Troppi paradisi, il romanzo di Walter Siti che conclude la trilogia iniziata con Scuola di nudo (1994) e Un dolore normale (1999), considerato dalla critica un titolo chiave della letteratura postmoderna italiana, sarà tradotto in inglese e attualmente è alla ricerca di un editore. Il traduttore si chiama Brian Robert Moore, ha meno di 30 anni ma ha al suo attivo già due importanti lavori: la traduzione di Appuntamento a Positano, di Goliarda Sapienza, e quella di Tetto Murato, di Lalla Romano. Attualmente Moore sta lavorando alla traduzione di due opere di Michele Mari, Tu, sanguinosa infanzia e Verderame, per cui si è aggiudicato una residenza a Roma nella Casa delle Traduzioni, iniziativa di Biblioteche di Roma. Entrambe le opere – in Italia per Einaudi – verranno pubblicate dalla casa editrice And Other Stories.
Adesso, per la traduzione di Troppi paradisi (l’editore italiano che oggi detiene i diritti è Rizzoli), Brian Robert Moore ha ottenuto il National Endowment for the Arts Translation Fellowship, la borsa statunitense forse più prestigiosa per la traduzione di opere letterarie. Grazie al sostegno ricevuto, nei prossimi due anni potrà quindi dedicare parte del suo tempo alle pagine del terzo romanzo dello scrittore e critico letterario modenese. «Questo riconoscimento è importante per diversi motivi» spiega Moore. «Mi consente di tradurre un testo di grande valore, un testo per me importantissimo ma per cui non è immediato trovare l’editore adatto. L’aiuto finanziario mi permette infatti di iniziare a lavorare sul testo non come hobby, o nei ritagli di tempo, ma come parte del mio lavoro pagato. D’altra parte, un riconoscimento del genere è come un timbro di approvazione che rende più semplice trovare un editore anglofono che saprà valorizzare il libro nel modo giusto».
«Ci auguriamo che il premio al lavoro di Brian Moore sia l’occasione decisiva per vedere finalmente l’opera di Walter Siti pubblicata in lingua inglese» spiegano dalla casa editrice Rizzoli. «Era il 2019 quando entrammo per la prima volta in contatto con Brian Moore. Ci chiedeva l’autorizzazione a tradurre un estratto del romanzo Troppi Paradisi di Walter Siti, allo scopo di promuovere il libro presso un editore americano di sua conoscenza. Si presentava come un’occasione da cogliere, senz’altro utile per dare all’opera di Walter Siti una ulteriore possibilità di essere presa in considerazione dagli operatori del mercato editoriale anglofono. Il riconoscimento a Brian Moore del National Endowment for the Arts Translation Fellowship per la traduzione di Troppi paradisi ci darà sicuramente modo di tornare a parlare di Walter Siti e del suo romanzo tra gli editori di tutto il mondo».
La vicenda di Brian Robert Moore – che dal 2015 al 2019 ha lavorato in Italia, all’interno del gruppo GeMS – è interessante perché consente di raccontare una delle strade forse meno battute per l’internazionalizzazione dell’editoria italiana, ovvero la possibilità per i traduttori di accedere a borse e finanziamenti da parte di istituti stranieri – in questo caso americani – che possono «spingere» testi di non sempre facile commercializzazione all’estero. In effetti il National Endowment for the Arts Translation Fellowship non è il primo riconoscimento del genere ottenuto da Moore: nel 2021 si era aggiudicato il PEN Grant for the English Translation of Italian Literature per la traduzione di Tetto Murato, il romanzo di Lalla Romano. «Dopo pochi mesi – racconta – è stato siglato il contratto con l’editore di lingua inglese Pushkin». Il Giornale della libreria aveva raccontato la vicenda in questo pezzo. Il romanzo sarà pubblicato all’inizio del 2023 in Gran Bretagna e poi negli Usa. Nel caso del PEN, esistono borse riconosciute ai traduttori indipendentemente dalla lingua di provenienza, ma anche una borsa specifica per la traduzione dall’italiano.
«Oggi nel mondo anglofono c’è un forte interesse per la letteratura italiana – spiega Moore – con autori sempre più conosciuti. Ma proprio perché esiste questo interesse, è importante rivelare che i testi attualmente tradotti non sono il quadro completo, mancano ancora pezzi fondamentali. Questa è per me una sfida importante, Walter Siti è lontanissimo da una certa idea di cosa è la letteratura italiana. E Lalla Romano, forse un po’ dimenticata anche qui in Italia, negli Usa praticamente è sconosciuta, anche se le sue opere hanno una potenza emotiva che io definirei universale».
A Rizzoli, intanto, sottolineano che anche un altro romanzo fondamentale di Walter Siti, Resistere non serve a niente, Premio Strega 2013, a oggi non ha un’edizione in lingua inglese: «Difficile da credere, vero? Anche in questo caso sarà presto disponibile una traduzione inglese di grande qualità, a opera di Anthony Shugaar. La complessità linguistica e la profondità di analisi delle opere di Walter Siti non sono facili da rendere in un’altra lingua. Quando traduttori esperti, attenti e motivati come Brian Moore e Anthony Shugaar scelgono di tradurle, la nostra fiducia di riuscire a trovare finalmente un buon editore di lingua inglese non può che aumentare».
Sono nato a Genova e vivo a Milano. Giornalista, già addetto stampa di Marsilio editori e oggi di AIE, ho scritto per Il Secolo XIX, La Stampa, Internazionale, Domani, Pagina99, Wired, Style, Lettera43, The Vision. Ho pubblicato «Figli dell’arcobaleno» per Donzelli editore. Quando non scrivo, leggo. O nuoto.
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