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Mercato

L’editoria sarda: dimensioni e criticità

di Antonio Lolli notizia del 12 febbraio 2018

Un settore editoriale con un fatturato annuo di 5,4 milioni di euro, una trentina di case editrici attive che nel 2017 hanno pubblicato circa 220 novità con un catalogo di 6 mila titoli in catalogo e che dà lavoro a circa 300 addetti, tra dipendenti diretti e collaboratori esterni.
Questi sono alcuni dei numeri che contraddistinguono l’editoria della Sardegna. Un mercato che risente profondamente delle peculiarità dell’isola, ma che presenta anche tratti in comune con i risultati delle altre Regioni italiane.

«Le case editrici attive in Sardegna – racconta Simonetta Castia, presidente dell’Associazione editori sardi – pubblicano prevalentemente testi legati al territorio e che raccontano la diversità culturale della nostra isola. Narrativa e saggistica sono le categorie che registrano i risultati migliori in termini di vendite. Nell’ultimo anno abbiamo osservato un’inversione di tendenza: se nel 2016 era la saggistica la categoria più venduta (38% delle vendite rispetto al totale, contro il 30% della narrativa), nel 2017 è stata la narrativa a registrare le vendite maggiori (32-34% del totale), seguita però a stretto giro dalla saggistica. Questo probabilmente dipende anche dal fiorire di opere di qualità di autori sardi degli ultimi anni. Autori che, dopo il riconoscimento di vendite nell’isola, spiccano spesso il volo verso le grandi case editrici delle altre Regioni. In Sardegna diverse case editrici pubblicano testi in lingua sarda, che però rappresentano solo l’8,5% del totale delle vendite. Sono pochi poi gli editori che si occupano di libri per ragazzi: un fenomeno che rappresenta un’anomalia dell’isola rispetto al resto del Paese e che porta la categoria a incidere solo per il 6% delle vendite complessive. La carta resta il supporto preferito dai lettori sardi e la produzione di e-book si attesta oggi intorno al 4% del totale annuo, contro lo 0,5% del 2007».

Le principali criticità del comparto, emerse da un’indagine realizzata dall’Aes, sono legate soprattutto alla carenza di capitali e alle difficoltà che ancora oggi si riscontrano nella distribuzione e nei trasporti. «Per questi motivi – continua Simonetta Castia – gli editori dell’isola chiedono una revisione della Legge Regionale numero 22 del 3 luglio 1998 (riguardante gli interventi a sostegno dell’editoria locale), soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di promozione, distribuzione e supporto alle aziende. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una flessione dell’attività che si è tradotta in un numero minore di novità pubblicate (220 nel 2017, contro le 300 di dieci anni fa) e in un calo delle tirature: dalle circa 1.000 del 2007 si è passati alle attuali 700 copie in media per titolo. Sono necessarie quindi politiche a supporto del settore che tengano conto delle caratteristiche del tessuto produttivo locale».

In questo ambito si inserisce l’attività dell’Associazione editori sardi, fondata nel 1986. La collaborazione con l’Associazione italiana editori ha permesso l’anno scorso a 8 editori gestiti dall’Aes di essere presente nella collettiva organizzata dall’Aie, dal Ministero dello sviluppo economico e da Ice alla fiera del libro di Francoforte. Un progetto che costituisce un esempio concreto di coinvolgimento per favorire la presenza delle piccole case editrici nelle manifestazioni internazionali dedicate al mondo del libro.

L'autore: Antonio Lolli

Redattore scientifico iscritto all'ordine degli ingegneri della provincia di Modena. Dopo la laurea in Ingegneria e l’esperienza di ricerca in ambito accademico svolta presso l’Università di Bologna, ho frequentato il master in editoria dell'Università Cattolica di Milano e ho lavorato diversi anni alla redazione del Giornale della libreria. Seguo il mondo editoriale nelle sue diverse sfaccettature, con particolare interesse per il confronto tra le realtà dei diversi Paesi del mondo e per le ultime novità dal punto di vista produttivo e tecnologico.

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