«Alle istituzioni chiediamo molto dal punto di vista concettuale, poco da quello economico, perché sappiamo che ci sono poche risorse. Chiediamo però attenzione per i nostri problemi: la realtà editoriale è grande e viene sempre tenuta in secondo piano» questa la valutazione – condivisa da molti editori (grandi e piccoli) – espressa da Marco Polillo in un’intervista rilasciata negli scorsi giorni ad Adnkronos.
Con questa premessa continuiamo la nostra inchiesta sul mondo della piccola e media editoria che fino a Più libri più liberi, la fiera della piccola e media editoria in programma per il 6-9 dicembre prossimo, ci accompagnerà attraverso alcune interviste «doppie» che esprimono le valutazioni delle singole case editrici relativamente ai cambiamenti e le trasformazioni del mercato. Gli editori coinvolti questa settimana sono Annamaria Malato (Salerno editrice, Roma) e Pietro Biancardi (Iperborea, Milano).
A settembre il mercato nei canali trade ha fatto segnare un -8,7% si riconosce in questo andamento negativo?
Annamaria Malato (Salerno editrice). Non credo ci sia nessuno in questo momento che può con onestà negare il periodo difficile che stiamo attraversando. Naturalmente la peculiarità dei singoli fa variare le percentuali, e la nostra flessione a settembre è minore (-3%) rispetto al mercato. Inoltre la Salerno editrice opera anche nel canale rateale, che pure subisce crisi, ma in maniera inferiore rispetto al trade.
Pietro Biancardi (Iperborea). I dati di sell-out di cui dispongo mi dicono che siamo in leggera crescita (+1%) sul 2011, a sua volta il miglior anno nella storia di Iperborea. A fronte anche, bisogna dirlo, di un aumento del numero di titoli pubblicati: siamo passati da 15 a 18. Al di là di questo, abbiamo notato un aumento medio dei resi (per la prima volta in 25 anni hanno superato il 20%) e un generale abbassamento del prenotato in prima battuta anche per titoli di sicuro successo, che poi però migliora con i rifornimenti subito dopo l’uscita.
Quali sono le ragioni di questo trend di mercato nel 2011 e nei primi nove mesi del 2012?
Annamaria Malato. Certamente una delle ragioni è il perdurare, o meglio l'aggravarsi della crisi economica, che in un primo tempo aveva lasciato fuori i lettori forti: anzi forse aveva riportato al centro dell’attenzione il libro, in quanto bene non effimero e destinato a rimanere nel tempo, rispetto ad altre più volatili categorie. Ora l'assenza di una prospettiva certa di uscita dal tunnel ha indotto ciascuno di noi a tagliare anche l'essenziale. Inoltre la diffusione dell'e-book comincia a guadagnare quote di mercato: i numeri non sono ancora significativi, è vero, ma la sostanziale incertezza nel futuro sul nostro ruolo e sulla nostra capacità di rimanere protagonisti della trasformazione digitale crea certamente inquietudine. Tuttavia ritengo che l'elemento principale per aziende come la mia, sia da cercare nella progressiva e incessante diminuzione del numero di librerie indipendenti. Per una casa editrice come la Salerno, caratterizzata da edizioni di alto valore culturale come i Commenti Danteschi, le Edizioni nazionali, da collane di classici come i Diamanti, o i Novellieri Italiani, trovare spazio sullo scaffale è sempre più complicato.
Pietro Biancardi. Ci sono due fattori decisivi. Il primo è banalmente la crisi economica che ha colpito tutti i settori dell’economia italiana e soprattutto i consumi interni. I più colpiti sono i beni durevoli, poi vengono l’intrattenimento e la cultura, purtroppo. Ma il libro è in crisi un po’ ovunque, e il motivo va cercato nella progressiva chiusura delle librerie indipendenti a favore della Gdo avvenuta nell’ultimo decennio. Dopo il primo passo della legge Levi, cosa aspettiamo a seguire gli esempi, anche internazionali, virtuosi?
Come prevede che si muoverà il settore della piccola editoria e in particolare la sua casa editrice nel 2013?
Annamaria Malato. Se è vero che la crisi può anche essere un'opportunità, il 2013 sarà per la Salerno editrice un anno molto importante, in cui verranno a compimento imponenti progetti editoriali cui lavoriamo da tempo. Il 27 novembre presenteremo i primi due libri della Nuova edizione commentata delle opere di Dante, un'opera monumentale che si concluderà nel 2020 per le attese celebrazioni per il settimo centenario della morte di Dante (2021). Accanto a questo naturalmente svilupperemo il settore della saggistica più divulgativa, con le collane dei Profili, degli Aculei e dei Sestanti, tra le altre. Mantenere intatto il proprio Dna, scegliendo con cautela i titoli da pubblicare ma senza retrocedere, mi sembra la strada più proficua da seguire per la piccola editoria nel suo complesso.
Pietro Biancardi. Di questi tempi le previsioni generali sono piuttosto difficili, ci sono troppi fattori politici ed economici in ballo. Per Iperborea mi viene più facile: abbiamo in programma nello stesso anno un libro per ognuno dei nostri autori bestseller: Björn Larsson, Arto Paasilinna, Kader Abdolah e Jón Kalman Stefánsson (un poker mai calato prima nel corso dello stesso anno), più almeno due esordienti molto promettenti: l’olandese Anne-Gine Goemans con La planata e il finlandese Tuomas Kyro con Il vagabondo e la lepre. Sapendo che il programma è questo, non posso non essere ottimista. In più stiamo preparando un festival di cultura svedese molto ambizioso, Caffè Stoccolma, e i nostri corsi di lingue nordiche registrano sempre il tutto esaurito.
La sua casa editrice ha mostrato andamenti particolari tra novità o il catalogo o da tra i canali di vendita?
Annamaria Malato. Tutti gli operatori sanno che molte librerie, in risposta alla crisi soprattutto nel 2011, hanno operato la scelta finanziaria di rendere agli editori ampie parti del catalogo. Questo ha accentuato ulteriormente il peso delle novità, che hanno vita sempre più breve. Di converso ha chiaramente penalizzato tutti gli editori di catalogo, quali noi siamo. Ormai perché un libro, anche di qualità, per incontrare il suo lettore deve obbligatoriamente scalare le classifiche. E perché ciò avvenga bisogna sempre più cogliere l'attimo. Questo è a mio avviso un segnale allarmante, in linea con la società di Twitter. Buoni risultati abbiamo ottenuto invece nel 2012 nella vendita rateale, soprattutto all'estero, e nelle vendite on-line, che registrano un trend in crescita costante.
Pietro Biancardi. Fino a due anni fa Iperborea realizzava oltre l’80% del suo fatturato sul catalogo. Negli ultimi due anni, avendo leggermente aumentato il numero di novità, questa percentuale è calata di qualche punto, ma rimaniamo sempre sopra il 70%. Il calo più drastico quest’anno l’ha subito la Gdo, dove noi non siamo però presenti, e quindi non abbiamo risentito del contraccolpo. Iperborea punta sempre molto sulle librerie indipendenti, con cui facciamo più della metà del nostro fatturato. E stiamo anche crescendo nelle librerie on-line, visto che lì il catalogo si muove sempre molto bene.
Quali potrebbero essere gli interventi per mitigare questa situazione di crisi, e quali misure di «tamponamento» o ripresa si dovrebbero ipotizzare?
Annamaria Malato. Certamente rispetto alle difficoltà economiche che hanno colpito i lettori forti, si sente in Italia la mancanza di una vera politica in sostegno della lettura e del settore. La legge Levi ha senz'altro regolamentato un aspetto importante, ma è solo uno dei tanti che può aiutare l'editoria e, direi, la diffusione della cultura nel nostro paese. Ci sono state, in un passato ormai quasi remoto, alcune valide proposte di una legge quadro che toccava tutti gli aspetti fondamentali per il settore, ma non hanno mai trovato terreno fertile sulla strada parlamentare. Mi auguro fortemente che il prossimo governo metta questo tra i primi punti, comprendendo che difendere la pluralità della proposta editoriale corrisponde alla difesa della pluralità culturale fondamentale in un paese democratico. Naturalmente a questo auspicio si accompagna la speranza che il 2013 ci porti fuori, come settore ma soprattutto come paese, da questa difficile congiuntura economica.
Pietro Biancardi. La crescita di un Paese (e non dico solo culturale, ma anche economica, visto che da un paio d’anni non si parla d’altro) passa per forza attraverso la cultura. E la cultura passa ancora principalmente attraverso il libro. Il sostegno al libro dovrebbe essere prioritario nell’agenda di qualsiasi governo, di destra, di sinistra o tecnico, come avviene nei paesi più virtuosi, come in quelli scandinavi, che noi conosciamo bene. Per me la ricetta è molto semplice: i soldi vanno messi nell’istruzione – scuola e università – e nelle biblioteche. E poi ci vuole una legge che imponga davvero il prezzo fisso e riduca le campagne per garantire la sopravvivenza delle piccole librerie.