolyn Reidy a maggio, vi sono stati duri scontri con l’amministrazione Trump, soprattutto per la pubblicazione delle memorie della nipote, Mary L. Trump.
Le dichiarazioni nei due gruppi editoriali
Jonathan Karp, Ceo di Simon & Schuster, rimane alla guida della casa editrice e in una lettera ai dipendenti è stato molto prudente sul futuro: «Capisco che molti di voi hanno domande su come il passaggio alla nuova proprietà influenzerà il loro lavoro. Vi assicuro che vi terremo informati sugli sviluppi man mano che le cose accadono, ma dovete anche capire che sarà un percorso lungo». Markus Dohle, Ceo di Penguin Random House, ha voluto rassicurare sulla indipendenza che manterrà la casa editrice che sarà acquisita. «Come abbiamo dimostrato in passato, possiamo mettere assieme diverse culture aziendali e staff prestigiosi mantenendo allo stesso tempo l’identità e l’indipendenza dei singoli marchi».
Chi non vuole la fusione
I primi a opporsi all’operazione sono, ovviamente, i manager di Murdoch che hanno provato a stoppare la fusione prima presentando una propria offerta e che ora, probabilmente, andranno in pressing sulle autorità Antritust. Il Ceo di News Corp Robert Thomoson ha dichiarato che «Bertelsmann si sta comprando non solo un editore, ma il dominio del mercato». Contro la fusione, riporta Publishing Perspectives, ha parlato la Authors Guild, ovvero il sindacato americano degli scrittori, e l’associazione degli editori canadesi, Acp, che teme «un impatto diretto e deleterio sulla capacità delle case editrici di proprietà canadese di competere sul proprio mercato».
I tempi dell’operazione e l’Antitrust
Ad ogni modo, l’operazione non sarà conclusa prima della seconda metà del 2021. Secondo un parere raccolto dal NYT di Erik Gordon, professore alla Ross School of Business dell’Università del Michigan, l’amministrazione Biden «sarà più dura della precedente amministrazione e più sensibile alle preoccupazioni degli autori che avranno meno possibilità di negoziare accordi o anche essere pubblicati». Secondo altri osservatori, come il sopra citato Franklin Foer, l’amministrazione Usa dovrebbe invece tenere conto del contesto della distribuzione e non ripetere quello che lo stesso Foer definisce «uno dei più grandi errori di Obama», ovvero essersi opposto nel 2012 al tentativo degli editori di stringere un accordo congiunto con Apple sugli e-book. In quel caso, riconosce Foer, è sì vero che c’era stato un cartello, ma l’operazione andava appunto considerata tenendo conto del dominio di Amazon su questo particolare segmento. Altri osservatori, infine, prevedono che l’operazione potrebbe ricevere un semaforo verde condizionato alla cessione di alcune attività o marchi.
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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