
Se
l'arrivo delle «notti Mondiali» ha acceso la fantasia dei responsabili marketing di praticamente qualsiasi tipologia di attività commerciale (dai supermercati che propongono rimbosi della spesa in caso di vittoria agli store di prodotti tecnologici che ci chiedono di scommettere sulla vittoria degli azzurri in cambio di sconti),
anche la filiera editoriale non è da meno e, accanto a librerie come
Il mio libro di Cristina di Canio (
già balzata agli onori delle cronache con #librosospeso) che propongono di seguire gironi sì, ma letterari, sotto il segno di immancabili ashtag (
#mondialidellibro), anche i big del libro come
Ibs.it lanciano iniziative pensate apposta per coinvolgere gli utenti e cavalcare la passione sfegatata degli italiani per la Nazionale (
nella fattispecie, il concorso a premi #MondialiEbook).
Non da meno è il sito Libreriamo che approfitta della Coppa del mondo per lanciare i suoi Mondiali della letteratura in cui autori e poeti di ogni epoca scendono in campo e si sfidano a colpi di penna con l'obiettivo di promuove la lettura (qui l'ashtag da seguire è #mondialiscrittori).
Ma i Mondiali sono anche l'occasione per fare il punto sulle ultime tendenze in atto nella produzione editoriale legata ai titoli di calcio e sport. Nel 2012 (ultimo dato Istat disponibile)
i titoli di argomento sportivo pubblicati sono stati 657 con 1,8 milioni di copie. Dati più recenti, ma che collocano questa produzione nella categoria «sport, hobby e tempo libero», indicano 1.227 titoli per il 2012, e 1.124 per il 2013. Siamo nell’ordine di poco meno di un migliaio di titoli tra manualistica sportiva, libri illustrati e biografie di personaggi che costituiscono, da un po’ di anni, il fenomeno emergente in questo settore. I veri e propri libri di sport usciti tra marzo 2013 e febbraio 2014 sono stati 961.
Per quanto riguarda la produzione italiana, la tendenza generale sembra essere quella di attingere per lo più a
storie passate e personaggi lontani nel tempo, con un caratteristico e diffuso
senso di nostalgia più o meno velata, di cui si percepisce la presenza anche nei giovani autori (fra l'altro «Republica» ha appena portato una collana di collaterali,
Autori nel pallone, che riprende alcuni dei romanzi più significativi dedicati al calcio tra cui
Febbre a 90 di Nick Horby e
Pensare con i piedi di Osvaldo Soriano).
Tra i primi e più prolifici autori italiani di storie legate al calcio non possiamo non citare il mitico
Gianni Brera, che, con uno stile narrativo unico, acuto e tagliente, rivoluzionò completamente il modo di raccontare lo sport.
Ma anche in anni più recenti, numerosi sono i giornalisti italiani che hanno saputo parlare ad appassionati e non: da
Darwin Pastorin con
Tempi supplementari (Feltrinelli, 2002),
L'ultima parata di Moacyr Barbosa (Mondadori, 2005) e il più recente
La mia Juve (Priuli e Verlucca, 2012) a Gianni
Minà, che proprio insieme a Pastorin scrisse l'intenso
Storie e miti dei mondiali (Franco Cosimo Panini, 1998), passando per
Cesare Fiume, inviato speciale del «Corriere della Sera» e autore di
Storie esemplari di piccoli eroi (Dalai Editore, 2011) e
Giorgio Tosatti, grande firma del giornalismo sportivo con
Tu chiamale se vuoi emozioni (Mondadori, 2005) e
Se questo è sport (Mondadori, 2008).
Spesso la narrazione parte da
eventi sportivi celebri, ben conosciuti non solo dagli appassionati e marcati in modo indelebile nell’immaginario collettivo, che rappresentano un pretesto
per riflessioni a tutto tondo come il camino dell’Italia ai Mondiali 1982, i goal di Maradona all’Inghilterra nel 1986, il dualismo tra Coppi e Bartali, le vittorie di Lauda con la Ferrari, ecc.
La sensazione è che il calcio di oggi si presti con maggiore difficoltà a diventare materia letteraria. Rivoluzionato dalla televisione, dal Web e da un flusso continuo di informazioni mediatiche,
forse il calcio ha oggi meno spazio per immaginare, raccontare e «ricamare» qualcosa che non è stato mostrato. In questo contesto sembra
fiorire rigoglioso il genere delle biografie o delle autobiografie dedicate a personaggi sportivi: prima presenti in numero relativamente limitato all’interno della proposta editoriale, in pochi anni si sono moltiplicate velocemente in Italia e nel resto del mondo.
Spesso si tratta di autobiografie
scritte dal protagonista insieme ad un giornalista sportivo come
Alessandro Alciato, autore di
Preferisco la Coppa (Rizzoli, 2009) insieme a Carlo Ancelotti,
Penso quindi gioco (Mondadori, 2013) insieme ad Andrea Pirlo,
Il meglio deve ancora venire (Rizzoli, 2014) con Walter Mazzarri e
Attaccante nato (Rizzoli, 2011) dedicato a Stefano Borgonovo;
Antonio Di Rosa, autore di
Testa Cuore e Gambe (Rizzoli, 2013) insieme ad Antonio Conte;
Maurizio Crosetti, che ha affiancato Alessandro Del Piero in
Giochiamo ancora (Mondadori, 2012);
Gianni Riotta, a cui Javier Zanetti ha raccontato la propria vita in
Giocare da uomo (Mondadori, 2013); e lo svedese
David Lagercrantz, che insieme a Zlatan Ibrahimovic ha firmato
Io Ibra (Rizzoli, 2011). Le autobiografie pure alla Alex Ferguson (
La mia Vita, Bompiani 2014) sono molto più rare.
Per contestualizzare la produzione italiana possiamo fare riferimento a due letterature che di calcio ne masticano, e non poco: quella
britannica e da quella
sudamericana. In comune, gli autori di due Paesi così lontani e così poco compatibili hanno forse la preservata capacità di inserire delicatamente lo sport all’interno della propria narrazione:
il calcio è quasi sempre presente, ma se da un lato non deve necessariamente essere protagonista, dall’altro riesce a non diventare mai banale, mantenendo intatta e potente la sua carica simbolica e la sua rilevanza sociale.