
Le librerie indipendenti stanno vivendo un periodo molto particolare. In generale stanno andando meglio rispetto alle catene, in parte perché stanno riprendendo il ruolo di
punti di riferimento legati a un «territorio», in parte anche perché – in alcuni casi – sono state in grado di sfruttare meglio le nuove condizioni ambientali in cui versa il mercato librario: infatti, in questo nuovo contesto, una realtà più piccola si traduce in costi fissi ridotti e quindi maggiori possibilità di crescita, ovvero tutto il contrario rispetto a qualche anno fa, quando avere un minor assortimento era uno svantaggio rispetto ai grandi multistore. Certo
merito anche dei librai, che si stanno ingegnando per riportare i clienti nei propri negozi, organizzando promozioni e incontri che offrono qualcosa in più all’esperienza dell’acquisto («vantaggi competitivi», secondo la terminologia economica) e che danno un senso allo «sforzo» che il lettore di oggi fa per raggiungere la propria libreria di quartiere invece di andare comodamente sul proprio sito di e-commerce preferito e attendere il pacco sulla porta di casa: d'altronde, si compra sempre meno la merce fisica, si compra sempre di più l’emozione. Potrebbero essere segnali «deboli», destinati a restare tali; ma di certo meritano attenzione e una riflessione.
Ad esempio, di recente ha incuriosito l’apertura della libreria giapponese che vende
un solo titolo a settimana; oppure, qui in Italia,
la Librairie de l'Arabesque, un «negozio» che unisce abbigliamento vintage, ristorante, galleria d’arte; soprattutto a Milano, di situazioni del genere ne possiamo contare diverse, segno che i libri – con assortimenti non piccoli anche perché specializzati – non stanno più solo nelle librerie. Una ulteriore tendenza al superamento dei limiti fisici e concettuali della libreria si osserva – come ben segnala il monitoraggio fatto da Elisa Molinari e pubblicato col titolo
I social salveranno l’editoria? 21 buone idee per i librai di oggi (e di domani) – nell'utilizzo che i librai fanno dei social media, con l'obiettivo di creare community di lettori e di persone attorno alle loro realtà.
In questi giorni alla lista delle iniziative più curiose si aggiunge senz’altro la trovata di una libreria del Quebec, la Librairie Pantoute, che dal 19 settembre fino alla fine di ottobre farà
uno sconto del 15% a chi, per trenta minuti, si siederà a leggere un libro nella vetrina del negozio – fornita, ovviamente, di comoda poltrona e di abat-jour. I lettori interessati dovranno solo presentarsi (senza nemmeno un libro, la materia prima in negozio non manca) e cominciare a svolgere la propria attività preferita, al massimo un po’ infastiditi dagli occhi dei curiosi; le foto di alcuni dei lettori-testimonial sono poi raccolte in un album della pagina Facebook della libreria, oppure sul loro account su Instagram. Si può ben dire che l’idea stia riscuotendo un certo successo: i primi giorni si sono presentati talmente tanti lettori interessati all’offerta che i librai hanno dovuto organizzare dei turni e istituire un sistema di prenotazione.
Non si sa quale sia l’effettivo ritorno economico di questa iniziativa, come di molte altre; ma senz’altro danno l’idea della
creatività e della combattività di chi gestisce queste realtà indipendenti e vuole continuare a gestirle per molti anni a venire, così come sottolineano il fatto che la libreria, ormai, non sia limitata ai soli scaffali.
Laureata in Lettere moderne (con indirizzo critico-editoriale), ho frequentato il Master in editoria. Mi interessa la «vita segreta» che precede la pubblicazione di un libro – di carta o digitale – e mi incuriosiscono le nuove forme di narrazione, le dinamiche delle nicchie editoriali e il mondo dei blog (in particolare quelli letterari).
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