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Librerie

Ecco perchè Amazon Source (per il momento) non arriverà in Italia

di L. Biava notizia del 19 novembre 2013

«Tante volte crediamo di essere piccoli e provinciali ma è da maggio che parliamo con Amazon per costruire un rapporto con le librerie indipendenti che possa sfociare nelle possibilità di vendere il Kindle percependo delle royalties sulle vendite digitali, ma le librerie sono state praticamente ignorate». Inizia così l’amara considerazione di Alberto Galla, presidente di Ali e libraio, che dopo la notizia del lancio del nuovo servizio Amazon Source rivolto proprio alle librerie indipendenti (americane), non nasconde la propria delusione per l’esito della trattativa portata avanti negli ultimi mesi con la filiale italiana del retailer di Seattle per il lancio di un analogo servizio. 

Perché l’ALI era interessata ad un accordo con Amazon?
Premetto che all’interno dell’associazione le posizioni dei librai rispetto alla vendita di e-reader in libreria sono molto diverse e vanno dall’entusiasta (pochi) all’inevitabile (molti) all’assoluto rifiuto. Amazon è solo una delle possibili strade che abbiamo tentato di seguire. Come associazione ci siamo interrogati e abbiamo deciso di essere molto laici, cercando di valutare tutte le opportunità in essere. Abbiamo dialogato con Mondadori che ci aveva prospettato la possibilità di vendere il Kobo, collegato però allo store di Segrate, anche nelle librerie indipendenti ma la cosa è sfumata così come i ragionamenti con un altro importante gruppo editoriale che aveva intenzione di importare in Italia il Nook di B&N prima che la catena di librerie americane dichiarasse di non voler più investire nel reader di proprietà. Non mancano neppure soluzioni come quella ideata da Giorgio Pignotti e Rinascita informatica per vendere direttamente gli e-book in libreria, facendoli pagare in cassa, che è la soluzione per il momento percorsa dalla maggioranza delle librerie che non hanno paura degli e-book.

Come sono andate le cose con Amazon?
Nonostante la discussione sia ancora aperta in Ali, è mia opinione che qualcosa vada fatto anche perché il digitale i clienti ce li sta già portando via, quindi tanto vale andare a letto con il nemico piuttosto che essere l’ultima ruota del carro. Proprio per questo dopo il Salone di Maggio abbiamo incontrato diverse volte sia i responsabili dei contenuti che degli e-reader di Amazon per intavolare una discussione che portasse ad un accordo per la vendita in libreria dei dispositivi a marchio Amazon riconoscendo una percentuale sull’hardware ma soprattutto sugli e-book acquistati attraverso il dispositivo ai librai che concludevano la vendita. Durante questi incontri non siamo stati neppure informati che di li a poco sarebbe stato lanciato un servizio analogo negli USA. Alla fine ci hanno semplicemente detto che non era possibile realizzare alcun accordo con le librerie italiane. Il motivo? Amazon, non può vendere dispositivi alle singole librerie ma solo gestire acquisti centralizzati.

Che idea si è fatto della vicenda?
Sono deluso per come sono andate le cose. Mi domando cosa voglia dire che il più grande retailer del mondo abbia problemi a mandare tre Kindle ad una libreria, magari mettendo nero su bianco modalità molto rigide rispetto ai pagamenti. Fra l’altro c’è il precedente di Hoepli che lo scorso anno ha raggiunto un accordo per vendere durante il periodo natalizio i Kindle… Detto ciò la mia delusione è cresciuta ancora di più quando ho saputo del lancio di Amazon Source. Torno a dire che da parte delle librerie non c'è la smania di andare «in braccio» ad Amazon ma si tratta pur sempre di uno dei principali competitor, non possiamo semplicemente ignorarlo.

Guardando a ciò che accade all’estero pare che quella dell'integrazione e della vendita dell'hardware in libreria sia la strada che al momento va per la maggiore.
Infatti. L’American Bookseller Association, che può contare sul portale Indiebound che ha aiutato i librai a dotarsi di meccanismi di e-commerce senza schiacciarli da costi troppo onerosi, ha concretizzato un accordo con Kobo per la vendita dei dispositivi e il riconoscimento delle royalties. I librai australiani hanno fatto una politica «anti-Kindle» mettendosi d'accordo con un produttore olandese e organizzandosi con un portale di e-commerce. Insomma, laddove i librai riescono ad essere tecnologicamente organizzati è possibile cercare accordi con un produttore e magari anche proporre un proprio dispositivo a marchio. Queste soluzioni però presuppongono l’attivazione di politiche di e-commerce centralizzate che al momento non abbiamo la forza di sostenere.

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