Il graphic novel, genere letterario che piace sempre di più ai lettori e ai librai, è finito da qualche anno a questa parte sotto i riflettori. Se il mercato per il momento è ancora contenuto e i titoli rappresentano il 10,8% della produzione totale di fiction, sembra infatti di poter leggere in contro luce una chiara tendenza alla riscoperta (o forse dovremmo dire alla scoperta) di un genere che a lungo è stato sottovalutato dai meno esperti e confuso nella sua specificità.
Ormai non è una rarità che titoli di graphic novel arrivino nelle classifiche di varia (su tutti basti citare il caso di Zerocalcare e di Bao Publishing) e neppure che gli vengano dedicate, magari nella sua declinazione di graphic journalism, vere e proprie collane di collaterali allegati a quotidiani nazionali (pensiamo alla recente iniziativa del «Corriere della sera»). D'altro canto i romanzi grafici non si comprano solo in fumetteria (anzi non è proprio questo il canale di riferimento) e si trovano oggi prevalentemente sugli scaffali delle librerie, anche se non sempre nell'ordine più razionale.
A dare il la a questa riflessione è l'e-book Romanzi disegnati. Rapporto sul graphic novel 2013, la prima indagine completa su questo segmento di mercato che traccia le coordinate di una riflessione più vasta. Ne abbiamo parlato con alcuni degli editori e dei giornalisti che hanno partecipato alla ricerca (L. Biava).
Quali sono le problematiche maggiori del mercato della graphic novel oggi e quali possibili soluzioni vede?
Michele Foschini (Bao Publishing). Innanzitutto un romanzo grafico ha costi di produzione superiori a quelli medi di un libro di varia. In primis perché quando si commissiona un’opera ex novo non si può sperare che qualcuno abbia già un fumetto nel cassetto, come invece spesso capita per un romanzo. Quindi bisogna prevedere un investimento finanziario iniziale per la sua realizzazione che altri settori della varia (narrativa, saggistica, ecc.) hanno in misura minore o non hanno affatto. Anche il costo di stampa è più alto, soprattutto quando si parla di grossi volumi rilegati e a colori. E quando, come nel nostro caso, si ha una particolare attenzione agli elementi di qualità del prodotto.
Per rientrare dal maggiore investimento non possiamo rivolgersi solo a un pubblico già fidelizzato. Dobbiamo rivolgerci a un lettore (e cliente) assolutamente normale e trasversale, facendogli pensare che il fumetto faccia parte della sua vita, senza «scusarci» per la differenza di linguaggio narrativo che gli proponiamo.
D’altra parte, una ventina e più anni fa, il mercato dell’editoria per l’infanzia aveva un problema simile a quello dei romanzi grafici di oggi, sebbene il settore non dovesse certo essere sdoganato. Era invece necessario che si affermasse come una parte «legittima» del commercio dei librai. Adesso l’editoria per l’infanzia rappresenta oltre il 20% del fatturato delle librerie di varia e quindi è una forma estremamente riconosciuta e riconoscibile, anche se non sempre compresa e studiata in maniera attenta dal libraio.
Oggi è più necessario «spiegare» a librai e clienti il prodotto «libro per l’infanzia». Il nostro obiettivo è che anche il prodotto fumetto venga riconosciuto allo stesso modo. Un’operazione possibile fornendo ai librai gli strumenti per capire cosa è buono e cosa no, cosa ha del potenziale e cosa invece si rivolge ad un pubblico di nicchia. Mi pare l’unica soluzione per far sì che quell’angolino ancora marginale nelle librerie, ma quasi sempre presente, diventi invece uno snodo vivace, con una buona rotazione delle novità da un lato, ma anche con presenze solide e importanti di catalogo dall’altro. Questa per noi è una politica fondamentale e credo che dovrebbero abbracciarla in molti: libri meno estemporanei e di maggiore significatività delle proposte in senso assoluto.
Dal punto di vista di Tunué, qual è il peso dei graphic novel nei diversi canali?
Emanuele di Giorgi (Tunué - Editori dell'immaginario). Per Tunué, nel 2013, il canale di vendita più importante dovrebbe ritornare a essere quello delle fiere e altre vendite dirette, seguito dalle librerie di catena, fumetterie, librerie indipendenti e vendite on line. Rispetto al 2012, però c’è stato un forte aumento delle vendite on line e uno leggero di quelle nelle fiere, mentre invece c’è stato un calo nelle vendite di catena, perché Feltrinelli non è stato più il grosso traino come nell’anno passato, ma stessa sorte è capitata anche alle librerie indipendenti per via delle molte chiusure e difficoltà. Il canale fumetterie è in linea con l’anno passato, mentre il digitale rappresenta ancora una goccia nel mare, ma è in decisa crescita. L’elevata quantità di vendite nelle fiere è sicuramente un dato anomalo. Per spiegarlo lo unirei a una nostra indagine che abbiamo svolto durante diversi eventi fieristici Lucca Comics & Games (circa 200.000 presenze), Napoli Comicon (più di 50.000 presenze), Romics (circa 150.000 presenze sommando le due edizioni) e altre fiere minori sparse in tutta Italia, in cui chiedevamo ai frequentatori se avessero già una lista di libri da comprare o se lasciassero attirare direttamente lì durante la manifestazione.
La stragrande maggioranza di lettori ha risposto di non aver già in mente un elenco di titoli, ma di effettuare gli acquisti trasportati dai libri sfogliati sul momento, proprio come accade in libreria. La sensazione è che, vista l’enorme mole di persone che frequentano le fiere sia nazionali, che locali, né le librerie, né le fumetterie, strozzate finanziariamente dall’impossibilità di rendere i libri, siano in grado di fornire loro un’adeguata offerta di titoli sia da un punto di vista quantitativo, che qualitativo
Il graphic journalism può candidarsi a nuov forma di collaterale?
Luisa Sacchi (Responsabile area collaterali del «Corriere della Sera»). Il mondo dei fumetti rappresenta un mercato ricco e interessante per i collaterali in edicola. Un segmento che il «Corriere della Sera» ha esplorato con diverse iniziative, volte a diffondere attraverso questo canale – che non è quello delle fumetterie e delle librerie ma intercetta un pubblico diverso – autori e titoli che hanno svolto una parte importante nella cultura del nostro Paese. Tra l’altro sempre con buoni risultati di vendita. In particolare teniamo monitorato con grande attenzione ciò che sta avvenendo nel panorama del graphic journalism, genere che raccoglie opere così puntuali e così vicine alle tematiche di cui il quotidiano si occupa ogni giorno.
Proprio l’idea che argomenti e reportage di tipo giornalistico venissero interpretati con dei livelli qualitativi molto alti da alcuni degli autori che si ascrivono al filone del giornalismo a fumetti ha costituito per noi la leva da cui partire per farci delle domande sulle potenzialità offerte da questo mezzo espressivo.
Questa nostra ricerca durava ormai da un po’ di tempo, ma non avevamo il coraggio di concretizzare i nostri progetti in una vera e propria collana. Le cose sono cambiate quando, da più parti, abbiamo cominciato a cogliere segnali incoraggianti, per cui ci sembrava che il graphic journalism potesse riscuotere anche un buon successo di pubblico oltre che di critica.
Ad esempio il nostro inserto culturale domenicale, «La Lettura» – che per noi è un importante laboratorio per lo sviluppo di nuove tematiche – ha dedicato ampio spazio al graphic journalism ottenendo risposte interessanti da parte dei lettori che ci hanno scritto, fatto domande e chiesto approfondimenti.(Interviste a cura di E. Vergine)