
Notizie sconfortanti vengono dall’Iran dove
la poetessa Sepideh Jodeyri, che ha tradotto
Il blu è un colore caldo dell’autrice francese Julie Maroh,
è vittima di censura e minacce nel natale Iran, dove l’omosessualità è un reato punibile per legge.
Il blu è un colore caldo è un romanzo grafico che racconta la storia d’amore tra la giovane Clémentine, dolce, timida, in cerca di sé stessa e la forte e risoluta Emma dai capelli tinti di blu. La vicenda, raccontata con infinita delicatezza, affronta il
tema dell’omosessualità femminile in maniera quasi trasversale perché si concentra soprattutto sulle difficoltà, i turbamenti e le gioie che qualsiasi adolescente incontra durante il suo percorso di crescita, indipendentemente dalle preferenze sessuali. L’omosessualità di Emma e Clémentine è quindi solo uno dei mille sfaccettati aspetti di una storia d’amore come tante, in cui è facile riconoscersi. Il punto forte di questo libro è proprio il suo essere romanzo prima che opera di denuncia, presentando le difficoltà e le discriminazioni affrontate dalle protagoniste per la loro omosessualità come qualcosa di assurdo, crudele e soprattutto ingiustificato perché, prima che il loro essere lesbiche, sottolinea con forza il loro essere umane.
In Iran la traduzione del romanzo ha scatenato le
reazioni di milioni di conservatori e la poetessa Sepideh Jodeyri, che ha tradotto il testo mentre era in Europa per la casa editrice iraniana Naakojaa (con sede a Parigi), è stata minacciata pubblicamente da più media religiosi iraniani. «Sephideh Jodeyri sostiene l’omosessualità… Come possiamo permettere a una persona del genere di essere pubblicata in Iran?» scrive il sito conservatore
Aviny film.
Le opere e il nome stesso della poetessa sono stati banditi dalla censura nel suo Paese d’origine. «Abito in Repubblica Ceca. Al momento della traduzione la mia vita non era soggetta alle leggi dell’Iran ma a quelle dell’Europa. Motivo per cui ho pensato da donna libera» si difende Sephideh Jodeyri in un’intervista per
Mademoiselle.com «Naturalmente sapevo che ci sarebbero state reazioni, ma non credevo sarebbero state così forti. Innanzitutto perché il libro è stato pubblicato da un editore iraniano, ma a Parigi, poi perché il nuovo governo dell’Iran, quello di Hassan Rohani, è un po’ più moderato di quello di Mahmoud Ahmadinejad».
L’autrice del libro, la francese Julie Maroh, ha commentato l’accaduto
sul suo blog sottolineando come sia
intollerabile che fatti del genere passino sotto silenzio in quanto violano la libertà di ciascuno di noi di esprimersi, leggere, scrivere e soprattutto amare.
Purtroppo però in Iran questi diritti fondamentali sembrano ancora in discussione, ne è un esempio ulteriore il fatto che
Salman Rushdie sia ancora condannato a morte dalla sentenza di fatwa pronunciata dall’Ayatollah Komeini nel 1989, come reazione alla pubblicazione de
I versi satanici.
Dopo il tragico
attentato alla redazione di «Charlie Hebdo» Rushdie ha dichiarato: «La religione, una forma di irrazionalità medievale, combinata con le armi, si trasforma in una minaccia per la nostra libertà».
Appassionata di fumetti, videogiochi e serie tv: sono la quintessenza della parola "nerd”. Dopo la laurea in Lettere presso la Statale di Milano sono stata catapultata nell’universo di Aie e del Giornale della libreria per cui ho scritto, editato, digitalizzato, organizzato mostre e parlato a convegni e sono riuscita anche a pubblicare un report sul mercato del graphic novel in Italia. Ora sono Responsabile marketing e comunicazione di un’azienda che opera in campo edile… ma continuo impunemente a leggere fumetti e a coltivare la passione per l’editoria.
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