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Mercato

India. Come impatterà la nuova tassa sui libri importati

di Denise Nobili notizia del 16 luglio 2019

Nell’ottica di proteggere il settore editoriale nazionale, il governo indiano ha deciso di approvare una nuova imposta del 5% sul prezzo di copertina sui libri importati. È stato annunciato la scorsa settimana dalla Ministra della finanza, Nirmala Sitharaman, insieme a nuove obbligazioni e sconti fiscali che toccheranno il settore.

Alcune novità vanno in effetti a proteggere l’industria del libro, in particolare una riduzione della tassazione della carta che passerà dal 12% al 10%, ponendosi controcorrente rispetto a un generale aumento dei prezzi della carta in tutto il mondo. Nonostante alcune misure positive, però, il sentimento generale di editori e professionisti del libro è che la nuova legislazione nel complesso andrà a colpire negativamente il settore.

Tassare soltanto i libri importati significa approvare una forma di autarchia culturale che, da un lato, non è detto riesca a migliorare il fatturato e la vendita dei libri «nazionali», made in India, e dall’altro va a colpire negativamente tutti gli attori della filiera fino allo stesso lettore che di fronte a un prezzo maggiorato potrebbe preferire del tutto il non acquisto.

I librai indiani in questi giorni stanno mostrando la propria perplessità, preoccupati di una riduzione delle vendite, e gli stessi editori stanno facendo notare il pericolo culturale di una mossa di questo tipo: più di una tassa a favore dell’economia locale, si tratta di una tassa sulla lettura, e sulla possibilità di apprendimento.

Attualmente l’India è il terzo più grande mercato per la pubblicazione di libri in lingua inglese: una tassa di questo tipo andrà a colpire soprattutto realtà anglofone come Penguin Random House India. Nandan Jha, Vice presidente senior del marchio, ha affermato che sicuramente il dazio sui libri importati andrà a influire sull’andamento dell’industria editoriale indiana, anche se ancora non è possibile sapere come e in che misura. Da parte loro si tratta però di valutare subito «quale sia il modo migliore per cercare di fissare il prezzo dei libri» che producono.

Per gli editori locali, come Chiki Sarkar, editore digital-first di Juggernaut Books, si tratta più di voler preservare e far parte di «un mercato vivace, in cui i lettori possano crescere attraverso ogni tipo di lettura», senza porre limitazioni date da lingua o Paese di provenienza.

L'autore: Denise Nobili

Laureata in Filologia, mi sono poi specializzata e ho lavorato in comunicazione, approdando infine al Master in Editoria della Fondazione Mondadori. Oggi mi occupo di editoria digitale e accessibilità in Fondazione LIA, e collaboro col Giornale della libreria. Sono interessata a tutto ciò che è comunicazione della cultura, nuovi media, e mi affascinano gli aspetti più pop e innovativi del mondo del libro.

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