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Librerie

Promozione e distribuzione, così cambia la filiera

di L. Biava notizia del 27 marzo 2012

Le crescita delle catene a discapito delle librerie indipendenti, l'e-commerce, l'avvento degli e-book e soprattutto la crisi dei consumi, i cambiamenti in atto nella filiera del libro cominciano ad avere effetti non solo sugli attori più maggiormente visibili, come i librai o gli editori, ma anche su quelle attività collegate come la promozione e la distribuzione che raramente vengono ricordate.
L’occasione per approfondire il tema è la notizia della partnership De Agostini-Newton Compton nella neo fondata società di promozione editoriale Libromania Srl che apre una finestra su cambiamenti in atto nel settore.
«De Agostini inizia ad occuparsi di promozione nel 2007 – spiega Stefano Bordigoni, Ad di Libromania e direttore generale di De Agostini Libri – quando ci si rende conto che avremmo potuto sfruttare la nostra esperienza e la nostra rete di vendita, molto radicata sul territorio, per promuovere anche altri piccoli e medi editori non direttamente concorrenti rispetto alle nostre linee di prodotto».
Un servizio, quello della promozione, sempre più strategico soprattutto per i piccoli editori, che porta in pochi anni a una forte crescita dell’attività in De Agostini e alla nascita, a fine 2011, di questa nuova società. «Parto da alcune considerazioni molto semplici: fino al 2009 le quote di mercato delle librerie indipendenti erano superiori rispetto a quelle delle catene, mentre oggi la situazione si è capovolta. Sono cresciuti gli store on line ma librerie e cartolibrerie in molte zone d’Italia rimangono gli unici presidi del libro. Ciò significa che anche per quanto riguarda la promozione ci si trova a dover gestire realtà molto diversificate ed è quindi necessario un cambiamento nelle modalità tradizionali in cui avveniva, e avviene: serve personale più formato, una maggior attenzione alla peculiarità dei canali di vendita e servono investimenti per poter sviluppare al meglio quest’attività».
Ma le librerie più piccole sono quindi destinate a venire lasciate da parte in questo processo di riassestamento? «Spero proprio di no! Le librerie si trovano in una situazione analoga a quella in cui si trovò qualche decennio fa il retail alimentare all’indomani dell’avvento della grande distribuzione: molti esercizi hanno dovuto chiudere ma proprio quando si pensava che sarebbero scomparsi, si è registrato un movimento contrario di riscoperta del “prodotto di qualità ” che ha portato alla ribalta negozi specializzati in nicchie di prodotto regionale e non. Lo stesso, credo, avverrà con le librerie che devono, per contrastare la potenza di fuoco delle grandi catene e degli store on line, valorizzare sempre di più la propria vocazione di fare proposta».
La parcellizzazione che si incontra nei canali di vendita è la stessa che caratterizza un altro tassello importante della filiera, la distribuzione.«Oggi i distributori sono molti, forse troppi. Accanto ai grandi che distribuiscono centinaia di marchi editoriali ne abbiamo di altri piccoli e piccolissimi senza considerare che molti editori hanno anche una propria rete di distribuzione, magari locale. Una situazione di inefficienza che genera due ordini di problemi. Il primo ai librai, soprattutto piccoli, che hanno bisogno di poter contare su distributori che abbiano a catalogo molte sigle editoriali e diversificate tra loro per poter fare ordini anche quotidiani e non costringerli a una miriade di rapporti complicati che alla fine li portano a diventare sempre più clienti del grossista con l’effetto di avere meno margini e meno informazioni. Il secondo ai distributori stessi che devono riuscire a fare massa critica e avere quella sicurezza economica che eviti ritardi nei pagamenti o addirittura insoluti. Non sostengo che si debba semplificare fino ad arrivare ad avere uno o due grandi player distributivi ma procedere verso una maggiore ricerca di efficienza nella logistica distributiva, la razionalizzazione dei magazzini e dei flussi di trasporto verso i punti vendita, mi sembra, soprattutto in un contesto di aumento dei costi di trasporto (si pensi solo al carburante), una strada obbligata, mi auguro che ad un certo punto i grandi player delle distribuzione possano trovare degli accordi per non percorrere la stessa strada troppe volte».

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