Quando si pensa ad un Paese dove le politiche del libro funzionano, la gente legge e il governo è attento alle sorti delle librerie indipendenti, il pensiero corre immediatamente alla Francia.
Per questo per il numero del «Giornale della libreria» di novembre abbiamo preparto una lunga intervista a Richard Dubois, direttore commerciale e marketing di una delle catene di librerie più note in Oltralpe, le Gibert Joseph, che anticipiamo nelle domande salienti su questa newsletter.
Qual è l’andamento del mercato del libro francese?
Il mercato del libro, come in Italia, vive una fase di decrescita. Il 2012 si è chiuso con un -2% nelle vendite di libri cartacei, il 2013 quasi con un -3%, mentre per quanto concerne l’e-book, la crescita è stata appena del +2% tra 2012 e 2013, dunque ancora debole per supportare il settore in modo consistente. Tentando un’analisi complessiva, dal 2011 al 2013 assistiamo a un calo costante: in tre anni abbiamo scontato una perdita media di fatturato del 2% annuo. Il 2014 è iniziato molto male, ma è in ripresa. Siamo intorno al -4% sul primo semestre e probabilmente l’anno si chiuderà con un altro -2%. Sono segnali preoccupanti, è vero, ma è un mercato che comunque tiene anche se alcune indagini hanno dimostrato come la clientela che perdiamo, purtroppo, sia quella dei lettori forti.
Non è una crisi da spiegare e collegare quindi a quella economica?
No, non credo il motivo sia questo. Mi sembra piuttosto una crisi generazionale: i giovani non leggono necessariamente meno, ma leggono poco. I 30-40enni non sono vissuti in un contesto culturale in cui il libro aveva un ruolo di riconoscimento sociale, di miglioramento del proprio status, di agiatezza, come avveniva per la generazione precedente.
Secondo lei la guerra che si sta facendo contro Amazon interessa ai consumatori?
Il prezzo è il prezzo: è ovvio che i lettori siano sensibili alla possibilità di poter pagare di meno. A mio giudizio, però, Amazon non guadagnerà ulteriori quote di mercato in Francia, e pertanto rivolgerà i propri investimenti più all’e-book che al cartaceo. Per quanto concerne il gruppo Gibert Joseph, con i suoi oltre trenta punti vendita, posso dire che, nonostante tutto, tiene bene: lo scorso anno abbiamo chiuso con un -1% e quest’anno la catena sta realizzando il +3%. Si tratta di un buon risultato anche se probabilmente influenzato da due vicende assai negative: il fallimento del gruppo Virgin Megastore (26 negozi, nel 2013) e del gruppo Chapitre (sono state chiuse 19 librerie su 57). È possibile ci siano troppi attori, ma ogni volta che una libreria chiude è lo stesso mercato editoriale a essere in pericolo: ci sono cose che Amazon non può e non sa vendere.
Aurélie Filippetti si è dimessa, Fleure Pellerin l’ha sostituita. Cosa farà secondo lei il nuovo ministro: si allineerà alle posizioni anti-Amazon o sceglierà piuttosto la via del dialogo?
Prima di diventare ministro della cultura Fleure Pellerin lavorava già sulle problematiche connesse al libro digitale, in più è certamente meno «attaccata» al libro cartaceo della Filippetti. Credo che dietro le dimissioni della precedente ministra vi siano più motivi politici, di disaccordo con gli orientamenti di François Hollande, che, come hanno insinuato alcuni giornali, una fuga da un ministero quasi privo di fondi. Quanto alla Pellerin, è ancora presto per dirlo, ma mi sembra che dalle dichiarazioni rilasciate emerga una certa continuità con la sua antecedente.