Si è concluso da pochi giorni
Livre Paris, il salone del libro di Parigi, durante il quale – come d’abitudine – sono stati presentati i dati del
barometro sulla lettura digitale nel Paese, condotto per la nona volta da Sne (Syndicat national de l'édition), Sgdl (Société des gens de lettres) e Sofia (Société française des intérêts des auteurs de l'écrit).
Tra i comportamenti emergenti messi in risalto dalla ricerca, s’impone quest’anno la lettura in ascolto. In particolare, un sondaggio condotto tra il 30 gennaio e il 19 febbraio 2019 – inizialmente su un campione di 2.033 persone, dal quale sono stati poi estratti i 317 utenti «effettivi» cui porre le domande pratiche – ha rivelato che il 14% della popolazione francese di età superiore ai 15 anni ha ascoltato almeno un audiolibro nell’anno in corso (7,7 milioni di persone). Un ulteriore 7% ha intenzione di farlo.
Se in una prospettiva di genere il consumo editoriale in cuffia si distribuisce equamente tra donne e uomini, una lieve dominanza si osserva nella classe socioeconomica «CSP +» – grossomodo sovrapponibile con quella che in inglese chiameremmo upper middle class – e tra i residenti dell’Île de France, la regione attorno alla capitale che produce circa un quarto del prodotto interno lordo francese; il cui reddito pro capite – oltre ad essere di gran lunga il più elevato tra le regioni francesi – supera del 70% la media europea.
Contrariamente alla vox populi che vorrebbe l’audiolibro come supporto indicato per le persone più adulte, il suo consumo, in Francia, diminuisce con l'età: è il 21% di chi ha 15-24 anni ad averne ascoltato almeno uno, contro il 15% dei 35-49enni e il 9% degli ultrasessantacinquenni. Nella maggior parte dei casi, poi, la pratica dell’ascolto si manifesta come un comportamento estremamente recente: è più della metà degli attuali ascoltatori (51%) a dichiarare di non averne fruito nessuno solo un anno fa, ad esempio.
In maniera non dissimile rispetto a quanto avviene per chi consuma e-book, anche gli ascoltatori di audiolibri sono tendenzialmente «lettori forti», tanto che il 29% di loro legge più di 20 libri stampati l'anno (contro il 22% dei francesi in generale).
Sul fronte delle finestre – spaziali e temporali – di fruizione, la maggior parte degli ascolti si concentrano sul momento dello spostamento tra casa e lavoro (e ritorno), in particolare con riguardo al trasporto pubblico. Gli smartphone, device nomade per eccellenza, sono i dispositivi di lettura preferiti (43%), seguiti da tablet (33%) e laptop (31%). Il sondaggio, inoltre, mette in luce il già significativo tasso di ascolti che passano per gli smart speaker (10%).
Per quanto riguarda, infine, la modalità d’acquisizione, a primeggiare è il download (pagante) dell’audiolibro in formato digitale (34%), seguito dal prestito in biblioteca (30%), quello personale (17%) e l’acquisto di audiolibri fisici (14%).
I lettori digitali, nel complesso, risulterebbero anche abbastanza onesti: il 69% riferisce di non aver mai fatto ricorso a un libro elettronico (audio o meno) piratato. A motivare il comportamento probo, essenzialmente il rispetto del diritto d’autore. E se l’accesso all’offerta illegale riguarda comunque un 22% dei lettori (peraltro in crescita del 5% rispetto alla rilevazione precedente) a giustificarla è più che altro l’indisponibilità – sui canali legali – dei titoli cercati. Una pirateria etica, verrebbe da dire.
Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.
Guarda tutti gli articoli scritti da Alessandra Rotondo