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Librerie

Il crowdfouding può salvare le librerie indipendenti?

di P. Sereni notizia del 5 novembre 2013

Attenzione, controllare i dati.

In tutt’Italia si stanno attivando «reti» di privati, associazioni e comuni cittadini che, in netta controtendenza rispetto a quanto emerso dall’ultima ricerca Eurobarometro secondo la quale l’80% degli italiani confessa di non partecipare ad alcuna attività culturale (la media europea è del 62%), si sono rimboccate le maniche per portare a galla il dramma di quelle librerie che, stroncate dalla crisi, stanno pensando di abbassare per sempre la serranda.
Neppure le librerie di una città ricca di vita culturale come Roma sono immuni dalla crisi e il caro affitto, unito alla forte concorrenza e alla riduzione della spesa per i libri (sempre secondo il dato di Eurobarometro che si basa su un campione di 26mila intervistati in tutt’Europa, la spesa per l’acquisto di libri è calata del 7% tra aprile e maggio scorso) ha mietuto in questi anni le sue vittime. Secondo i dati diffusi da Marcello Ciccaglioni, proprietario della catena Arion e presidente dell’Associazione librai italiani di Roma e Lazio, nella sola capitale in quattro anni hanno chiuso i battenti più di 50 librerie e oggi sono più solo 350 quelle rimaste nell'intera regione delle quali, con una sproporzione che apre inquietanti squarci su quella che può essere la diffusione della lettura fuori dalla città, ben 250 si trovano a Roma.
La soluzione potrebbe forse venire dallo sviluppo della logica degli eventi e dalle partnership con biblioteche e spazi pubblici come già accade in altri Paesi europei. Si tratta di un modo in fondo semplice per portare i libri dai lettori cavalcando l’interesse di quanti non hanno possibilità di recarsi in libreria, né a volte il libraio indipendente sommerso da bolle e scatoloni da preparare ha modo e tempo di organizzare.
E se la risposta fosse il crowdfouding? Negli States si tratta di un metodo abbastanza diffuso per racimolare fondi a sostegno delle più svariate iniziative e a Busto Arsizio, cittadina alle porte di Milano, una cordata di fedeli accoliti l’ha applicato alla storica libreria Boragno, aperta nel 1911 come cartolibreria e stamperia. La libreria è stata infatti rilevata da una cordata di appassionati, i quali hanno accettato di sottoscrivere 5 mila euro a testa per acquistare un ramo di azienda della vecchia attività.
Non così bene è andata alla Pecorini di Milano, storica libreria antiquaria che da Foro Bonaparte si sta in questi giorni trasferendo nella zona meno centrale della Bovisa. La Pecorini, come sa chi ci è entrato almeno una volta, non è solo una libreria: è una società di distribuzione per i libri di alcune storiche e raffinate case editrici come la Olschki, la Viglongo, Grimaldi e Scheiwiller ed è a sua volta una piccola casa editrice. Anche in questo caso determinante è stato l'aiuto di un affezionato cliente, come racconta Loredana Pecorini, la proprietaria, in una recente intervista uscita sul quotidiano «Il Giornale»: «Ho chiesto aiuto a molti amici che frequentavano la libreria e la casa editrice e sono stata fortunata perché un imprenditore, Davide Cavanna, che ha un'azienda di traslochi, mi ha offerto una sede alla Bovisa. Senza questa opportunità non sarei stata in grado di continuare questa attività».

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