Meno 8,7% a valore e meno 7,3% a copie. Così a settembre i canali trade per tutta l'editoria italiana (maggiori dettagli nella presentazione Aie all'incontro ad un anno dall'approvazione della Legge Levi il 25 settembre scorso). E avevamo lasciato la piccola editoria a dicembre dello scorso anno a un meno 4,8% nella consueta indagine che Nielsen presenta a dicembre a Più libri più liberi.
Questo 2012 come sta andando per i piccoli editori? Da qui a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria in programma per il 6-9 dicembre prossimo, alcune interviste «doppie» faranno il punto della situazione e su quali interventi si possono immaginare (e fare) per tamponare la crisi in atto. Cominciamo con Enrico Iacometti (Armando editore e Presidente del Gruppo piccoli editori AIE) e Marco Cassini (minimum fax).

A settembre il mercato nei canali trade ha fato segnare un -8,7% si riconosce in questo andamento negativo?
Enrico Iacometti.
Certamente anche l’andamento delle nostre vendite è stato negativo, ha addirittura superato la media dell’8,7.  Credo che questo risultato sia comune a moltissimi piccoli editori con i quali abbiamo analizzato l’andamento del mercato.
Marco Cassini. Fortunatamente per noi non è vero. Il dato relativo all'andamento di minimum fax al terzo trimestre 2012 è assai positivo rispetto al 2011. Per correttezza va sottolineato che il fatturato della casa editrice nel 2011 era stato fortemente segnato da un aumento delle rese (dovuto a sua volta alla crescita straordinaria del fornito del 2010, anno in cui abbiamo avuto un best seller da oltre 300.000 copie vendute, Acqua in bocca, numeri assai distanti dagli abituali). Al di là del dato del fatturato, che al 30 settembre segna un +77,8% (che è il risultato di un +19% nel fornito e di un -28% nelle rese) il dato che ci dà ancor più soddisfazione è una crescita del 39% nel sell out, che aumenta addirittura del doppio se confrontato con il fornito. Quindi rispetto a una certa «timidezza» del mercato sono proprio i lettori a dimostrare di continuare a credere nella nostra offerta editoriale e culturale, acquistando più libri minimum fax che nel passato.

Quali sono, nella sua esperienza, le ragioni di questo trend di mercato nel 2011 e nei primi nove mesi del 2012?
Enrico Iacometti. Naturalmente le ragioni di questo trend sono da imputare alla crisi generale dei consumi che certamente penalizza anche il lettore, ma soprattutto le ragioni di questo andamento negativo sono legate all’anomalo risultato delle rese, notevolmente incrementate rispetto ai trend normali. La maggior parte  delle rese infatti risultano essere un alleggerimento di carattere finanziario operato dalle librerie che stanno finanziando il loro monte merci. Questa situazione è resa evidente soprattutto dalla quantità anomala delle rese di catalogo. Il fenomeno è negativo anche sul piano commerciale, perché diminuisce notevolmente l’assortimento dei titoli nelle librerie a danno soprattutto dei piccoli editori che non possono affidare le loro sorti ad un ipotetico best-seller.
Marco Cassini. Tornando dal particulare di minimum fax al dato generale della flessione del mercato, ritengo che si tratti dell'effetto della crisi complessiva che sta fortemente segnando ogni altro settore. Fuor di metafora, vorrei evitare che si finisca – come da più parti mi sembra si voglia fare – con l'additare come responsabile di questo calo la Legge Levi, che nell'ultimo anno ha cercato di imporre un tetto agli sconti praticabili sui libri (e dico che ha solo «cercato» di farlo perché moltissimi soggetti, soprattutto i soggetti dominanti, hanno trovato spesso ampi spazi per eludere facilmente la legge). Come molti altri editori (in particolar modo il gruppo dei Mulini a vento di cui minimum fax è parte) ritengo che la Legge Levi possa, e debba, ancora essere migliorata; ma cancellarla – o anche solo renderla più permissiva – sarebbe una catastrofe annunciata.

Come prevede che si muoverà il settore della piccola media editoria e/o la sua casa editrice nel 2013?
Enrico Iacometti. Dal punto di vista dei libri in uscita, non abbiamo notato particolare differenze tra l’andamento delle novità e il catalogo, questo conferma quando detto sopra a proposito delle rese.
Marco Cassini. L'editoria di qualità (senza distinzione di misura e di fatturato) ha la sua forza nella capacità di sapersi rinnovare, di proporre idee e contenuti che reggono alla crisi e che non durano una stagione. È vero che la crisi avrà l'effetto di ridurre la possibilità di fare ricerca e investire sullo scouting, ma al contempo forse si produrranno meno titoli (la speranza è che gli editori si limitino a quelli davvero indispensabili, e si tagli sul superfluo), si apriranno aree di intervento non più determinate solo dal potere di acquisto o dalla posizione di oligopolio; si renderanno accessibili degli spazi anche «semplicemente» alle idee migliori e agli editori più creativi: non soltanto a quelli più ricchi o più potenti.

La sua casa editrice ha mostrato andamenti particolari tra novità o il catalogo? E a livello di canali di vendita, quali sono quelli dove riscontra le maggiori difficoltà e quali quelli che stanno dando migliori risultati?
Enrico Iacometti.
A conferma di quanto detto in precedenza, che il calo del catalogo è essenzialmente imputabile alle rese finanziarie, ciò che riguarda le vendite e le percentuali tra novità e catalogo sono rimaste pressoché uguali ai trend consueti. Le maggiori difficoltà sono state riscontrate nei canali vendita delle librerie indipendenti, dove diversi esercizi hanno cessato l’attività e altri invece per insolvenza non sono più serviti dal distributore. I risultati migliori, naturalmente, avvengono nelle librerie on line in cui la diminuzione delle vendite è notevolmente inferiore alla media. Tutto ciò fin qui espresso, denota un settore in una crisi importante, in cui, secondo me, i risultati più deludenti riguardano l’editoria di cultura, l’editoria universitaria e comunque l’editoria alta. Le classifiche di vendita vedono nei primi 15-20 posti quasi sempre prodotti di grandi gruppi editoriali, imposti dal marketing di queste aziende. Intervenire in questa situazione, per gli editori delle nostre dimensioni e con la nostra produzione editoriale, può essere abbastanza complicato.
Marco Cassini. Pur avendo avuto diverse novità dell'anno in corso che ci hanno dato grandi soddisfazioni (dagli italiani Filippo D'angelo e Paolo Cognetti alle rivisitazioni di Gadda e Pasolini fatte da Fabrizio Gifuni; dalla monumentale biografia di Thelonious Monk alla riscoperta di Mary McCarthy fino al Manifesto degli economisti sgomenti) siamo soddisfatti di avere ben 12 titoli di catalogo nella top-20 dei nostri titoli più venduti quest'anno: da Il tempo è un bastardo di Jennifer Egan del 2011 a Una cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace che è addirittura del 1997, da Revolutionary Road alle opere di Malamud. Significa che i nostri libri durano nel tempo, che i librai continuano a crederci e non li rendono per far spazio a libri di attualità, che i lettori continuano ad aver fiducia nella nostra proposta. Come per tutti, è in grande crescita il mercato on line e in forte calo la GDO. La nostra stretta collaborazione con i librai indipendenti di tutta Italia (rafforzata anche grazie all'esperienza autodistributiva messa in piedi per il progetto del nostro nuovo marchio SUR) ha fatto sì che, contro tendenza, crescesse la quota di venduto dei libri minimum fax nelle librerie indipendenti rispetto alle catene.

Quali potrebbero essere gli interventi per mitigare questa situazione di crisi, e quali misure di «tamponamento» o ripresa si dovrebbero ipotizzare?
Enrico Iacometti.
Per affrontare il nuovo anno abbiamo comunque dovuto operare dei tagli sui costi per non penalizzare il programma editoriale in corso. Personalmente, ritengo che sia giunta l’ora di fare una riflessione seria sulla possibilità di avviare la realizzazione di una legge sull’editoria che non si limiti all’ormai stancante diatriba sconto sì - sconto no, ma che affronti tutte le problematiche necessarie e indispensabili per mantenere nel nostro paese una bibliodiversità degna di una società democratica e culturalmente evoluta.
Marco Cassini. A livello istituzionale, difendere e migliorare la Legge Levi (diminuendo le possibilità di sconto e di campagne; creando un credibile organo di controllo e di sanzione per chi viola la legge); dare un potere d'intervento al Centro del Libro spostando la sua area d'investimento dall'analisi di mercato a una concreta e fattiva azione per diffondere e incentivare la lettura nelle scuole; dare sostegno alle biblioteche che non sono certo un canale alternativo alle librerie e al mercato, ma un modo per creare (o educare) lettori. Evitare, soprattutto, che iniziative di grande impatto, finanziate peraltro con soldi pubblici e sostenute dalle principali associazioni di categoria come AIE e ALI, puntino sull'unica leva dello sconto, una banale scorciatoia che dimostra scarsa creatività e che punta su elementi sbagliati di appeal, diseducando i lettori anziché educarli al consumo consapevole dei prodotti culturali.