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Internazionalizzazione

Trieste, Tokyo, Taipei. Gli altri Orienti di Federica Manzon e Laura Imai Messina

di Alessandra Rotondo notizia del 7 marzo 2025

«È stata un'esperienza molto bella, ho scoperto che molte questioni del nostro confine orientale trovano qui sorprendenti parallelismi» risponde Federica Manzon quando, al rientro dalla Taipei International Book Exhibition, le si chiede com’è stato raccontare Trieste a Taiwan. Manzon lavora con i libri da quasi vent’anni, da due è direttrice editoriale di Guanda e nel 2024 ha vinto il Campiello con Alma (Feltrinelli), un romanzo in cui Trieste è molto più che fondale: è protagonista.

«Come Trieste, anche Taiwan è un'isola tra mondi diversi, con una storia complessa fatta di territori passati sotto domini differenti. Se Trieste ha vissuto il passaggio dall'Impero austro-ungarico all'Italia, con il rischio di finire sotto la Jugoslavia, Taiwan ha attraversato il dominio giapponese e vive tuttora un rapporto complesso con la Cina. Come gestire un passato ingombrante? Come fare in modo che non diventi un’ombra opprimente, ma una risorsa viva? Sorprendentemente, ho trovato molte somiglianze tra la nostra storia e la loro».

Alla Fiera internazionale del libro di Taipei Manzon è andata per la prima partecipazione dell’Italia Ospite d’Onore, come parte di una delegazione di 11 autrici e autori, tra cui anche Laura Imai Messina. Con loro due, dagli «altri Orienti» a cui sono legate, abbiamo voluto raccontare (ancora: qui lo avevamo fatto con le case editrici) questa esperienza collettiva.

«Taipei è stata un'occasione preziosa per scoprire una realtà asiatica diversa dal Giappone» racconta Imai Messina, che in terra nipponica si è trasferita vent’anni fa e lì ha scritto praticamente tutti i suoi romanzi. «Anche se in pochi giorni non si può capire tutto, sono rimasta colpita dal rapporto di questo Paese con i libri. Ho percepito un entusiasmo raro, che sarebbe di grande ispirazione per l'Italia e l'Europa».

Un altro aspetto positivo, continua Imai Messina, è stato incontrare altri scrittori e scrittrici, e in generale operatori della filiera editoriale di altri Paesi. «In Italia mi confronto sempre con persone molto vicine alla mia esperienza di scrittura, mentre qui ho potuto dialogare con autori dai temi e stili molto diversi, parlando di editoria, del loro lavoro e delle traduzioni in modo nuovo e stimolante».

Partecipare alle fiere internazionali come editor, le fa eco Manzon dalla sua duplice prospettiva di scrittrice e direttrice editoriale, è sempre un’occasione di apertura, «perché permette di osservare cosa succede al di fuori dei nostri confini. È utile per capire le tendenze dei lettori in altri Paesi, come si muovono i mercati, quali sono i gusti e le sensibilità di pubblici differenti»

E poi c’è la grande opportunità di costruire relazioni personali. «Viviamo in un mondo digitale, dove i testi viaggiano velocemente via e-mail, ma nulla sostituisce il valore dello scambio diretto» sottolinea Manzon. «Incontrare di persona chi lavora dietro i libri – autori, editori, agenti – aiuta a comprendere meglio possibilità, progetti, idee, criticità».

Nel caso di Taipei, l’esperienza è stata ancora più significativa, perché si tratta di un mercato poco esplorato per noi italiani. «Di solito nelle fiere internazionali vediamo solo un piccolo pezzo di quell’Oriente, invece qui abbiamo potuto vedere tutta la sua ricchezza e complessità. Abbiamo colto l'opportunità di parlare con calma con gli autori, gli agenti, gli editori, tenendo un focus più concentrato, è stato preziosissimo, forse più che con altri territori dove c'è una maggiore consuetudine».

Ancora, il tema della traduzione editoriale: quel motore primo di trasmissione delle storie che nelle grandi fiere internazionali trova il suo luogo d’elezione. «Essere tradotta in tanti Paesi mi rende orgogliosa» racconta Imai Messina, i cui romanzi nascono italiani in Giappone, e poi vanno per il mondo. «Mi emoziona pensare che la lingua italiana possa trasmettere concetti universali, che spesso attingo dalla mia quotidianità, e quindi dal senso giapponese delle cose. L'italiano non filtra ma arricchisce questi significati, dimostrando che la nostra cultura può davvero metterci in relazione con il mondo intero».

«Questi inviti – continua Imai Messina tornando all’esperienza dell’Italia Ospite d’Onore – sono particolarmente preziosi in Paesi dove non c'è una forte tradizione di presentazioni letterarie come la nostra. Anche perché per un editore, organizzare un tour per un autore estero è spesso un investimento in perdita: anche per questo sono profondamente grata di aver potuto incontrare il mio pubblico – e il mio editore, e le persone che lavorano ai miei libri – alla Taipei International Book Exhibition».

D’altronde, la straordinaria partecipazione di pubblico agli eventi organizzati nel padiglione italiano – 400 metri quadrati, un programma letterario articolato in più di 40 incontri, due mostre – ha colpito anche Manzon. «Gli appuntamenti erano molto vari per temi e autori, eppure ogni volta i posti erano completamente esauriti. Spesso c’era gente in piedi, attentissima, ad ascoltare».

Ma la cosa più sorprendente, continua Manzon, è stata l’età del pubblico: moltissimi giovani, ventenni, che non erano lì per obbligo scolastico, ma per puro interesse. «Ragazzi e ragazze, spesso in piccoli gruppi, venivano ad ascoltare autrici e autori italiani parlare dei propri libri, o anche di Umberto Saba, di Dante Alighieri, di Umberto Eco, di Gianni Rodari. Questa passione e curiosità per la nostra cultura mi ha davvero colpita».

«Durante una cena in cui gli avevo raccontato del mio approccio alla scrittura – di come riesco a dedicarmici completamente e come scelgo le storie da mettere al centro dei miei libri – il mio editore taiwanese, giovane e appassionato, mi ha ringraziato non solo per il tempo trascorso insieme, ma per l'ispirazione» racconta Imai Massina quando le si chiede cosa, in assoluto, porta con sé dell’esperienza di Taipei.

«Mi ha colpito molto che questa fiera non sia stata solo un momento per ricevere, ma anche per dare qualcosa. Sentire che un editore che pubblica con cura dodici libri all'anno, uno al mese, abbia trovato nelle nostre conversazioni una motivazione maggiore per il suo lavoro, mi ha fatto capire come questi incontri non siano solo vetrine per la propria carriera, ma veri scambi umani».

L'autore: Alessandra Rotondo

Dal 2010 mi occupo della creazione di contenuti digitali, dal 2015 lo faccio in AIE dove oggi sono responsabile del contenuto editoriale del Giornale della Libreria, testata web e periodico in carta. Laureata in Relazioni internazionali e specializzata in Comunicazione pubblica alla Luiss Guido Carli di Roma, ho conseguito il master in Editoria di Unimi, AIE e Fondazione Mondadori. Molti dei miei interessi coincidono con i miei ambiti di ricerca e di lavoro: editoria, libri, podcast, narrazioni su più piattaforme e cultura digitale. La mia cosa preferita è il mare.

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