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Librerie

Bambini si legge! Intervista alla libreria Cuccumeo, vincitrice del Premio Roberto Denti alla libreria dell'anno per ragazzi

di L. Biava notizia del 20 maggio 2014

In un Paese dove non si legge le librerie per ragazzi sono vere e proprie roccaforti dove i bambini possono incontrare l'oggetto libro e avvicinarsi al piacere della lettura. A premiare ogni anno la migliore ci pensa dal 2014 il Premio Roberto Denti alla libreria dell'anno per ragazzi che è stato assegnato nei giorni scorsi alla Libreria per ragazzi Cuccumeo di Firenze.
Promosso da Aie e da «Andersen», il premio nasce, da un lato per sottolineare il ruolo e il valore di questi fondamentali presidi di cultura sul territorio, dall’altro per ricordare la figura e l'impegno di Roberto Denti (1924-2013), giornalista, scrittore e soprattutto, fondatore, insieme a Gianna Vitali, della storica Libreria dei ragazzi di Milano. Ne abbiamo parlato con Teresa Porcella, Bianca Belardinelli ed Elena Cavini, fondatrici e proprietarie della libreria fiorentina, che il prossimo 24 maggio nell’ambito della 33ma edizione del Premio Andersen ritireranno a Genova il premio.

Raccontateci la vostra libreria: come è nato il progetto e quali sono state le difficoltà e le soddisfazioni di questi primi tre anni di vita? 
La libreria Cuccumeo è nata il 5 marzo 2011 (il «GdL» l’aveva già intervistata nel 2012 qui l’interivista). L’idea è nata a Teresa il giorno di Pasqua del 2010, vedendo un negozio sfitto sotto casa sua in via Milanesi e, da abitante della zona, ha pensato che sarebbe stato bello che quel posto diventasse una libreria per ragazzi, nel quartiere 5. Così ha chiamato le altre due colleghe, che alla domanda «Perché non apriamo una libreria?» non si sono fatte pregare e…via! Ma questa follia di gruppo non nasce dal nulla. Sia insieme (come Associazione Scioglilibro), sia individualmente, ognuna di noi aveva già fatto un lungo pezzo di strada sul terreno della creazione del libro e della promozione della lettura. Difficoltà? Quelle che tutti sanno: economiche, per i costi di gestione di un negozio e della merce (sui cui margini inutile dire cose note); la fatica fisica e non (per esempio il tempo per leggere si assottiglia); nessun sostegno sul piano dei finanziamenti (non credete all’imprenditoria femminile…), l’invisibilità per gli enti locali, che spesso vedono il problema della sparizione delle librerie come un problema di categoria commerciale, prima ancora che di crisi culturale; la mancanza di tempo a fronte di una mole di lavoro molto alta.
Soddisfazioni? Essere ringraziate per aver aperto, per quello che facciamo e il modo in cui lo facciamo; l’aver dato vita a un progetto che ha la cultura e i bambini come centro; veder riconosciuta dalla clientela la qualità e varietà delle attività e dei libri proposti; cogliere che per molti si è un centro disponibile e «affettuoso» di riferimento. 

Per la prima volta quest’anno a calare è anche la lettura dei ragazzi (tra i 6-14 anni -7,4% «lettura di almeno un libro»). Secondo voi cosa può fare la filiera per aiutare i ragazzi a scoprire la lettura e a mantenere accesa questa passione?
Sicuramente bisogna continuare a lavorare su alcuni dei canali «standard» della promozione della lettura (lettura a voce alta, reading con musica e immagini, letture collegate a interazioni ludiche, festival letterari con spazi dedicati…). Cioè tutte quelle cose che, tradizionalmente, strutturano il piacere della lettura come dimensione collettiva e legata principalmente all’ascolto e all’interazione tra persone. Ma non è sufficiente. Bisognerebbe anche riaprire, per giovani e meno giovani, dei varchi di tempo libero che consentano di dedicarsi alla lettura individuale «calma» e introspettiva. E, accanto a questo, garantire una qualità della produzione editoriale più omogenea (forse anche più contenuta, meglio meno titoli, ma buoni) e una presenza fisica dei libri nei luoghi vissuti dai ragazzi (scuole e biblioteche, certo, ma anche bar, locali e media), in modo che l’oggetto libro diventi un’opportunità facile da incontrare e appetibile nel suo complesso. In questo senso, abbiamo lavorato molto perché la libreria fosse, anzitutto, un luogo d’incontro dove tutti possano trovare un loro spazio per riconoscersi. Bisogna smettere di considerare la letteratura per ragazzi e i libri per bambini categoria di serie B, negandole ancora e costantemente un riconoscimento paritario alla letteratura per «adulti». I quotidiani e i periodici per esempio smettano di ignorarla, negando ai loro lettori una porzione del panorama editoriale. 

La crisi è stata particolarmente dura per le librerie indipendenti. Secondo voi, quali della attività che svolgete o cosa del modo in cui avete impostato il vostro lavoro vi ha aiutato a tamponare gli effetti della crisi?
Di sicuro gli incontri con autori, illustratori, le proposte continue di laboratori e la formazione, offerta anche a genitori e insegnati e operatori del settore. La libreria deve sempre più configurarsi come un centro di servizi alla persona piuttosto che un mero punto vendita di libri (sennò non potrebbe reggere il confronto con le vendite on line o le librerie di catena che puntano sugli sconti…). E i libri, i buoni libri, sono un ottimo collante tra generazioni e favoriscono non solo lo scambio e la conoscenza reciproca, ma, soprattutto, fanno crescere lo spazio delle scoperte e della capacità di stupirsi e di stupire. Insomma: sono un buon distillato di gioia che può essere «sorbito» da tutti. Ci sforziamo di cogliere quali sono i bisogni della clientela, se possibile anticipandoli, mantenendo sempre alta la qualità. Fondamentale è e sarà sempre più l’elasticità e la varietà di proposta

La motivazione con cui vi è stato assegnato il premio è «Per aver saputo costruire, nel breve volgere di un triennio, un luogo capace di promuovere non solo la lettura e i libri, ma la cultura dell’infanzia e per l’infanzia nel suo complesso, articolando un ricco calendario di occasioni esito di fruttuose sinergie; per aver combinato la dimensione imprenditoriale con quella dell’animazione culturale divenendo, grazie alla molteplicità di competenze e passioni delle fondatrici, un punto di riferimento anche fuori dal proprio ambito territoriale». Ve la sentite di dare cinque consigli ai librai che gestiscono librerie per ragazzi? E alcuni, più in generale, alla categoria? 
Ai librai specializzati per ragazzi consiglio di:

  1. Iniziare strutturando delle competenze a 360° sul libro e dunque formarsi (noi lo abbiamo fatto non solo lavorando per anni alla produzione editoriale e alla promozione della lettura, ma frequentando la Scuola per librai Mauri a Milano e i corsi della libreria Centostorie di Roma).
  2. Strutturare i locali in modo caldo e accogliente, con facilità di accesso ai libri e con originalità nelle vetrine e nell’esposizione della merce che creino subito curiosità in chi guarda.
  3. Studiare bene il territorio in cui si opera.
  4. Non farsi depistare dallo stereotipo romantico dal lavoro del libraio come lavoro solo e puramente creativo. È un lavoro duro, anche fisicamente, ed è un esercizio commerciale che, in quanto tale, richiede una gestione economica attenta e consapevole.
  5. Dal punto precedente discende l’ultimo e fondamentale consiglio: dotatevi di un buon commercialista e, prima di iniziare, fate un piano economico per lo meno triennale!

 Per tutti i colleghi librai:

  1. Leggere di più, non farsi spaventare dalle altre strade (vedi il digitale e il Web) che stanno prendendo i libri, fare rete, dimenticandosi le tradizionali ripartizioni in librai specializzati e di catena, ricordandosi che facciamo tutti lo stesso mestiere. Se poi ce ne ricordiamo anche insieme agli editori, ai distributori, agli autori e, soprattutto, ai lettori, meglio. Questa filiera vive grazie al contributo di tutti!
  2. Compatibilmente con la questione economica, dare più spazio a titoli di catalogo e novità di piccoli e medi editori con progetti editoriali innovativi e originali.

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