Lunedì scorso Messaggerie Italiane ha compiuto cento anni e per l'occasione ha annunciato la nascita della Fondazione Umberto ed Elisabetta Mauri che assume la gestione della Scuola per Librai e si propone l’obiettivo di coinvolgere in misura crescente gli attori del panorama editoriale e librario mondiale proseguendo e incrementando il progetto di formazione professionale. Ne abbiamo parlato con Achille Mauri, alla guida della neonata Fondazione.
Perché nasce la Fondazione Umberto ed Elisabetta Mauri?
La scelta di creare la Fondazione è nata in primo luogo per dare alla Scuola una dimensione più europea. La Scuola da sempre intrattiene relazioni con i colleghi stranieri che spesso sono ospiti del seminario veneziano alla Fondazione Cini. Il passo successivo è ora consolidare queste esperienze per ottenere risultati sinergici. D’altra parte il coinvolgimento della Scuola UEM in numerose iniziative di promozione del libro e della lettura, ultima in ordine di tempo Bookcity a Milano, ci stava chiedendo di iniziare ad adottare una forma analoga a quella di altri operatori simili nel settore.
Cosa comporterà la creazione della Fondazione per le attività della Scuola UEM?
Non cambieremo la felice impronta dei primi 31 anni. Consapevoli delle esigenze e delle oggettive difficoltà dei librai, accanto ai corsi tradizionali di cui la Scuola si fa promotrice vorremmo iniziare a proporre consulenze ad hoc per le varie librerie. Spesso infatti per i librai è difficile trovare il tempo per assentarsi dal negozio oppure, viceversa, avere modo una volta tornati da un corso di diffondere anche agli altri colleghi quanto appreso. Per questo stiamo pensando di portare gli esperti che collaborano con la Scuola direttamente nelle librerie: si comporteranno come mystery shopper e valuteranno il funzionamento del punto vendita. Alla fine dell’analisi raduneranno il personale e discuteranno con loro di come è possibile migliorare assortimento, servizio al cliente, layout del negozio e così via. Penso si tratti di una bellissima novità che mette insieme le esperienze che nascono dal basso e questo è molto importante. Credo dovremmo valorizzare sempre di più lo scambio che in questi oltre trent’anni i docenti della Scuola hanno impostato con i librai partecipanti. Vorrei che si iniziasse a chiedere ai librai quale è la loro libreria ideale, proprio come ha insegnato Olivetti che chiedeva all'operaio come si può migliorare la macchina, non all'ingegnere. Il vero patrimonio della Scuola è, non tanto quanto abbiamo insegnato, ma quanto abbiamo imparato dai librai.
A questo proposito, come pensa che si evolverà la figura del libraio?
Il libraio è già un bravissimo professionista. Semplicemente, proprio come sta accadendo a tutto il settore, non può permettersi di scollegarsi da quello che gli accade intorno: le nuove tecnologie, i social network sono strumenti che dovrà imparare a usare sempre meglio. Sapere chi è che gli passa davanti e capire come attrarlo in libreria, questo è il vero grande obiettivo di cambiamento per tutte le librerie d'Europa.
Il libraio del futuro, quindi, è un professionista capace di creare engagement col cliente.
Il libraio di domani sarà lo stesso di oggi. In questo momento di recessione il libro non ha pagato di più di tanti altri beni di consumo. L'idea che non si legga più è pazzia! Se c'è un paicere che non crea dipendenza ma indipendenza è proprio la lettura e basta guardare e tabulati di Messaggerie per capire che in Italia non si è mai smesso di leggere.
A proposito di Messaggerie Italiane, come vede i prossimi cento anni dell’azienda?
Sono sicuro che tra cento anni Messaggerie sarà ancora qui. Se non hanno futuro le Messaggerie, non ha futuro il nostro Paese: rappresentiamo talmente tanti editori che sosteniamo una bella fetta della cultura nazionale.
Il primo corso del 2014 è stato, come da tradizione, dedicato a chi vuole aprire una libreria. Pensa che abbia ancora senso aprire una libreria oggi?
Assolutamente sì, perché quello del libraio è un mestiere bellissimo. È molto meglio del farmacista, per esempio: quello vende delle etichette, noi dei contenuti. Si tratta di un mestiere che non si fa per soldi ma ci si mette la vita dentro e la vita vale e si ricompensa due volte, perché ti permette di vivere vendendo una medicina straordinaria. Ogni libraio è un po’ un medico o uno psicologo che per lavoro cerca di somministrare a ciascuno la medicina giusta: andiamo in libreria per cercare ciò che non sappiamo, non per trovare ciò che vogliamo.
Un'immagine del Seminario di Perfezionamento 2014. Credits: Aleide Web Agency