
Ci capita spesso di parlare delle
difficoltà delle librerie indipendenti e delle tante soluzioni che dal
crowdfunding alla diversificazione dell’offerta fino alle nuove formule di librerie che portano i libri direttamente dove si trovano i clienti (citiamo
il caso di Pianissimo e rimandiamo alla ricca rassegna
Librai in viaggio di Serena Baccarin per un approfondimento) si cerca di inventare per rimpolpare un flusso di cassa che ha visto drammaticamente ridurre la propria portata negli ultimi anni.
E se la soluzione la proponesse, su un piatto d’argento, il gigante «cattivo» Amazon? Proprio negli scorsi giorni infatti è stato annunciato un nuovo programma riservato alle librerie indipendenti,
Amazon Source. In pratica, ai piccoli rivenditori che accetteranno l'accordo, Amazon venderebbe a prezzi scontati i suoi lettori di e-book Kindle, a patto però che i librai li rivendano a loro volta. Non solo: Amazon
si impegna a versare alle librerie indipendenti il 10% dei ricavi di ogni e-book acquistato sui dispositivi Kindle venduti da queste ultime. L'azienda di Bezos, probabilmente stufa di passare per il «distruttore di mondi», dichiara di farlo per salvare il business dei piccoli librai. Sarà vero? Abbiamo troppo pochi elementi per giudicare. Quello che possiamo fare, per rendere l’idea della situazione, è riportare una curiosità che Brand Stone riprende nel volume
Vendere tutto, Jeff Bezos e l’era di Amazon (Hoepli, 2013): se mai vi capitasse, in un viaggio negli States, di sentir dire «
to be Amazoned» sappiate che significa qualcosa come «restare a guardare impotenti mentre una start up di Seattle sottrae clienti e profitti al tuo business “brick and mortar” di negozio tradizionale».
Ma non è tutto perché giusto ieri Amazon ha sfondato un altro tabù dichiarando che, grazie ad un
accordo con le Poste federali americane, a partire praticamente da subito sarà attivo un nuovo servizio di consegna a domicilio che
recapiterà i pacchi anche di domenica. In base a un contratto esclusivo con Amazon (per ora), i postini consegneranno la merce ordinata via Internet in ogni giorno dell'anno, compresa la domenica. Il nuovo servizio parte subito a New York e Los Angeles, poi sarà esteso ad altre metropoli come Dallas, Houston, Phoenix, New Orleans.
Sicuramente siamo di fronte ad
un nuovo livello di servizio per gli store on line che, se fino ad oggi ci permettevano di ordinare merce anche alle tre del mattino, non potevano garantirci la consegna nei giorni festivi, per non parlare del fatto che anche l’asticella del nostro
consumismo imperante si è spostata più su di una bella tacca. D’altro canto è il mercato direbbe qualcuno. La stessa Posta, che pur dovrà provvedere col proprio personale alla consegna fuori orario, spera che l’accordo col retailer possa aiutare a mettere una pezza sui disastrosi risultati degli ultimi anni. Tra il 2008 e il 2012 il volume di lettere (First class, cioè posta prioritaria) è sceso del 21%. Questo calo del traffico ha pesato sulla perdita di 16 miliardi di dollari nell'ultimo bilancio. La Posta spera così di riguadagnare terreno anche nei confronti dei principali competitor: per il momento né FedEx né Ups né Dhl lavorano infatti di domenica.